L’ultimo verdetto, quello più temuto, non è arrivato nemmeno al termine della trentottesima giornata del massimo campionato.
Acclarato da tempo il legittimo primato del Napoli, e stabilite anche le posizioni Champions per via del -10 che di fatto ha sottratto alla Juve il terzo posto, c’era da ratificare l’Europa League di Atalanta e Roma e soprattutto c’era da stabilire la terza retrocedenda tra Verona e Spezia.
Ebbene, il calcio di rigore trasformato nel finale da Paulo Dybala ha chiuso in faccia alla Juventus le porte dell’Europa League (al netto di eventuali interventi successivi dell’Uefa), spalancandole al popolo giallorosso.
Ha altresì condannato lo Spezia ad una fatica supplementare, perché sarà uno spareggio a decidere chi il prossimo anno tornerà a calcare il rutilante e fatato palcoscenico della massima serie.
Se non c’erano dubbi sulle motivazioni della Roma, era decisamente più difficile trovarne per il Milan, già certo del suo quarto posto finale.
I rossoneri, in vantaggio su rigore, hanno subito un momentaneo pareggio dal solito Faraoni, specialista dell’ultima giornata, ma stavolta il gol del terzino non è bastato ad ottenere il pari che valeva la salvezza. Due gol di Leao hanno sancito la necessità di una coda, che da molti anni mancava al nostro massimo campionato.
L’ULTIMA DI QUAGLIARELLA
Nella partita di Napoli, che ha regalato ai padroni di casa il successo numero 28 di questo irripetibile campionato, è stato celebrato un giocatore che nel Napoli giocò molti anni or sono.
Fabio Quagliarella, da Castellammare di Stabia, 40 anni compiuti il 31 gennaio, ha giocato la sua ultima partita di calcio. L’ha giocata indossando i colori della Samp, in una stagione che per i blucerchiati è stata amara. L’ha giocata nei limiti delle possibilità di un campione segnato dagli anni, dalle battaglie e dalle delusioni che hanno attenuato le tante gioie sportive. È stato un grande centravanti Fabio, ma poi di ogni descrizione tecnica parlano i numeri: 182 gol segnati in serie A, quattordicesimi marcatore di ogni epoca.
Per lui solo applausi.
Sarà forse l’ultima partita sulla panchina della Juve per Max Allegri, che ufficialmente resterà per altri due anni alla guida dei bianconeri, ma le cui dichiarazioni post match inducono a ritenere che l’Allegri 2.0, iniziato a Udine, possa concludersi nella stessa città, al termine di una gara che la Juve ha vinto col minimo scarto e con gol di Chiesa, uno di quelli da cui ragionevolmente ripartire.
Anno horribilis per i bianconeri, che dovranno resettare e porre le basi per un ritorno tra le big d’Europa.
Ora la settimanale delle due finali: mercoledì tocca alla Fiorentina, contro il West Ham, e sabato all’Inter contro i mostri del Manchester City. Per cancellare di colpo le 12 sconfitte di un campionato un po’ così. Impresa titanica, ma nel calcio niente è impossibile.