Se è vero che la partita per le regionali si giocherà soprattutto sul tema della sanità del Lazio, per il candidato del centrosinistra Alessio D’Amato non sarà facile spiegare gli insuccessi della propria gestione. A partire dal cosiddetto piano per il recupero delle liste d’attesa della Regione Lazio. Un piano apparso insufficiente per potenziare l’organico, che necessita di un programma straordinario di stabilizzazioni e assunzioni di almeno 10.000 unità nel prossimo biennio.
Questo, sia per colmare quanto perso con il blocco del turn over, che per far funzionare le strutture previste con il Pnrr, nonché per rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone l’accesso alle cure. L’obiettivo è recuperare gli interventi chirurgici, i ricoveri ospedalieri, le prestazioni specialistiche ambulatoriali e di screening che non è stato possibile erogare durante il periodo della pandemia da Covid-19.
Ma appare evidente che nel piano manchi una tranche rilevante e fondamentale, rappresentata dalle prestazioni diagnostiche, Tac, Risonanza magnetica, Mammografia, per fare solo alcuni esempi, che rappresentano in assoluto l’apice delle criticità legate alle liste di attesa e che costringono i cittadini a rivolgersi al privato per effettuare gli esami con costi esosi. E’ altrettanto evidente, leggendo il piano che manca di fatto un investimento, a fronte della prevista apertura delle strutture sanitarie anche la sera e nei giorni festivi, il necessario investimento sul personale che, come si legge nel piano, sarà “semplicemente riorganizzato”. Infine, ben l’80% delle prestazioni, in termini di aumento dell’offerta, come sottolineato dall’assessore D’Amato, sarà pubblica. Il che significa che l’apporto sostanziale delle strutture private accreditate sarà residuale e il problema potrà essere risolto, forse, in maniera del tutto residuale rispetto al volume di prestazioni da recuperare.
SANITA’, L’OSPEDALE PONTINO RIDIMENSIONATO
In chiave pontina c’è poi il caso del nuovo ospedale, che ha subito un ridimensionamento in termini di posti letto. La delibera Asl del 15 dicembre 2022, n. 1304, ha approvato l’ultima versione dello studio di fattibilità del nuovo ospedale di Latina che avrà complessivamente 524 posti letto, di cui solo 477 di degenza e 47 tra day hospital e day surgery. Il numero dei posti letto per acuti in provincia di Latina attualmente è di 712 pubblici e di 527 presso le case di cura accreditate, pari complessivamente a n.1239 posti letto.
Ai sensi del decreto ministeriale n.70 del 2015 lo standard di posti letto per acuti dovrebbe essere pari a 3 posti letto ogni mille abitanti; pertanto in base alla popolazione della provincia 567.439 (rilievo ISTAT del 21 dicembre 2022) ci dovrebbero essere 1.702 posti letto. Pur sottraendo da detta cifra il 5% per le alte specialità concentrate a Roma rimangono 1.617 posti letto.
La mancanza di posti letto complessivi si traduce nella mancanza di posti letto per le specialità. Anche quando venisse realizzato il nuovo ospedale seguiterebbero a mancare i posti letto proprio nel presidio ospedaliero più importante della provincia su cui grava più della metà della popolazione.
Il progetto del nuovo ospedale, donato dall’Ance Latina all’azienda sanitaria locale e firmato dal dott. Francesco Enrichens prevedeva 704 letti rappresentavano un dimensionamento adeguato per la struttura, ma la Regione Lazio ne ha chiesto la riduzione a 524 in base ad un decreto di Zingaretti n. U00257 del 2017, avente per oggetto: “Attuazione Programma Operativo” di cui al Decreto del Commissario ad Acta n. U00052/2017. I locali del pronto soccorso del nuovo ospedale saranno senza dubbio più ampi di quelli attuali, ma se mancheranno i posti letto di specialità le persone seguiteranno ad attendere ore e giorni aspettando che si liberi un posto nel reparto di destinazione.
BILANCIO NEGATIVO
Il problema di fondo sono gli anni della gestione della sanità nel Lazio del duo Zingaretti-D’Amato. Lo certifica anche il rapporto del Meridiano Sanità Index dello studio Ambrosetti. Nella graduatoria sulla recettività ospedaliera infatti la provincia di Latina è all’85° posto e quanto all’emigrazione ospedaliera si colloca nella parte medio bassa della classifica (58° posto). Bassa anche la disponibilità dei posti letto (85° posto), scarseggiano i medici di base in rapporto alla popolazione (70esima posizione), senza dimenticare la mancanza dei pediatri e dei geriatri. I servizi territoriali, per quanto riguarda la sanità, in provincia di Latina funzionano poco e male. I distretti appaiono svuotati mancando di medici ed infermieri.
Quanto alle Case della salute non è ancora chiaro il ruolo di queste strutture nell’offerta sanitaria e non si sa ancora quali risultati abbia prodotto. In sintesi, non si intravede la capacità, in chi governa la Regione Lazio, di creare una rete territoriale di assistenza basata su una sinergia tra Case della salute, ambulatori di medicina generale e ospedali. Una classe dirigente capace dovrebbe inoltre programmare, individuare le priorità e attuarle, come hanno fatto altre Regioni. I cittadini purtroppo non credono più alle ‘rivoluzioni’, alla politica degli annunci e ai cambiamenti epocali sbandierati. Chiedono fatti e non parole. Il duo Zingaretti-D’Amato ha venduto sogni in questi anni, accompagnati dalla speranza di realizzarli in un futuro prossimo.
Ma a distanza di 10 anni le promesse e gli annunci hanno lasciato spazio alla verità (drammatica) dei fatti.