Sfiorato il poker, ma centrato un clamoroso tris. Il tavolo è quello del calcio europeo, le giocatrici sorridenti si chiamano Inter, Roma e Fiorentina.
Solo una si alza col broncio e rimugina su quel che poteva essere e non è stato: una volta di più è la Juve, che oltre confine ha una lunga e datata lista di delusioni.
Tre italiane in altrettante finali ci riportano agli anni 90, quando le nostre squadre di club dominavano e facevano incetta di trofei continentali.
Col tempo però arrivare in fondo è diventato maledettamente complesso, e da 10 anni a questa parte vedere una squadra italiana all’ultimo atto di una rassegna europea è diventata una piacevole eccezione.
Il ritorno delle semifinali di questa settimana recava una sola certezza, perché dal derby meneghino una avrebbe necessariamente guadagnato il biglietto per Istanbul. È stata l’Inter, senza troppi patemi, perché al 2/0 repentino del match di andata ha abbinato una vittoria di misura in quello di ritorno.
Simone Inzaghi si è confermato il tecnico perfetto per le gare senza appello e inoltre i nerazzurri hanno ribadito di essere un complesso più solido, con qualche individualità che sembra aver trovato la giusta condizione nel momento più importante della stagione.
ROMA E FIORENTINA, SERATA DI GLORIA
Chi bada al come potrà storcere il muso, ma di certo per Mourinho non sarà un problema. A lui interessava arrivare in finale e non sacrificare sull’altare del gioco gli sforzi di una lunga stagione europea. Così, viste le assenze di rilievo, ha disposto la sua Roma in tenuta impermeabile. Tutti a proteggere Rui Patricio, senza badare agli orpelli e senza particolari velleità in ripartenza.
I dati sul possesso palla hanno assunto contorni imbarazzanti, ma il risultato non è cambiato.
E col passare dei minuti gli slanci dei tedeschi hanno perso in lucidità ed incisività, favorendo il nutrito dispositivo difensivo giallorosso.
In finale la Lupa troverà il Siviglia, che ha superato la Juventus dopo 120 minuti vibranti. È stata una sagra di occasioni da rete, da ambo le parti, e quando Vlahovic, appena entrato, ha trovato il go a metà ripresa sembrava che la finale potesse prendere la strada di Torino.
Due ex del calcio italiano, Suso e Lamela, anch’essi entrati a gara in corso, hanno però prodotto la rimonta degli spagnoli, bravi a ribadire lo straordinario feeling con questa competizione. Deludenti, molto deludenti, Chiesa, Di Maria e Cuadrado, autori di prestazioni davvero sconcertanti.
Ha trovato la strada della finale di Conference anche la Fiorentina, che nel doppio confronto col Basilea ha confermato la singolare tendenza di far meglio lontano dal Franchi.
Dopo aver perso il match di andata, la viola è sbocciata in Svizzera, sia pure attraverso un iter accidentato. In vantaggio, raggiunta, e poi di nuovo avanti di un gol, sempre per merito di Gonzalez, ha realizzato il definitivo 3/1 allo scadere dei tempi supplementari con Barak.
A Praga, il 7 giugno, la Fiorentina proverà contro il West Ham a lasciare in Italia la Conference League. Impresa non semplice, ma possibile.