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L’analisi della Cgia: “Dopo il Covid le materie prime ci costeranno 80 miliardi di euro in più”

Cesidio Vano
“I prezzi dei metalli e dei minerali, ad esempio – si legge nella ricerca -, in questi ultimi tre anni sono rincarati mediamente del 25,7 per cento; quelli energetici, invece, sono raddoppiati”
Novembre 23, 2022

L’importazione delle materie prime, quest’anno, potrebbe arrivare a costare al sistema Paese almeno 80 miliardi di euro. Lo rivela l’ultima analisi realizzata dall’Ufficio Studi della Cgia, associazione di categoria delle piccole e medie imprese, che aziona un campanello d’allarme sull’incremento dei costi rispetto al periodo pre-Covid.

“I prezzi dei metalli e dei minerali, ad esempio – si legge nella ricerca -, in questi ultimi tre anni sono rincarati mediamente del 25,7 per cento; quelli energetici, invece, sono raddoppiati (+101,3 per cento). Va tuttavia segnalato che tra gli energetici l’aumento del prezzo del carbone è stato del 463,3 per cento e del gas naturale addirittura del 671,6 per cento. Più contenuti, invece, i rincari registrati dal ferro (+4,6 per cento), dallo stagno (+16,8 per cento), dallo zinco (+21 per cento), dal nickel (+29,3 per cento), dall’alluminio (+30,7 per cento), dal rame (+32,9 per cento) e dal petrolio (+57,7 per cento)”.

Sempre rispetto al 2019, tra le materie prime prese in esame dalla CGIA su dati della Banca Mondiale, solo il piombo ha subito una diminuzione del prezzo dell’8,4 per cento.

Dopo un 2019 segnato da una sostanziale stabilità dell’indice dei prezzi di questi due gruppi di commodity, a partire da febbraio del 2020 (con l’avvento del Covid-19 e la conseguente riduzione della domanda mondiale) si è assistito ad una flessione dei prezzi (più marcata per l’energia) che culmina nell’aprile del 2020. Da maggio 2020, invece, si registra una escalation tendenziale degli indici dei due gruppi che prende sempre più forma nei mesi successivi a seguito della ripresa economica mondiale. “Questo trend, infine – dice la ricerca -, si è interrotto, significativamente, solo ad aprile 2022 per i metalli e a settembre 2022 per l’energia. Si nota, altresì, che nel 2019, il prezzo dei 2 gruppi di commodity risultava ben al di sotto dei livelli medi del 2010, in quanto dopo la crisi del 2009 si è assistito (come accade solitamente dopo una forte recessione) ad un aumento progressivo dei livelli dei prezzi che ha azzerato del tutto le diminuzioni verificatesi nel periodo della recessione e ha riportato i prezzi su livelli superiori a quelli pre-crisi (2008). Da ultimo si nota anche che, per i metalli, l’indice dei prezzi del mese di ottobre 2022 risulta di poco inferiore rispetto al dato medio del lontano 2010; nonostante il sensibile calo degli ultimi mesi i prezzi dell’energia rimangono invece su livelli molto alti che, come dicevamo più sopra, in ottobre 2022 erano doppi rispetto allo stesso periodo del 2019”.

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