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Fratelli d’Italia, il filo di Arianna. L’autunno politico alle porte e le sfide di Ruspandini, Ottaviani, Fazzone e De Angelis

Licandro Licantropo
Agosto 28, 2023
Giorgia Meloni con la sorella Arianna

“Mi iscrissi al Msi che avevo 17 anni, ho fatto di tutto: attaccavo i manifesti, contattavo i militanti, organizzavo gli eventi, poi via via ho preso a tenere i contatti alla Regione Lazio con i nostri vari eletti o candidati, più recentemente nel partito, che cresceva. Insomma, politica a tempo pieno”.

Arianna Meloni ha 48 anni e da 31 è una militante del partito: Msi, An, Pdl e poi Fratelli d’Italia. E’ stata nominata responsabile del dipartimento Adesioni e segreteria politica di FdI. In un’intervista al Corriere della Sera Arianna Meloni dimostra una cosa: in FdI la militanza è un valore non perché “basta partecipare” ma perché rappresenta l’unica strada per applicare poi i principi e i valori di una intera comunità politica. Arianna Meloni non ci sta ad essere rappresentata come la sorella di Giorgia o la compagna di Francesco Lollobrigida. Lei del partito conosce tutto e l’incarico al quale è stata chiamata è all’interno del partito. Non si tratta di una postazione di governo oppure nell’ambito di un ente intermedio. Il “familismo” non c’entra nulla: Arianna Meloni da anni svolge un ruolo che da oggi avrà anche ufficialmente. La militanza ha molto a che vedere con il radicamento nel territorio. In Fratelli d’Italia è la regola. Lo sa bene il due volte parlamentare (prima senatore, poi deputato) Massimo Ruspandini: anche lui proviene dal Movimento Sociale e ogni giorni si confronta con i militanti.

L’estate volge ormai al termine e la stagione politica che si apre in autunno culminerà con il probabile election day del 9 giugno 2024: europee, comunali (39 i centri alle urne in Ciociaria), forse le provinciali, ma soltanto se andrà in porto in tempi rapidi il ritorno all’elezione diretta di presidenti e consiglieri. Insomma, non c’è un minuto da perdere. Per Massimo Ruspandini, leader di Fratelli d’Italia, l’obiettivo è lo stesso di sempre: tenere in Ciociaria una percentuale intorno al 30% per quanto riguarda le europee, eleggere più consiglieri comunali possibili alle amministrative. Per quanto riguarda i sindaci, dipenderà tutto da come si articoleranno le alleanze nel centrodestra. Specialmente in città come Cassino e Veroli. Sarà interessante capire cosa faranno gli alleati. La Lega di Nicola Ottaviani in questo ultimo anno si è preoccupata di stare sistematicamente dall’altra parte rispetto a Fratelli d’Italia: dalle provinciali all’elezione per i vertici della Saf. Alle comunali il centrodestra ha dimostrato di saper vincere ovunque in Ciociaria (da Frosinone a Ceccano, da Alatri ad Anagni), ma l’unità è un concetto di tipo diverso. A livello nazionale si è già capito che alle europee ognuno farà il suo gioco. Le polemiche delle ultime settimane tra Matteo Salvini (Lega) e Antonio Tajani (Forza Italia) ormai si registrano su ogni tema: dalle alleanze con Le Pen piuttosto che con Macron alla privatizzazione dei porti. In Ciociaria gli “azzurri” fanno riferimento al senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone, che da sempre si affida al trio di subcommissari formato da Rossella Chiusaroli, Adriano Piacentini e Daniele Natalia. Il test vero per il centrodestra sarà quello delle comunali, specialmente di Cassino e Veroli. Anche se saranno le percentuali dei singoli partiti alle europee a fare la differenza. Nel Partito Democratico i leader locali saranno sotto esame: Francesco De Angelis è ormai presidente del partito nel Lazio e dunque,insieme al segretario Daniele Leodori, è chiamato a battere un colpo forte alle europee. Dove peraltro potrebbe candidarsi. Nicola Zingaretti permettendo naturalmente. Sara Battisti, consigliere regionale, è anche la referente del correntone maggioritario Pensare Democratico, fondato proprio da De Angelis. Riuscirà a tenere tutti i complicati equilibri interni? Infine c’è il segretario Luca Fantini: da quando si è insediato non ha avuto un solo minuto di tregua.

Sono anni difficile per il Pd, che ha perso prima il governo nazionale, poi quello regionale e infine parecchie caselle locali. Si gioca molto anche lui.

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