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Settore alberghiero in caduta libera a Roma. Dalla guerra il colpo di grazia

Marco Battistini
La vicinanza con l’Ucraina potrebbe provocare l’allontanamento dei turisti statunitensi, che da sempre collocano Roma (dopo Londra) in cima tra le mete preferite in Europa.
Marzo 5, 2022
Hotel Roma

Prima la pandemia ora la crisi ucraina. Il turismo nella Capitale rischia di andare incontro ad un’altra stagione drammatica.

La crisi pandemica ha comportato una netta contrazione della presenza di turisti nel Lazio che, nel solo 2020, sono diminuiti di oltre il 70% rispetto all’anno precedente e, sebbene nel 2021 si sia osservata una leggera ripresa del settore, i dati dimostrano come non si siano raggiunti i livelli precedenti alla pandemia. La Regione Lazio risente infatti del netto calo della presenza dei turisti stranieri che ha colpito l’intero territorio nazionale: come osservato dall’Istat (a settembre 2021) se le presenze dei turisti italiani nel Paese registrano una variazione positiva quelle dei clienti stranieri si riducono del 25,9%, determinando una flessione complessiva dell’11%.

L’assenza di turisti stranieri risulta assai rilevante per il settore alberghiero, in particolare della città di Roma. Come rilevato nei recenti annuari statistici di Roma Capitale, i turisti stranieri prediligono infatti maggiormente il soggiorno in strutture ricettive alberghiere piuttosto che in strutture complementari.
Federalberghi Roma ha reso noto che sono state 320 le strutture del settore che hanno chiuso i battenti negli ultimi 2 anni. Il 55% di queste sono di medio-piccole dimensioni. La crisi del settore alberghiero risulta essere estesa e sta però coinvolgendo numerose strutture ricettive di grande impatto nella Capitale, come l’Hotel Majestic di via Veneto e l’Hotel Cicerone.

Ancora più emblematico il caso dello Sheraton Roma Hotel & Conference Center, che anche in considerazione della drastica riduzione delle prenotazioni, nel settembre 2021 ha deciso di avviare interventi di rinnovazione, restauro e manutenzione, tali da comportare l’impossibilità di accogliere i turisti nella struttura ricettiva. Di conseguenza, lo Sheraton ha deciso di licenziare 164 lavoratori (personale amministrativo, addetti alla ristorazione, al settore delle pulizie, personale di front e back office).

Non bastasse il Covid, adesso crescono i timori per una drastica diminuzione di presenze di turisti russi, americani e cinesi. Ovvero la quota più appetibile per le strutture ricettive di Roma e del Lazio. Prima dell’emergenza pandemica si stimava che dei 5,8 milioni di presenze russe in Italia, circa il 15% riguardasse proprio la Capitale. Senza questa fetta consistente, il pericolo è quella di una perdita del volume d’affari per gli alberghi romani attorno ai 150 milioni, relativamente al 2022. Ma la vicinanza con l’Ucraina potrebbe provocare come altro effetto negativo, l’allontanamento dei turisti statunitensi, che da sempre collocano Roma (dopo Londra) in cima tra le mete preferite in Europa. Non meno grave resta il blocco esistente con i cinesi, per via delle restrizioni anti-Covid.

Dunque lo scenario del 2022 appare ancora più inquietante per l’intero settore turistico-alberghiero e sarà con tutta probabilità necessario correre al più presto ai ripari. Roma Capitale e Regione Lazio ora puntano a definire un tavolo di crisi sul turismo per individuare le misure e le strategie specifiche di sostegno per un comparto che da solo vale il 15% del Pil della Capitale. Le risorse del Pnrr rischiano di non essere sufficienti. La sensazione è che enti e associazioni di categoria dovranno indire una mobilitazione straordinaria per sensibilizzare il governo ad erogare nuovi fondi straordinari, ridando ossigeno ad un settore in piena agonia. 

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