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Il Frosinone si prepara per la sfida dell’Olimpico Grande Torino

Roberto Mercaldo
Aprile 17, 2024
Luca Mazzitelli

Tre gare e altrettanti punti, frutto di pareggi che raccontano di una squadra viva, desiderosa di tagliare il proprio traguardo che si chiama salvezza. Pari esterni con Genoa e Napoli e in mezzo il pari in bianco allo Stirpe contro il Bologna dei miracoli. Gli ultimi risultati conseguiti dal Frosinone, dopo il 2-3 casalingo con la Lazio, sono decisamente incoraggianti, sebbene sul piano della matematica non abbiano dato alla causa un contributo decisivo. Nell’era dei tre punti il pareggio resta comunque un mezzo passo falso, almeno nella sua proiezione aritmetica. E allora il sogno proibito resta quello di un acuto esterno, un urlo da tre punti, che possa in qualche modo riscrivere la storia, fatta di viaggi speranzosi e di aspettative in massima parte deluse. Certamente il solido Torino di Juric, ambizioni d’Europa sullo sfondo della tranquillità, traguardo minimo già tagliato, non è l’avversario ideale per appagare le voglie sin qui represse di vittoria esterna. Ma a ben guardare pochi avversari rispondono all’identikit della vittima designata e allora c’è bisogno di un volo di fantasia che riporti nell’ambito del possibile anche ciò che è improbabile. Non è il caso di scomodare Aristotele con le sue probabili impossibilità contrapposte alle improbabili possibilità, e nemmeno Locke col suo Judgement della conoscenza probabile. Qui siamo nel calcio, che al contrario della filosofia traccia segni tangibili del suo percorso attraverso classifiche e lascia le emozioni intonse dell’incompiutezza nel cuore dei protagonisti, come le foglie ingiallite di un viale d’autunno.
Quel che poteva essere e non è stato non reca tracce in quella tabella fatta anzitutto di punti, e poi di gol fatti e subiti, di scontri diretti, di ogni riflesso numerico del gioco più bello del mondo.
Il Frosinone ha voglia di conquistare questa sua prima salvezza e di ripresentarsi ai nastri di partenza della massima serie con tante nuove idee, tanti progetti e una certezza in più.
Il Lecce e il Cagliari si stanno allontanando e le possibilità che a fine stagione non approdino sulla sponda della salvezza sono ora decisamente ridotte: i salentini hanno già 32 punti in cascina, i sardi 31. Solo in caso di disastri nelle sei gare finali potrebbero tornare ad essere coinvolti nella lotta per la permanenza, che ora sembra riguardare cinque squadre. Verona, Udinese, Empoli, Frosinone e Sassuolo sono impegnate ad evitare quei due posti che scottano, che spediranno le occupanti, in compagnia della già spacciata Salernitana, a giocare nel prossimo anno il campionato cadetto.
Gli scontri diretti assumeranno un’importanza davvero cruciale. Il Frosinone ne giocherà due, uno in casa dell’Empoli e l’altro proprio all’ultima giornata allo Stirpe contro l’Udinese. Prima, però, saranno Verona e Udinese a confrontarsi sul campo degli scaligeri, per un match che dovrà dire una parola importante in questa appassionante volata finale.
La sensazione è che Lecce e Cagliari non abbiano in realtà qualità superiori alle squadre che si sono lasciate dietro, ma con un pizzico di fortuna e tanta determinazione hanno preso quel margine che potrebbe rivelarsi decisivo, in virtù di vittorie ottenute proprio all’ultimo respiro.
Il Sassuolo orfano di Berardi fa grande fatica a tirarsi fuori da una situazione che nemmeno il più pessimista dei tifosi neroverdi avrebbe potuto ipotizzare ad inizio stagione. Laurentié sta cercando di sostituire il capitano come trascinatore della squadra, ma la fragilità della difesa, ribadita anche dal match contro il Milan, resta un problema forse insolubile per il team emiliano.
L’Udinese ha qualità e fantasia, ma la “pareggite acuta” che l’ha afflitta nel corso della stagione non le ha consentito di dimostrarlo in modo tangibile e adesso non ha alcuna garanzia che la cifra tecnica complessiva possa risultare decisiva per le proprie sorti.
L’Empoli ed il Verona sono comunque, con il già citato Sassuolo, i punti di riferimento più plausibili per un sorpasso che valga la A. Ma intanto l’ostacolo si chiama Torino.

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