Una task force per porre rimedio alla gestione colabrodo dei tributi. Dall’amministrazione di Roma Capitale è stato dato il via ad uno studio tecnico/scientifico sul patrimonio della città, volto all’analisi del sistema di riscossione dei tributi.
Un tesoretto
Quella dei mancati introiti tributari è una voragine che sfiora gli 8 miliardi di euro (solo nel 2017 era pari a 7,5 miliardi); un ‘tesoretto’ di Imu, Ici, multe, Tari, tariffe delle mense, canoni per l’occupazione di suolo pubblico, crediti ancora da riscuotere. Basti pensare che soltanto di Tari il Comune non riesce a incassare 230 milioni. Quasi un terzo del gettito.
La delibera
Nella delibera di giunta capitolina n.54 si sottolinea che l’Amministrazione intende avviare una ricognizione della situazione economico finanziaria di Roma Capitale attraverso un’analisi delle voci di spesa e di entrata, nonché delle loro dinamiche, anche in relazione comparata con altri capoluoghi metropolitani.
Con l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (Ifel) si farà il punto sul processo di accertamento e riscossione dei tributi, oltre a migliorare la qualità dell’azione amministrativa, con particolare attenzione alla capacità di spesa, alla politica delle entrate e alle relazioni tra Comune e Municipi.
Controlli incrociati per scovare i debitori
L’amministrazione capitolina intende procedere a controlli incrociati su tributi, servizi ricevuti o patrimoni denunciati per scovare chi paga meno tasse.
Roma Capitale invierà all’Agenzia delle entrate segnalazioni qualificate, che evidenzieranno comportamenti evasivi e/o elusivi. A quel punto la direzione regionale dell’ente deciderà se aprire o meno un accertamento, chiedendo al Comune ulteriori dati su tributi locali, benefici, esenzioni e agevolazioni. A sua volta la Guardia di Finanza garantirà le operazioni di natura ispettiva, comprese quelle per ricostruire patrimoni immobiliari, scovare fabbricati non ancora registrati oppure residenze fittizie all’estero.