Francesco Rocca ha deciso di non partecipare alla manifestazione ad Alatri perché, ha spiegato, “non voglio confondere i cittadini della Ciociaria con una protesta che non ha ragione di essere”. Il presidente della Regione Lazio ha messo nero su bianco il suo pensiero: “Partiamo dal fatto che il dialogo è già costante e intenso tra gli Uffici della Regione e gli attori locali. La Pediatria è stata riportata a Frosinone dopo il Covid, in realtà, perché ad Alatri era stata spostata solo temporaneamente in quella fase delicata. Tuttavia, i servizi di pediatria ai cittadini sono e continueranno ad essere garantiti sul presidio di Alatri. Siamo invece impegnati a studiare la mobilità verso Roma dei cittadini del frusinate e, attraverso essa, valutare le reali necessità da implementare. Il nostro obiettivo è quello di contrastare i viaggi verso la Capitale per trovare cure adeguate. Per questo intendiamo rafforzare tutti i presidi sanitari della zona. Per quanto emerge finora vogliamo un ospedale di Alatri come punto di riferimento dell’Ortopedia di elezione della provincia. Questo per dare una concreta risposta a tutti quei cittadini che oggi vanno a Roma o in altre regioni per una semplice protesi ortopedica. Nessuno lascerà indietro Alatri, ma faremo in modo che, da settembre e al termine di questi studi approfonditi, sarà lanciato un piano di riqualificazione e riorganizzazione della sanità provinciale di Frosinone e di Alatri in particolare. Come per tutti gli altri ospedali del Lazio”.
A cavalcare le proteste per la situazione dell’ospedale di Alatri è il Partito Democratico, guidato dalla consigliera regionale Sara Battisti, da pochi giorni al vertice di Pensare Democratico, la potentissima corrente fondata da Francesco De Angelis. “In piazza – ha detto la Battisti – con i cittadini che rivendicano un diritto, aspettando i fatti da Rocca”. Sara Battisti ha voluto ricordare che il centrosinistra di Nicola Zingaretti ha ereditato una situazione difficilissima sulla sanità regionale, determinata a suo giudizio dalla precedente giunta di centrodestra. Il dibattito politico è fatto di queste cose, ma esiste il fattore tempo. Per dieci anni (dieci anni) il centrosinistra di Nicola Zingaretti ha guidato la sanità regionale. Francesco Rocca si è insediato da qualche mese, trovando una situazione complicatissima, per la quale il Governo sta valutando il commissariamento della sanità laziale.
Non può essere certo responsabilità dell’Amministrazione Rocca quello che sta accadendo ovunque: carenza di medici, reparti in difficoltà, molti dei quali a rischio chiusura. Dieci anni (di giunta Zingaretti) sono un periodo sufficiente per dare una valutazione compiuta su quello che (non) è successo nella sanità provinciale? Sicuramente sì. La mobilità passiva alla quale fa riferimento Rocca è rappresentata dai cosiddetti “viaggi della speranza”. Vale a dire i viaggi di malati che si recano in strutture fuori dalla Ciociaria per essere curati. Seguiti naturalmente dai familiari. Una situazione che fa perdere risorse alla sanità locale. La situazione degli ospedali della provincia di Frosinone è migliorata in dieci anni? Non ci sembra. I problemi nei Pronto Soccorso sono forse aumentati, il riconoscimento di Dea di secondo livello al Fabrizio Spaziani di Frosinone non c’è stato. Di cosa stiamo parlando? Il Covid ha rappresentato un’emergenza planetaria, affrontata sicuramente bene nel Lazio. Grazie alla gestione dell’ex assessore Alessio D’Amato, ma grazie soprattutto al lavoro quotidiano di direttori generali, sanitari, amministrativi, primari, medici, infermieri, ausiliari, personale amministrativo, strutture private. C’è stata una grande risposta corale.
Non può non far sorridere il fatto che il Pd, dopo essere stato per due legislature in tutte le cabine di regia della sanità, adesso punti l’indice verso la giunta Rocca per quello che sta succedendo. Per fortuna che ci sono i social network. Infatti basta leggere i commenti delle persone comuni per capire quanto i cittadini siano avanti rispetto ai politici. Forse il Pd dovrebbe interrogarsi seriamente sui motivi delle ripetute sconfitte.
