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Un Napoli mai visto spaventa anche l’Europa

Roberto Mercaldo
L’Inter stringe i denti e batte il Barcellona, salvando la panchina di Inzaghi.
Ottobre 5, 2022
Giacomo Raspadori

Bello, bellissimo, quasi esagerato. Il Napoli di Spalletti, non pago di comandare in Italia, detta legge anche in Europa, al suono dell’Eroica di Beethoven. Il vituperato calcio italiano, escluso per la seconda volta di fila dal gran ballo del mondiale, fa la voce grossa in Champions grazie al club più rappresentativo del momento. La novità, eclatante, è che a tenere alta la bandiera tricolore non è il Milan plurivincitore della Coppa più prestigiosa, non è l’Inter che per ultima ha saputo conquistarla, né la Juventus, che più recentemente ha raggiunto, invano, due finali. Fuori dal triumvirato delle tre storiche regine del calcio italiano nessuno ha mai avuto oltre confine una gloria che non fosse effimera. Una finale di Coppa per la Fiorentina nel lontanissimo 1957 e una finale persino casalinga per la Roma nell’84, in quel 30 maggio consegnato agli incubi dei sostenitori giallorossi, imperituro rimpianto, fiore non colto, promessa non mantenuta. Siamo ai primi vagiti di una competizione che, come sempre, svelerà il suo volto in Primavera, quando l’eliminazione diretta fornirà verdetti inappellabili.

Però l’autorevolezza esposta in Eurovisione dalla Spalletti band fa comunque storia, perché mai una squadra collocata nei nostri confini aveva ottenuto score così eclatanti. Sul campo dell’Ajax, regina di Coppe ai tempi di Johann Crujff, il poeta del gol, e compagine di buona caratura internazionale anche oggi, il Napoli ha gioito 6 volte. Un punteggio tennistico per quella che sembrava una corsa ad handicap, visto che a segnare per primi erano stati i padroni di casa. Raspadori e compagni hanno chiuso il girone di andata con tre successi: 4/1 al Liverpool, 3/0 sul campo dei Rangers e 6/1 ad Amsterdam ad un’Ajax prima baldanzosa, poi mortificata. Un cammino così da qualche anno a questa parte può essere prerogativa del Bayern, del City o del PSG, ma forse nemmeno questi club hanno messo in archivio un girone di andata di queste proporzioni numeriche. Di regola tali vittorie sono figlie di prestazioni eccelse e la regola stavolta non subisce eccezione. Il Napoli gioca un calcio offensivo e spumeggiante, con i terzini che arrembano alla Antonio Cabrini del 78, i centrocampisti che s’inseriscono in zona gol come se fosse la cosa più semplice del mondo e gli attaccanti che, in assenza di Osimhen, fanno quel che il ruolo istituzionale gli impone, fuor di metafora gol. Una macchina perfetta, ma Spalletti, nocchiero navigato, getta secchiate d’acqua sul fuoco degli entusiasmi. “Godiamoci il momento, non potrà essere sempre così”. Saggio, il trainer toscano, ma resta il fatto che questo Napoli dà un’idea di grandezza dietro la quale è impossibile nascondersi.

Verranno le nuvole e fors’anche la pioggia, ma non potranno cancellare il meraviglioso arcobaleno che i ragazzi azzurri stanno disegnando. D’altra matrice, ma non meno importante, la vittoria dell’Inter sul Barcellona. Buon primo tempo dei nerazzurri, coronato dal gol chirurgico, per precisione e tempistica, dì Chalanoglou. Sofferenza e sudore nella ripresa, una ricetta che sovente si è mostrata benefica per il calcio italiano. E al fischio finale del 100’ (eh già, 10 minuti di recupero), sospiro di sollievo per Inzaghi, che rinsalda la sua panchina grazie a una vittima eccellente. Discorso qualificazione aperto, sempreché in Catalogna si continui a lottare con il coltello fra i denti, esercizio che non sembra riuscire spesso a questa Inter 2022/23. Sei punti e tante certezze in più per l’Italia in Europa. Ne avevamo bisogno.

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