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L’Italia è pronta a stupire ancora

Roberto Mercaldo
I cinque ori di Tokio sono un’eredità scomoda per gli azzurri dell’atletica
Luglio 14, 2022
Il campione Jacobs

L’Italia che salta, corre e lancia ha acquisito una dimensione internazionale di tutto rilievo. Per anni legata alle prodezze dei singoli, leggi Mennea, Fiasconaro, Simeoni, ha scalato le posizioni affidandosi prima ai grandi mezzofondisti, come Ortis, Antibo, Cova, Mei e Panetta, poi finalmente a un movimento in grado di esprimere eccellenze in tutti i settori. Sono arrivate così medaglie olimpiche e mondiali anche dai salti e dai lanci, con il consueto contributo massiccio delle gare della fatica (marcia e maratona). L’Italia ha addirittura sfiorato la conquista della Coppa Europa per nazioni e, con il ciociaro medagliato ai Giochi di Londra Fabrizio Donato come capitano, ha chiarito al mondo di potersi inserire stabilmente tra le grandi potenze dell’atletica leggera. Poi è arrivata Tokio, una manifestazione in cui il fatturato di medaglie è stato sorprendente anche per la nostra nuova dimensione. Gli addetti ai lavori sanno che quelle 5 medaglie d’oro non sono ripetibili, perché proiettano l’Italia al di là del proprio innegabile valore. Una serie di fattori, tutti convergenti e positivi, ha prodotto il “monstrum”, col doppio oro nella velocità (individuale e staffetta), l’accoppiata nella 20 Km di marcia maschile e femminile e i voli di Jimbo Tamberi a completare il bottino da sogno. Da domani, a Eugene, l’Italia che corre, salta e lancia, proverà a ribadire la propria statura, senza raffronti con la chimera dei 5 ori, ma con tanta voglia di riaffermare il diritto d’albergo tra le grandi. Il forfait di Antonella Palmisano, la forma precaria di Tamberi e il piccolo infortunio di Jacobs rendono obiettivamente problematico pensare alle medaglie. I marciatori e Marcell in verità puntano al podio e anche la 4X100, che ha trovato per strada un Chituru Ali capace di migliorarsi costantemente sui 100, può avere ambizioni specifiche. Tradurre ogni potenzialità in un podio non sarà però compito agevole, perché la concorrenza è spietata e agguerrita. Guardando oltre il giardino di casa, la rassegna americana sarà anche e soprattutto una parata di stelle, mai così tante e fulgide nella storia dell’atletica. Anche senza Bolt, probabilmente il campione più celebrato dell’era moderna, saranno davvero tanti i fenomeni che calcheranno la pista americana. I padroni di casa puntano a riprendersi il trono dei 100 e affidano a Kerkey, il più veloce dell’anno con il suo 9”76, il gravoso compito. Sulla distanza doppia, il talento precoce Erriyon Knighton vuole stupire il mondo, lanciando l’attacco al fantascientifico record mondiale di Usain Bolt. Il 19”49 già timbrato in stagione lo autorizza a sognare e lo pone comunque in vetta agli aspiranti vincitori del mezzo giro di pista. Altra gara attesissima è quella degli 800, con Athing Mu che ha esibito talento, eleganza e strapotere in Diamond League e ora vuol raccogliere i frutti del suo lavoro stagionale. Duplantis nell’asta, la venezuelana Rojas nel triplo e il 400 ostacolista Warholm sono le altre stelle di prima grandezza di una rassegna che terrà svegli i tanti appassionati italiani, pronti a regalarsi notti magiche e… con tanto caffè.

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