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Eleonora Cottarelli, pensieri e parole

Roberto Mercaldo
Dissertiamo di tennis e di altro con la bravissima conduttrice di Sky Sport
Luglio 15, 2022
Eleonora Cottarelli

Il tennis di Sky ha commentatori, critici, ex giocatori ora opinionisti e tanti altri addetti ai lavori di grande qualità. Ad assemblare gli interventi e a parlare del tennis e della sua magia c’è una ragazza veronese, frizzante giornalista sportiva, le cui doti di bellezza e simpatia sono d’immediata percezione. Quel che emerge dopo l’impatto esteriore è parimenti apprezzabile, perché Eleonora Cottarelli è una professionista esemplare e garbata e soprattutto un’acuta osservatrice del mondo.

Le chiediamo anzitutto se del tennis sia “sacerdotessa laica” o anche virtuosa praticante.

“Devo confessarvi che le discipline sportive di cui parlo sono per me, nel privato, dei mondi paralleli. Sono poco dotata, poco coordinata e poco atletica. Le mie esperienze con la racchetta non sono perciò di stampo agonistico, ma riguardano la mia infanzia. E l’impresa più rilevante che io, in concorso con mia sorella, abbia compiuto, concerne la distruzione del muro bersaglio delle nostre palline, colpite senz’altri scopi che il produrre rumore e il tornare indietro. Mia nonna non sembrava molto contenta, ma credo che in fondo apprezzasse quel disordinato esplodere d’energia”.

Non proprio una tennista provetta, la piccola Eleonora, però con l’elemento acquatico andava un po’ meglio: “Sì, devo dire che, senza alcuna velleità agonistica, il nuoto mi ha mostrato un aspetto meno alieno e più fruibile. La Pellegrini poteva star tranquilla, ma qualche bracciata potevo e posso concedermela con una certa soddisfazione”. Torniamo al tuo tennis e guardiamo un po’ più in là, quando anche Nole e Nadal seguiranno le orme di Federer e lasceranno il palcoscenico agli altri”.

Aumenterà l’interesse generale o per il tennis sarà un brutto giorno?

“Non credo che ci si debba porre l’interrogativo con angoscia o preoccupazione, specie in Italia, perché un gruppo di giocatori così bravi e contestuali non lo abbiamo mai avuto. Il tennis è sopravvissuto agli addii di Connors, Borg, Sampras e sopravviverà anche quando lasceranno Federer, Djokovic e Nadal. I tornei più importanti saranno aperti a più soluzioni, con Zverev, Tsitsipas e Alcaraz che comunque saranno, insieme ad altri 4 o 5 tennisti, dei punti di riferimento precisi per il movimento. Tra le donne è diverso, è tutto molto e perfino troppo fluido, con continui cambi al vertice. Tra gli uomini credo invece che ci siano valori più saldi”.

La fatina Cottarelli puó fare un regalo a Matteo Berrettini e uno a Jannik Sinner. Cosa sceglie?

“La salute, per entrambi. Quello è un presupposto indispensabile per far valere le proprie virtù. Fatina o strega poco importa, ma la mia pozione servirebbe a regalare tanta salute ai nostri ragazzi. Così il 13 settembre avremmo la certezza di vederli insieme in Davis, per la prima volta e sui nostri canali.”

In alcune discipline sportive le donne sono popolari quanto gli uomini: Federica Pellegrini non è meno famosa o apprezzata di Greg Paltrinieri, e anche Paola Egonu e prima di lei Francesca Piccinini non hanno nulla da invidiare allo zar Zaytsev. Nel calcio però, il percorso è appena iniziato e nominare Girelli o Bonansea non equivale a citare Chiesa e Zaniolo.

Quanto ci vorrà per pareggiare i conti?

“Alla base c’è un gap culturale maschio – femmina e poi da noi il calcio è una specie di religione, mentre in altre nazioni l’attenzione è posta su altre discipline. Io vorrei sottolineare gli enormi progressi che il calcio femminile ha compiuto negli ultimi cinque anni. Prima le ragazze che giocavano al calcio dovevano essere inserite in squadre miste, non c’era un movimento femminile vero e proprio. Sono stati fatti in brevissimo tempo dei passi da gigante. In questi giorni ho avuto modo di scambiare opinioni in chat con Linari e le ho espresso il desiderio che le mie figlie possano diventare come lei. Lei si è detta stupita di questa mia aspirazione, ma io ribadisco che chi ha saputo compiere con tanta tenacia un percorso a ostacoli, ostacoli che si chiamano stereotipi o pregiudizi, è da prendere ad esempio e ad icona. Tornando al momento in cui la popolarità delle calciatrici sarà pari a quella dei calciatori, non so se mai verrà, ma nemmeno mi sento di augurarlo. Non so fino a che punto possa essere considerata una reale aspirazione”.

Quando non sei nel vortice del lavoro, quali sono le attività cui ti dedichi con piacere?

“Ho una predilezione per il teatro e in specie mi piacciono i musical. Devo confessarvi che avevo un desiderio più o meno inconscio di essere protagonista sul palco e non già in platea come spettatrice, ma non sapendo ballare e non sapendo cantare, l’ambizione mi pare poggiasse su basi piuttosto friabili”.

Ironica e mai troppo tentata dalla lusinga del prendersi sul serio, che nella vita è tra le lusinghe più ingannevoli. Cosa porta con sè la Cottarelli, costretta a trascorrere un mese e mezzo su un’isola deserta, con la possibilità di caricare su una piccola imbarcazione dei piccoli oggetti?

“Porto con me un blocco e una penna, per prendere appunti estemporanei, e degli acquerelli per disegnare. Poi della crema solare e un pallone. Per un mese e mezzo può andar bene così”.

Cosa consigli a un giovane che con tanta passione si accosta alla professione giornalistica?

“Di imparare le lingue, perché sono indispensabili per comunicare con più persone possibili. E comunicare con più persone è la premessa per svolgere al meglio il nostro mestiere. Poi consiglieri di fare tanti mestieri, di quelli stagionali, per maturare esperienze diverse, che arricchiscano in termini di personalità e di conoscenze. Non si può fare il giornalista senza mai aver fatto altro, il salto università lavoro può essere insidioso e brutale se non si posseggono altri elementi di conoscenza”.

Saggezza precoce quella di Eleonora Cottarelli, giornalista impeccabile, mancata regina del musical, nemica numero uno dei muri della nonna, sorriso senza eguali. La chiacchierata si chiude qui: game, set, match tutti per lei.

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