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Le coop dei familiari di Soumahoro imbarazzano la Regione Lazio e Coletta. Tiero e Rampelli all’attacco

Marco Battistini
Una attività investigativa partita dalla denuncia di 26 dipendenti, che lamentavano il mancato pagamento degli stipendi, e che starebbe ricostruendo il flusso di denaro arrivato nelle casse della Karibu che opera nel Lazio da circa 20 anni.
Novembre 28, 2022
Il deputato Aboubakar Soumahoro

I pm di Latina che da mesi lavorano sulle cooperative gestite da Marie Therese Mukamitsindo, suocera di Aboubakar Soumahoro, e finita nel registro per malversazione, stanno mettendo in fila una serie di elementi raccolti in queste settimane anche dalla Guardia di Finanza. Tasselli grazie ai quali chi indaga potrà analizzare le varie voci di finanziamenti ottenuti negli anni dalla struttura. Una attività investigativa partita dalla denuncia di 26 dipendenti, che lamentavano il mancato pagamento degli stipendi, e che starebbe ricostruendo il flusso di denaro arrivato nelle casse della Karibu che opera nel Lazio da circa 20 anni. La coop in quattro lustri avrebbe ottenuto complessivamente oltre 60 milioni di euro. 

SOLDI DALLA REGIONE LAZIO

Nell’aprile scorso, inoltre, alla luce dell’emergenza profughi dall’Ucraina, Karibu e il consorzio Aid hanno avuto dalla Regione Lazio un finanziamento pari a circa 557 mila euro. Un’analisi approfondita su come siano stati impiegati i soldi anche in relazione ai pagamenti di forniture e gestione degli affitti delle sedi, compresa quella di Sezze dove iniziò l’attività legata all’accoglienza dei richiedenti asili provenienti dall’Africa. L’attività delle Fiamme Gialle viaggia parallelamente con quella dei carabinieri che nelle scorse settimane hanno “acquisito” una serie di documenti trovati all’esterno della società, forse lasciati lì nel corso di un trasloco. Anche in questo segmento di indagine, coordinato dai pm pontini, l’attività riguarda i mancati pagamenti dei dipendenti. Una tranche partita mesi dopo rispetto al filone “madre” ma che sta procedendo spedita anche grazie al lavoro svolto in collaborazione con l’ispettorato del Lavoro. A confermare l’ampiezza dell’attività di indagine è stata la stessa procura di Latina, affermano che verifiche sono in corso su temi “diversi e complessi” e che riguardano “l’impiego dei fondi erogati, i rapporti con l’erario, i rapporti con i dipendenti, i soggetti coinvolti”. Sulla gestione dei fondi è intervenuto anche Sambarè Soumaila, che assieme a Soumahoro ha fondato la Lega Braccianti. “Volevamo sapere come venivano spesi i soldi e a un certo punto siamo stati cacciati”, racconta in una intervista riferendosi alla raccolta attraverso la piattaforma ‘GoFundMe’. 

IL CASO POLITICO

La vicenda giudiziaria che riguarda i familiari del neodeputato sta, come prevedibile, avendo pesanti riflessi anche dal punto di vista politico. Una decina di dirigenti di Sinistra Italiana hanno chiesto, tramite una lettera, di conoscere i motivi che hanno portato alla candidatura di Soumahoro. Destinatario, non citato esplicitamente, è il segretario Nicola Fratoianni. Quest’ultimo, in un’intervista a Repubblica, afferma che nessuno gli aveva “mai parlato di ipotesi di reato” ma le spiegazioni fornite in questi giorni dal deputato ivoriano, non lo hanno convinto fino in fondo. “Credo che ci siano ancora delle zone d’ombra da chiarire ed è quello che noi gli abbiamo chiesto”, afferma il leader di Si “Chi ha scelto di candidarlo non può oggi scaricarlo con lo stesso disinvolto cinismo che lo ha indotto ieri a sfruttarne in termini elettorali la popolarità”, scrivono componenti della direzione nazionale del partito in una altra nota. Sul caso è intervenuto anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Il tema non è Soumahoro – afferma in un tweet -. Il tema sono le migliaia di persone che ogni giorno vengono sfruttate nell’assoluta indifferenza, spesso utilizzando sistemi formalmente “legali”, come alcune cooperative. Una concorrenza tra poveri e derelitti, per comprimere i salari verso il basso”. Dal canto suo il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia cita Salvatore Buzzi, il ras delle coop romane condannato per la maxindagine al Mondo di Mezzo. Quel “teorema continua a regolare le politiche assistenziali dell’immigrazione. Se ne sono accorti tutti, tranne il Pd. Sarà un caso? Quel che emerge dalle indagini sul clan Soumahoro, non distante da una vera e propria associazione a delinquere, desta sconcerto e ripugnanza”.

TIERO ROMPE IL SILENZIO PONTINO

Nonostante l’inchiesta sia partita da Latina, fino a ieri nessun esponente politico locale aveva preso posizione sulla vicenda. A rompere il silenzio ha pensato Enrico Tiero, vice portavoce regionale di Fratelli d’Italia. “Sgombriamo il campo da ogni equivoco: sulla vicenda che vede coinvolto l’onorevole Soumahoro, il colore della pelle non c’entra nulla -ha affermato Tiero– la Procura di Latina sta indagando su una serie di cooperative gestite dalla suocera e dalla moglie dell’ex sindacalista dei braccianti. Sembrerebbe per ‘stipendi non pagati, condizioni di vita ed igienico sanitarie indegne’. Almeno su questo filone si starebbero muovendo gli investigatori di via Ezio. La vicenda colpisce sul piano politico perché, come amava dire Pietro Nenni: “A voler fare i puri, si trova sempre uno più puro che ti epura”. Ciò sta accadendo in queste ore all’on.Soumahoro che, da eroe senza macchia degli sfruttati e degli invisibili, quantomeno non si è accorto delle presunte molteplici irregolarità avvenute sotto i suoi occhi nelle Coop gestite da suoi stretti familiari”. L’esponente pontino di Fratelli d’Italia ha chiamato in causa proprio la passata gestione amministrativa del Comune di Latina. “Inquieta un passaggio dell’articolo a firma Clemente Pistilli apparso su La Repubblica di sabato 26 novembre, dal titolo: ‘Un business che si è consolidato quando la famiglia Soumahoro ha iniziato a mettere radici anche a Latina, la seconda città del Lazio, durante la consiliatura del civico Damiano Coletta, e che si è esteso ad altri centri italiani’ -ha sottolineato Tiero– significativo che a lanciare queste allusioni sia un quotidiano non propriamente di destra come La Repubblica. Noi, da parte nostra, nutriamo massima fiducia nell’operato della Procura di Latina. Ci impegneremo a stare sempre accanto agli sfruttati e agli emarginati, togliendo il giocattolo della macchina da soldi ai furbacchioni che sfruttano la disperazione dei più deboli, magari per costruire carriere personali”. E proprio sui legami fra le coop dei familiari di Soumahoro e le amministrazioni di centrosinistra (compresa la Regione Lazio) che si concentrerà con ogni evidenza il dibattito politico dei prossimi giorni.

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