Il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico, a livello nazionale e romano, tengono aperto il dialogo e si preparano al prossimo appuntamento importante: le elezioni amministrative di Roma. Il 2027 è alle porte, due anni non sono niente in politica e dopo il Giubileo inizierà la fase più calda. Il M5S non vuole farsi trovare impreparato e già da tempo c’è chi, al suo interno, perora la causa di un campo largo insieme al Pd.
Paolo Ferrara, consigliere capitolino del M5S, non nasconde certo la sua posizione: “Lo dico da tempo, non è un segreto – commenta a RomaToday -, se stiamo dentro una casa progressista, si parla tra coinquilini. Alla costituente di novembre si è deciso che siamo di sinistra, che siamo progressisti e inoltre indipendenti. Bisogna capire se in questo dialogo ci sono le condizioni, a Roma, di fare come a Genova o in altri comuni del Lazio, sempre tenendo alti i nostri valori. Sempre contestando le cose su cui non siamo d’accordo”. L’occasione per riaccendere il dibattito è stata l’evento pentastellato alla Città dell’Altraeconomia, dove gli esponenti nazionali e non si sono incontrati, insieme a rappresentanti della società civile e di altre formazioni di sinistra, per parlare del futuro di Roma.
CONTO ALLA ROVESCIA
“Bisogna cominciare a lavorare ora” sostiene convintamente Francesco Silvestri, ex capogruppo M5S alla Camera, da quattro mesi sostituito da Roberto Ricciardi. Il deputato d’altronde lo dice da tempo: “Non si può arrivare a ridosso del voto, sarebbe troppo tardi”. Per quanto ci siano delle divisioni interne al movimento, oltre che vedute opposte su temi come l’urbanistica e l’ambiente (leggi sempre e solo termovalorizzatore di Roma), per Silvestri “sta ai dirigenti trovare un’intesa, bisogna lavorarci da adesso, altrimenti sarà inutile agitare lo spettro dell’antifascismo e basta”. Una programmazione da stabilire con la base, con due anni di tempo. Anche perché potrebbe passare in Parlamento l’abolizione del ballottaggio nei Comuni con oltre 15mila abitanti, proposta dal centrodestra, costringendo i partiti a sancire le alleanze ben prima del voto.
I nodi critici restano. Il M5S è contro il termovalorizzatore di Roma (anche se poi in Sardegna la governatrice Todde, che amministra col Pd, lo ha fatto riaccendere nel nuorese) e sta affiancando i comitati cittadini contro la costruzione dello stadio di proprietà dell’As Roma a Pietralata, con tanto di esposto ai carabinieri forestali: “Certo, se noi fossimo al governo di Roma l’inceneritore non si sarebbe fatto – continua Ferrara – ma è ovvio che possiamo fare in modo che su questo, come su altro, si dirotti la strategia verso buone pratiche”. Anche se viene da pensare che ormai il “danno” sia fatto, e che le buone pratiche saranno quelle da mettere a terra dal 2027 in poi, certo non ora.