Jannik Sinner ci ha provato. Nemmeno il quinto tentativo si è però rivelato fruttuoso contro il russo d’acciaio Daniil Medvedev. La finale di Rotterdam ha premiato un giocatore atipico nelle movenze, ma straordinariamente efficace nel disegnare il campo senza apparenti variazioni di ritmo.
Medvedev tesse una tela dalla quale si esce solo con vincenti o con una regolarità da extraterrestri.
Nel primo set il principino Jannik ha riversato sul campo di gara la sua saldezza dolomitica. Ha lottato con coraggio leonino e ostinazione elevata a dogma.
Ha ottenuto presto un break, lo ha difeso a fatica nel quinto gioco, ma poi dal 4/1 si è visto raggiunto dal russo sghembo. Di nuovo una montagna da scalare, ma Jannik con le montagne ha un rapporto speciale. E allora, ecco un dodicesimo gioco nel quale l’altoatesino si guadagna un repentino 0/30, viene raggiunto dal russo che ha le prime palle ad aiutarlo nei frangenti spinosi, ma poi con due autentiche prodezze torna a comandare e si prende il primo set. La lunghezza inusuale degli scambi non è amica di Jannik, che viene da due settimane intense e intrise di gare, non tutte agevoli.
SINNER E LA RIMONTA DELL’IMPLACABILE DANIIL
Così in avvio di secondo set, il moscovita si prende il break e palesa un’evidente supremazia fisica.
Il principino attinge al serbatoio dell’orgoglio per rendere meno spietato il verdetto, ma non c’è ombra di dubbio sul fatto che il match debba andare al terzo.
E nella decisiva partita Jannik raccoglie le forze e torna a giocare alla pari, almeno sino a quando non concretizza una palla per il controbreak che riporterebbe il match in sostanziale equilibrio. In quel tentativo inane confluiscono le fatiche di due settimane da gigante, il ghigno di Daniil non ha più argini e la partita ha espresso il suo verdetto. Per la quinta volta di fila ha vinto Medvedev, ma Jannik può trarre insegnamenti e indicazioni perché mai come stavolta si è capito che non sarà sempre così.
La nona finale ATP del ventunenne di San Candido non è andata come le altre: sono 7 le vittorie e 2 le sconfitte, un bilancio comunque ampiamente positivo, che testimonia quanto sia forte anche nella testa questo nostro campione in ascesa.
Dall’altra parte del mondo, a Buenos Aires, un altro ragazzo che con la racchetta in mano fa meraviglie, Carlos Alcaraz, è tornato al successo, battendo in finale Cameroon Norrie.
La lunga pausa non sembra aver intaccato lo spirito, né la potenza del giovane fenomeno iberico, che ha ripreso da dove aveva lasciato, con la naturalezza dei grandi.
ZEPPIERI VINCE IL SECONDO CHALLENGER DELLA CARRIERA
Gloria in terra di Francia per Giulio Zeppieri, che a Cherbourg ha vinto il secondo Challenger della sua giovane carriera battendo il transalpino Droguet, col punteggio di 7/5 7/6.
Il precedente successo era datato 2021 e si riferiva al Challenger di Barletta, vinto in finale su Cobolli.
L’exploit vale al pontino un bel salto in classifica: ora Giulio è il numero 127 del ranking e in settimana proverà a guadagnare altre posizioni attraverso il Challenger di Rovereto.
Non è andata bene invece a Arnaldi e Passaro, che cercavano il visto per il tabellone principale di Doha e hanno perso già al primo turno di qualificazione.
Questa settimana si gioca a Marsiglia, a Rio, a Doha e a Monterrey e inoltre ci saranno tre tornei Challanger.
Di nuovo tutti in campo, con Sinner che ci riproverà a Marsiglia, salvo forfait dell’ultimora.
