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La guerra costerà 1.279 euro ad ogni famiglia del Lazio. Giù il Pil a causa del conflitto e perdita del potere d’acquisto: la nostra e regione tra le più penalizzate

Cesidio Vano
Ad affermarlo è uno studio condotto dall’associazione di piccole e medie imprese CGIA. Si tratta di stime, ovviamente, parziali e suscettibili di cambiamenti in base all’evolversi della situazione di guerra
Maggio 30, 2022

Gli effetti della guerra in Ucraina produrranno una riduzione del Pil di 24 miliardi di euro che genererà una perdita di potere d’acquisto medio per ogni famiglia italiana di 929 euro. A livello territoriale, le famiglie più colpite saranno quelle residenti nelle regioni del Trentino Alto Adige (-1.685 euro), della Valle d’Aosta (-1.473 euro) e del Lazio (-1.279 euro).

Ad affermarlo è uno studio condotto dall’associazione di piccole e medie imprese CGIA. Si tratta di stime, ovviamente, parziali e suscettibili di cambiamenti in base all’evolversi della situazione di guerra.

Nel Lazio la riduzione del Pil reale perso sarà di circa 3 miliardi e 310 milioni di euro.

“Le stime in capo alle famiglie sono il risultato del deterioramento del quadro economico mondiale dovuto al conflitto russo-ucraino che nel nostro Paese ha provocato un forte rincaro delle bollette di luce e gas – spiegano dalla CGIA -, le difficoltà del commercio internazionale da e verso alcuni paesi, l’impennata dell’inflazione e la difficoltà di reperire molte materie prime. Questa situazione provocherà una perdita di potere d’acquisto soprattutto alle famiglie del Centro e nel Nordest”. Per questo dall’associazione di categoria chiedono al Governo di approvare subito una misura salva-salari: “L’inflazione quest’anno è prevista attorno al 6 per cento e, come sostengono gli esperti, è una tassa e della peggiore specie. Non si versa come gli altri tributi, ma la si ‘paga’ subendo la riduzione del potere d’acquisto che colpisce, in particolar modo, chi ha un reddito fisso. Se quella presente quest’anno è alimentata dall’aumento dei prezzi dei beni energetici che importiamo dall’estero, questo tipo di inflazione è ancor più allarmante perché colpisce le famiglie meno abbienti. Secondo l’Istat, infatti, con un caro vita in crescita del 6 per cento, questo si traduce in un incremento effettivo dell’8,3 per cento per le famiglie più povere e del 4,9 per cento per quelle benestanti”.

Nel Lazio, peserà il forte calo dei consumi interni e l’effetto dell’inflazione sui beni importati (nel biennio 2020-2021 la regione Lazio ha registrato un saldo commerciale negativo di ben 17 miliardi di euro). Altrettanto critica la situazione in Veneto (-1.065 euro), in Toscana (-1.059 euro) e in Basilicata (-1.043 euro).

La stagnazione, come avvertono dalla CGIA mette a rischio anche il PNRR: “Il quadro economico generale si presenta a tinte molto fosche; il pericolo che il Paese stia scivolando lentamente verso la stagflazione è molto elevato. E’ un termine, quest’ultimo, ai più sconosciuto, anche perché si manifesta raramente, ovvero quando ad una bassa crescita del Pil, che nei casi più drammatici diventa addirittura negativa, si affianca un’inflazione molto alta che fa impennare il tasso di disoccupazione, così come è successo nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso. Probabilmente questo fenomeno non lo vivremo nel 2022, anche se il trend sembra essere segnato: le difficoltà legate alla post-pandemia, agli effetti della guerra, alle sanzioni economiche inflitte alla Russia, all’aumento sia dei prezzi delle materie prime, in particolar modo di quelle agroalimentari, e sia dei prodotti energetici, rischiano, nel medio periodo, di spingere anche la nostra economia verso una crescita pari a zero, con una inflazione che si avvierebbe a sfiorare le due cifre. Uno scenario che potrebbe addirittura rendere pressoché inefficaci i 235 miliardi di euro di investimenti previsti nei prossimi anni dal PNRR”.

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