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D’Amato sotto accusa per lo stato degli ospedali pontini. Tiero alza il tiro sulla sanità. Regione bocciata dai numeri

Marco Battistini
Disagi quotidiani che vivono pazienti e utenti, che sono purtroppo sotto gli occhi di tutti; la denuncia di Enrico Tiero
Dicembre 3, 2022
Alessio D'Amato

L’ospedale Goretti versa in condizioni precarie. Si evidenziano sempre di più i limiti strutturali del plesso, i disservizi e i problemi relativi alla carenza di personale medico ed infermieristico. Enrico Tiero ha lanciato un nuovo grido d’allarme sulla situazione allarmante del nosocomio di Latina.
“Ho ricevuto diverse segnalazioni relativamente ad alcuni reparti dell’ospedale Goretti di Latina, dove vi sarebbero gravi problemi legati a carenza di materiale sanitario -ha affermato il numero 2 regionale di Fratelli d’Italia– ci sarebbe una carenza di beni di prima necessità, tra i quali pannoloni, microgocciolatori e traverse. Per non parlare di limiti che mi vengono segnalati nella dotazione tecnologica. Le testimonianze di alcuni sanitari accentuano in me la convinzione che, nonostante vi siano punti di eccellenza nel nosocomio di Latina, il quadro complessivo dell’offerta ospedaliera sia insufficiente.

Assistiamo a disagi quotidiani che vivono pazienti e utenti, che sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. Pensiamo alle situazioni incresciose che si sono verificate nel recente passato. Ad esempio le file di ambulanze che hanno intasato gli accessi all’ospedale e al pronto soccorso. Più in generale nell’ospedale di Latina, accessi impropri, mancanza di posti letto per i ricoveri, carenza di personale medico e paramedico e soprattutto spazi inadeguati la fanno da padrone”.

D’AMATO SOTTO ACCUSA, LISTE D’ATTESA BIBLICHE

C’è il problema dei tempi biblici per l’erogazione delle prestazioni specialistiche, sia gli esami diagnostici che le visite. Ogni giorno si susseguono segnalazioni da parte di persone che non riescono a prenotare visite specialistiche ed esami diagnostici indispensabili per approfondire alcune patologie o effettuare controlli su quelle croniche, si va da un anno fino a 24 mesi, per effettuare una tac, una Pet, una Moc, visite oncologiche, pap test, visite ginecologiche, mammografie, visite dermatologiche, risonanze magnetiche. Una situazione insostenibile ulteriormente aggravata dalla mancanza di una assistenza capillare sul territorio, tale da produrre l’inevitabile intasamento del presidio ospedaliero. Ma ad oggi quello di Tiero è il primo vero attacco al candidato governatore del centrosinistra, cioè l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato.

“La cosa più sorprendente è che davanti ad uno scenario avvilente della sanità pontina e laziale in generale, la sinistra non ha saputo far di meglio che candidare proprio l’assessore Alessio D’Amato alla presidenza della Regione -ha rimarcato Tiero– ossia l’uomo che ha gestito in modo pessimo la sanità in questi anni. Prendo atto che si è deciso di ‘premiare’ il responsabile di questo disastro. Una scelta per molti versi raccapricciante. Chiunque vive in questa provincia ed in questa regione si è reso conto dell’inefficienza della sanità.

Alessio D’Amato dovrebbe venire con noi sul territorio per constatare in prima persona i disagi che i cittadini vivono ogni giorno. Appare fin troppo evidente che occorra cambiare registro. A mio giudizio è necessario passare ad una programmazione più attenta che, partendo dalle criticità che vanno dal sottodimensionamento delle dotazioni organiche, passando per le carenze strutturali arrivando sino alla insufficienza di posti letto e alla costante emergenza dei Pronto Soccorso, possa dare nuova linfa a un settore vitale per gli utenti. Ma per farlo sarà fondamentale cambiare il manico. Mandare a casa chi ha governato questa regione ininterrottamente per 10 anni. Latina e il Lazio meritano di avere una classe dirigente all’altezza”.

UN DECENNIO DELUDENTE

Zingaretti e D’Amato, soprattutto da un paio di anni a questa parte si sono riempiti la bocca dei grandi successi della campagna vaccinale. Non c’è stata occasione pubblica nella quale non hanno sottolineato l’efficienza della macchina operativa regionale. Una vera e propria autocelebrazione con accenti trionfali. D’Amato in particolare si sforza molto ad apparire come il bravo assessore anti pandemia pronto a subentrare a Zingaretti.

La realtà però è diversa dalla narrazione. Zingaretti e D’Amato devono far fronte alla piaga irrisolta delle liste d’attesa. Il Meridiano Sanità Index dello Studio Ambrosetti valuta ogni anno i risultati dei sistemi sanitari in base ad una serie di indicatori tra i quali la durata delle liste d’attesa. E il Lazio si piazza nella coda della classifica.

Inoltre, soprattutto in provincia di Latina manca una rete sanitaria territoriale all’altezza. Latina si colloca al 62esimo posto su 107 province. Vi sono indicazioni positive per la cura degli infarti (sesto posto nazionale) e per la speranza della vita (ventinovesima posizione). Purtroppo si segnalano dati non confortanti per il consumo di farmaci per asma, dove la provincia è ottantatreesima e per diabete (86° posto). I numeri peggiori riguardano l’ambito dell’organizzazione sanitaria. Ed è qui che devono concentrarsi le nostre riflessioni. Nella graduatoria sulla recettività ospedaliera infatti la provincia di Latina è all’85° posto e quanto all’emigrazione ospedaliera si colloca nella parte medio bassa della classifica (58° posto).

Bassa anche la disponibilità dei posti letto (85° posto), scarseggiano i medici di base in rapporto alla popolazione (70esima posizione), senza dimenticare la mancanza dei pediatri e dei geriatri. I servizi territoriali oggi in provincia di Latina funzionano poco e male. I distretti appaiono svuotati mancando di medici ed infermieri.

Quanto alle Case della salute non è ancora chiaro il ruolo di queste strutture nell’offerta sanitaria e non si sa ancora quali risultati abbia prodotto. In sintesi, non si intravede la capacità, in chi governa la Regione Lazio, di creare una rete territoriale di assistenza basata su una sinergia tra Case della salute, ambulatori di medicina generale e ospedali. Una classe dirigente capace dovrebbe inoltre programmare, individuare le priorità e attuarle, come hanno fatto altre Regioni. Nel Lazio questo non è avvenuto. E forse è arrivato il momento di voltare pagina.

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