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Roma, il caso del termovalorizzatore arriva al Tar: la sentenza ad agosto

Marco Battistini
Luglio 6, 2023
Il termovalorizzatore

Il termovalorizzatore di Roma, voluto dal sindaco della Capitale Roberto Gualtieri nell’area di Santa Palomba, arriva al Tar del Lazio. Con una previsione di sentenza entro 45 giorni. Si è tenuta l’udienza di merito dei cinque ricorsi sull’inceneritore, due dei quali patrocinati dai legali Claudio Tamburini e Marco Rossi, insieme ai rappresentanti dei ricorrenti: il sindaco Massimiliano Borelli per il Comune di Albano, il Forum Ambientalista, che rappresenta le associazioni del territorio riunite nella Rete Tutela Roma Sud e le Aziende agricole.

I ricorrenti “sono preoccupati per il perdurare dell’emergenza, provocata dalla disorganizzazione dell’Ama e da una deresponsabilizzazione collettiva, che vede conferire nei cassonetti stradali qualsiasi cosa, dai materassi all’eternit, e rischia di aggravarsi con l’inceneritore, che farà credere ai cittadini che la differenziata sia inutile perché ‘tanto bruciano tutto”.

Netto il giudizio sull’impianto. “L’inceneritore vicino o lontano che sia, non risolve il problema rifiuti, che va affrontato adesso e non nel 2026 – affermano i ricorrenti – estendendo le pratiche virtuose della raccolta differenziata porta a porta, se necessario anche con il supporto dell’esercito, dotando la città di impianti di recupero materia coerenti con il Piano rifiuti regionale, e riorganizzando radicalmente l’Ama, con il supporto di aziende innovative e moderne. L’incompatibilità del cronoprogramma con l’emergenza rifiuti e soprattutto con l’evento Giubileo, utilizzato per giustificare i poteri speciali del Commissario, è infatti una delle motivazioni del ricorso dibattute in aula”.

VERSO LA PRONUNCIA

Per i ricorrenti “sono state inoltre evidenziate le violazioni della normativa europea relativa alla valutazione ambientale, in base alla quale il Commissario avrebbe dovuto prendere in considerazione più soluzioni alternative per scegliere la migliore, analisi totalmente assente nel Piano Rifiuti di Roma, che addirittura non localizza il termovalorizzatore per impedire le osservazioni dei cittadini, nonostante fosse già deciso. Il ricorso può salvare la città di Roma da un errore gravissimo, che rischia di giustificare l’inciviltà della mancata raccolta differenziata e rovinare un territorio di pregio per sempre, che ha adottato un modello di gestione dei rifiuti improntato alla vera economia circolare, avviando a riciclo fino all’80% degli scarti.

Desta preoccupazione anche il sistema dei controlli per gli inceneritori esistenti, l’ultimo caso è quello di Livorno dove ancora una volta è la cittadinanza attiva a costringere le istituzioni competenti a effettuare controlli, che puntualmente fanno emergere irregolarità. Nel 2022, ad esempio, l’Agenzia sanitaria regionale francese ha imposto il divieto di consumo di uova provenienti da allevamenti a terra nell’area dell’inceneritore d’Ivry-Parigi a causa dei livelli di diossina riscontrati”.

“Nel 2018 – si legge ancora – l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha stabilito che i limiti di diossina negli alimenti sono insufficienti a tutelare la salute umana e vanno ridotti di 7 volte. A distanza di 5 anni, mentre gli Stati membri cercano un accordo per recepire tale indicazione nei Regolamenti, l’indicazione scientifica resta: i limiti di emissioni inquinanti non tutelano la salute delle persone. La sentenza dovrebbe essere emessa entro 45 giorni”. 

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