Quarto titolo in carriera per Camila Giorgi. Lo ha raccolto sotto il cielo del Messico, un anno e mezzo dopo il mille di Montreal.
È un “250”, ma per la marchigiana vale tanto, non solo in termini di ranking.
Il salto di 22 posizioni le consentirà di evitare primi turni particolarmente scomodi e peraltro la pone al secondo posto tra le azzurre, dietro l’irraggiungibile Trevisan, che fin quando avrà i punti del Roland Garros resterà salda nelle trenta.
Giorgi ha invece scavalcato Elisabetta Cocciaretto, che nel torneo messicano si è fermata ai quarti, batttuta da Siniakova. Ora è numero 46, esattamente 20 posizioni dietro al suo best ranking.
La finale contro la rigenerata svedese Peterson non è stata semplice, perché la numero 140 del mondo sembra aver ritrovato gli estri del 2019 e contro la Giorgi lo ha ribadito, con una prova consistente.
È stata lei, al settimo gioco, a prendersi il primo break del confronto, approfittando in verità di un fatale doppio fallo di Camila.
Quando però è andata a servire per il set, nonostante un 30-0 iniziale, non ha sfruttato l’opportunità. Il set si è pertanto deciso al tiebreak, con Camila Giorgi che ha addirittura avuto una palla per chiudere 7-5.
Poco male, perché il tredicesimo gioco è stato condotto con grande autorità dalla tennista azzurra, che ha vinto in scioltezza per 7-3.
A questo punto si pensava a una gara in discesa, ma l’orgoglio scandinavo di Rebecca ha scompaginato i piani di Camila e stravolto il copione. Un set in cui tutto è andato nella direzione di Peterson ha rinviato la decisone al terzo.
Giorgi ha iniziato molto male la partita decisiva, andando subito sotto 2-0, ma dal terzo gioco ha di nuovo alzando i giri del motore, producendo vincenti in quantità industriale. Impossibile per Peterson tenere quel ritmo e così sei giochi di fila hanno regalato a Camila Giorgi il quarto titolo di una carriera che tanti ritengono sia stata meno prodiga di quel che le virtù tennistiche le avrebbero consentito.
ALCARAZ MALCONCIO E SCONFITTO DA NORRIE
Intanto nella finale del 500 di Rio de Janeiro, successo a sorpresa di Norrie su Carlos Alcaraz.
In verità a condizionare in modo pesante la condotta tattica del giovane spagnolo è stato un problema alla coscia, che nel terzo set lo ha costretto ad accorciare gli scambi e a cercare il vincente ai primi due colpi.
Il vero miracolo Norrie lo ha compiuto quando, sotto di un set e in ritardo di tre giochi nel secondo (3-0), ha saputo ribaltare l’esito della seconda partita.
Nel terzo, come detto, a far pendere la bilancia dalla parte del campione britannico è stata anche l’imperfetta condizione fisica di Alcaraz, che ora è in dubbio per il torneo di Acapulco.
Nello scorso fine settimana si assegnavano anche due titoli 250. Daniil Medvedev, dopo il successo di Rotterdam, ha fatto il bis a Doha, battendo in finale il redivivo Andy Murray. Un doppio 6-4 per il russo in un’ora e 47 minuti ha mandato in archivio la sfida generazionale, ma per il britannico non mancano motivi di soddisfazione. Sarà uno stimolo ulteriore a prolongare la carriera iniziata da qualche anno con un’anca nuova.
A Marsiglia si attendeva Sinner, ma il ragazzo di San Candido è stato costretto al forfait e il suo più agguerrito avversario della vigilia, Hurkacz, ha conquistato il titolo battendo in due set il sorprendente padrone di casa Benjamin Bonzi.
Chiusura con le donne e con la sorpresa più grande della settimana tennistica.
La finale del 1000 di Dubai ha infatti premiato, e in modo netto, Krejchikova, capace di battere 6-4 6-2 una irriconoscibile Iga Swiatek. La polacca, che aveva raggiunto l’atto conclusivo dispensando 6-1 6-0 a destra e a manca, si è trovata a dover gestire una giornata difficile, in cui quasi niente le riusciva.
Di contro la ventottenne di Brno ha trovato una giornata magica, in cui è riuscita a disegnare il campo in modo perfetto, con pochissime sbavature.
Da oggi si torna in campo e per gli uomini ci sono i 500 di Acapulco e Dubai e il 250 di Santiago del Cile.