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Nicolò Martinenghi, storico oro mondiale nei 100 rana

Roberto Mercaldo
Piccoli fenomeni crescono: Furlani e Raffaeli stupiscono e ora sognano in grande
Giugno 20, 2022
Nicolò Martinenghi

Lo sport italiano è in fermento e in tante discipline olimpiche la crescita è esponenziale. Il week-end appena trascorso ci ha consegnato risultati straordinari, conseguiti da atleti giovani o addirittura giovanissimi. Mentre la maggior parte degli sportivi calciodimensionati palpita per questo o quel trasferimento dei ricchi e celebrati campioni della pedata, c’è qualche nostro meno celebre campione dello sport che scrive la storia di discipline antichissime e universali. La copertina è tutta di Nicolò Martinenghi, il nostro ranista volante, che a 23 anni ha vinto a Budapest l’oro in una specialità che mai ci aveva visto sul gradino più alto del podio nella rassegna iridata. La rana richiama le imprese olimpiche di Domenico Fioravanti, che a Sidney conquistò l’oro tanto sui 100 che sulla doppia distanza e per i meno giovani anche la prima finale olimpica di un italiano, Giorgio Lalle, che con Marcello Guarducci era il paladino di un nuoto azzurro lontanissimo dall’attuale dimensione. Nicolò Martinenghi è un predestinato, perché da giovanissimo ha dominato tutte le competizioni di categoria. Divenuto senior ha un po’ pagato le grandi attese che i suoi exploit imberbi avevano generato: ancora buoni tempi, piazzamenti e qualche piccola o grande delusione. Quando si temeva che la sua favola potesse diventare un inno all’incompiutezza, eccolo ritrovare quell’identità vincente che si temeva smarrita per sempre. In questa specialità c’è un mostro sacro, l’inglese Adam Peaty, dominatore mondiale dei 50 e dei 100 rana da quasi dieci anni. A Budapest Peaty non è sceso in vasca per via di un infortunio occorsogli nel corso del raduno collegiale della nazionale inglese. Nelle prossime competizioni mondiali e in particolare ai Giochi di Parigi il duello si annuncia stellare perché Nicolò, da re del mondo natatorio, non si pone più alcun limite. Usciamo dalle piscine e andiamo in pista, perché c’è un giovane atleta, specialista dei salti, che ha sbalordito il mondo dell’atletica leggera. Si chiama Mattia Furlani, ha 17 anni, e fino a pochi mesi fa poteva essere definito uno specialista del salto in alto, visto che alla sua tenera età aveva già valicato l’asticella posta a 2,17. Ebbene, ai campionati italiani giovanili si è cimentato nel lungo, cancellando dopo 21 anni il record italiano Allievi di Andrew Howe: 7,87 la misura saltata da Furlani, che ha così dimostrato una duttilità inusuale. Non è infrequente infatti che i saltatori del triplo si cimentino anche nel lungo, come faceva il nostro grande Fabrizio Donato, medagliato olimpico nel triplo, ma vincitore di campionati italiani anche nel lungo. Meno usuale doppiare l’alto e il lungo, un salto in elevazione con uno in estensione. Per Mattia però sembra tutto semplice, perché dopo lo sbalorditivo 7,87 del lungo, ha “timbrato” un 2,16 nell’alto che rappresenta il primato mondiale stagionale di categoria. Senza caricarlo di pressioni ingombranti, attendiamo l’esordio di Mattia tra i senior, perché davvero potrebbe diventare una stella di prima grandezza dell’atletica. Chiusura per una disciplina meno conosciuta, la ginnastica ritmica. I riflettori se li è guadagnati la giovanissima Sofia Raffaeli, studentessa modello e appassionata di letteratura. Tra una lettura e l’altra la diciottenne anconetana ha vinto due ori (cerchio e clavette) e un argento (palla) ai campionati europei di ritmica in corso a Tel Aviv. È la prima volta che un’azzurra centra una simile performance. La “formica atomica” ha solo cominciato a stupire e anche per lei l’obiettivo principale è Parigi 2024, col permesso di Jane Austen e Lev Tolstoj.

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