Il mantra è sempre quello: lo vuole l’Europa. Cosa? Il fotovoltaico per esempio, i pannelli solari da installare sui tetti delle case così da poterci (un giorno, chissà, forse mai) affrancare dalla canna del gas di Putin. Se è per questo il solare lo vorrebbe anche il governo Draghi considerato che l’esecutivo guidato dall’ex governatore della Bce sta cercando disperatamente di demolire, mattone per mattone, l’ingombrante moloch burocratico che fa da intralcio (anche) all’implementazione delle fonte energetiche rinnovabili.
Capita però che a mettersi di traverso all’attività del governo (probabilmente senza volerlo, vogliamo credere) sia un esponente autorevole dell’esecutivo medesimo, il ministro Dario Franceschini. Accade infatti che il responsabile del dicastero della Cultura abbia imposto il vincolo paesaggistico su una vasta area della provincia di Viterbo che rischia di mandare a gambe per aria l’iter per la realizzazione di una serie di progetti di parchi solari (2 gigawatt a regime a partire dal 2023).
L’area interessata al solare è di notevole ampiezza e ricomprende i comuni di Montalto di Castro, Tuscania, Arlena di Castro, Tressennano, Latera, Viterbo, Cellere e Piansano. Sia chiaro, qui si parla di territori di grande bellezza paesaggistica che, per ciò stesso, meritano di una tutela rafforzata e vincoli precisi. Il problema però è un altro, E cioè che ora il rischio maggiore che si corre è che tutti i cantieri aperti per gli impianti e per i quali non sia ancora stata conclusa la Conferenza dei servizi, trovino opposto un no istituzionale grande così. A questo punto c’è da chiedersi senza polemica e senza ironia: meglio tenersi stretti il paesaggio così come natura ce lo ha dato o concretizzare una qualche forma di autosufficienza energetica? Ma soprattutto: a Palazzo Chigi la mano destra sa quello che fa la mano sinistra?