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Stellantis, niente inversione di tendenza: storico sciopero unitario il 12 aprile

Tarcisio Di Pontecorvo
Al di là delle rassicurazioni dell’ad Tavares, i sindacati dei metalmeccanici sostengono che il settore rischia un colpo mortale con la perdita di altri 70mila posti di lavoro. La manifestazione proclamata a Torino coinvolge non solo Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, ma anche altre sigle come Ugl e Fismic-Confsal, oltre all’associazione dei quadri e dei capi Fiat
Marzo 22, 2024

A Cassino si profilano mesi di turno unico a rotazione, almeno fino al primo trimestre del 2025. La saturazione dello stabilimento ed il ritorno al doppio turno restano una chimera. Come pure la fine degli ammortizzatori sociali. Insomma, al di là delle belle parole dell’ad Tavares la situazione è davvero caotica e neppure lontanamente vicina ad un’inversione di tendenza. Anzi le dimissioni incentivate stanno continuando e il sito di Piedimonte San Germano – già in parte dismesso con capannoni svuotati – è ormai sotto i 2800 dipendenti, livello mai raggiunto in negativo in cinquant’anni di Fiat. A questo si aggiunga che a Pomigliano d’Arco la piena occupazione è durata due mesi e adesso torna la cassa integrazione, mentre a Mirafiori si ricorrerebbe al ritorno dell’endotermico sulla 500 ed è sicuro, invece, che quanto ad ammortizzatori sociali c’è il prolungamento fino al 20 aprile. Parlando dell’indotto, sta chiudendo lo stabilimento Lear di Grugliasco. Da qui nasce lo sciopero unitario del comparto automotive proclamato per il 12 aprile a Torino. Il fermo di otto ore riguarderà i siti Stellantis e di tutte le aziende dell’indotto e ha il fine di sensibilizzare le istituzioni locali, il governo e il sistema industriale sulla profonda crisi dell’intero settore torinese e di chiedere un impegno concreto per nuove produzioni a Torino e sostegni contro gli effetti occupazionali del processo di transizione. “In poche parole – spiegano Fiom, Fim e Uilm -, si chiede di salvaguardare e rilanciare un comparto che ha fatto la storia del capoluogo piemontese e dell’Italia intera”. La mobilitazione ha anche dei risvolti storici: è la prima iniziativa sindacale unitaria dopo quasi 15 anni, indetta da tutte e sei le sigle (Fim, Fiom, Uilm, Fismic, UglM e Aqcf) legate al comparto automobilistico e alle attività un tempo nell’orbita Fiat.
“Si tratta di chiedere la salvaguardia e il rilancio di quello che tuttora rappresenta il primo settore industriale italiano”. Lo hanno dichiarano Rocco Palombella, segretario generale Uilm, e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore automotive. “Rivendichiamo innanzitutto – aggiungono Palombella e Ficco – nei confronti di Stellantis un nuovo modello per Mirafiori, che si aggiunga alla Fiat 500 elettrica e che sopperisca alle gamme Maserati che stanno uscendo di produzione. Inoltre, occorre prestare estrema attenzione ai processi di integrazione fra le strutture ex FCA ed ex PSA, per evitare che le cosiddette sinergie derivanti dalla fusione espongano al rischio di licenziamento i lavoratori impegnati nelle attività di ricerca e di amministrazione. Infine, occorre una strategia per supportare le imprese dell’indotto, i cui lavoratori sono esposti ai rischi maggiori, come dimostra la vertenza della Lear aperta al Mimit”.
“A fronte degli investimenti pubblici fatti dal governo di 950 milioni sull’alimentazione della domanda, Stellantis non sta garantendo né l’occupazione né la continuità produttiva”: attacca il segretario generale Fiom Cgil, Michele De Palma. “La scelta del governo di mettere a disposizione delle risorse senza un accordo generale con l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, è in continuità rispetto al passato ed è per noi è inaccettabile”. Per questo, De Palma ribadisce la necessità di “fermare tutte le risorse e convocare un tavolo a Palazzo Chigi per un accordo complessivo sull’Italia”. Secondo De Palma, infine, ormai Stellantis ha creato “una rottura” tra Paese e azienda. E quest’ultima ha messo “a repentaglio la sua credibilità” puntando esclusivamente su “un piano di carattere finanziario che tralascia i pilastri sociale ed ecologico in nome di produzioni a basso costo nell’area del Mediterraneo. Le marginalità le fa con una narrazione fuori dalla realtà”. La Fim Cisl chiede “un’azione compiuta nel settore che non agisca solamente sul fronte dell’incentivi per l’acquisto delle auto sostenibili, ma si concentri e assegni risorse dedicate al processo di trasformazione e di cambiamento del settore con politiche industriali specifiche. L’Italia continua ad accumulare ritardi rispetto ad altre nazioni, sul fronte degli investimenti a supporto dell’intera filiera dell’automotive. Se non si interviene direttamente per rafforzare il nostro sistema industriale, il prezzo occupazionale stimato per l’Italia potrebbe aggirarsi intorno intorno alle 70.000 unità”.
Nei giorni scorsi Carlos Tavares, in un’intervista al Sole 24 Ore, ha provato a rassicurare Torino («abbiamo investito 2 miliardi tra 2019 e 2022, e 240 milioni lo scorso anno) smentendo le ipotesi più nere, come quelle della chiusura del sito produttivo. «Mirafiori? Credo che sarà uno dei maggiori Automotive park di Stellantis nel mondo. Tutti i più bei modelli di Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth nascono a Mirafiori, per non dire di Maserati».

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