Dal 1998 al 2007 Frosinone si è caratterizzata per gli anni di Domenico Marzi. L’avvocato, sindaco per due mandati consecutivi (1998-2002, 2002-2007), è stato uno degli amministratori più longevi, che ovviamente ha fatto e farà molto parlare di sé.
Marzi, ex Pci e poi Pds e Ds, è nipote del primo sindaco del capoluogo post-liberazione nazifascista, anche lui si chiamava Domenico, era comunista e aveva fatto parte del Comitato di liberazione nazionale. La sua candidatura nel 1998 giunse un po’ a sorpresa dopo le dimissioni di massa nella consiliatura di Paolo Fanelli. Forse questa volta il centrosinistra può davvero dire la sua. Ma ci sono da battere i big dello schieramento opposto, soprattutto l’amico e collega Italico Perlini. Le elezioni del 24 maggio 1998 danno Marzi al 38,33%, Perlini al 31,55%, seguiti da Adriano Piacentini al 18,52%. Nicola Ottaviani, già allora tra i leader politici locali, ottiene l’8,6% con il movimento di Lamberto Dini.
I giochi non sono ancora fatti e tocca alle forze in campo giocare la loro partita a scacchi. A quel punto, sarà decisivo il cosiddetto “Patto di Valmontone”, chiamato così perché ottenuto in un ristorante della località, tra Marzi e Adriano Piacentini. Il centrodestra dunque arriva al ballottaggio disunito. Nello spareggio del 7 giugno 1998 Domenico Marzi si prende la fascia di primo cittadino con il 54,75% (14.717 voti). Italico Perlini cede con il 45.25% (12.162). La scelta di Piacentini ha pesato. Ma a dare una grossa mano a Marzi furono anche le altre formazioni della sua coalizione. Il primo partito è quello dei Socialisti Democratici Italiani di Gian Franco Schietroma: 3.895 voti (13,10%) e 8 consiglieri comunali. I Democratici di Sinistra arrivano a 3.527 voti (11,86%). Con 8 consiglieri comunali. Poi il Ppi: 1.985 voti (6,68%). L’era Marzi a quel punto può iniziare.