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Regionali Lazio, toto-presidente: Fazzone ‘bacchetta’ FdI e si appella alla Meloni: “Scegliere il candidato, siamo in ritardo”

Marco Battistini
Trancassini e Rampelli lanciano la volata.
Dicembre 11, 2022
Claudio Fazzone

Le lancette passano e il calendario corre, non solo verso il Natale. Mancano infatti due mesi alle regionali del Lazio dove si voterà, come deciso dal Consiglio dei ministri, il 12 e il 13 febbraio.

Il centrodestra prova a superare lo stallo in cui versa da settimane sul candidato alla guida delle Regione Lazio. Ma mancano certezze soprattutto sui tempi.

La giornata di ieri è stata caratterizzata dal monito lanciato da Claudio Fazzone a Fratelli d’Italia. ”Siamo in ritardo, bisogna fare presto un nome. Il centrosinistra già ce l’ha e noi, invece, siamo fermi. Manca un mese alla presentazione delle liste, il candidato va messo anche in condizione di poter fare una campagna elettorale efficace. In soli 30 giorni non si gira un’intera Regione…”.

Il senatore azzurro, coordinatore regionale del Lazio, è preoccupato perché il centrodestra ancora non ha individuato il suo candidato per la corsa alla Pisana. L’indicazione spetta a Fratelli d’Italia, ma ”allo stato ancora niente”, ha detto un po’ sconsolato l’esponente forzista, che ha lanciato un vero e proprio appello a Giorgia Meloni.

”Capisco gli impegni di governo, ci sono cose che hanno la priorità, è comprensibile ma -ha avvertito Fazzone– i tempi sono molto stretti, si vota il 12-13 febbraio, dobbiamo essere più veloci, anche perché quel che si decide l’ultimo giorno, si può decidere anche mesi prima”.  Il leader azzurro pontino ha ricordato il precedente poco felice per la coalizione.

“Spero che il nostro candidato venga indicato il prima possibile -ha aggiunto Fazzone– non può essere che ogni volta nel Lazio sia per il sindaco, ora per la Regione, arriviamo sempre a ridosso delle elezioni. Anche con Stefano Parisi andò a finire così”.

Fonti leghiste sperano che nelle prossime ore Fratelli d’Italia possa comunicare agli alleati il suo nome per il dopo Zingaretti e arrivare a ufficializzare il governatore la prossima settimana. La trattativa, raccontano, si sarebbe sbloccata in questi giorni: Carroccio e Forza Italia attendono segnali concreti dal partito di Giorgia Meloni, cui spetta indicare un nome per aprire il confronto interno alla coalizione: in corso, a quanto si apprende, sarebbe sempre aperta una partita a tre per un profilo politico e non civico: i papabili sarebbero Nicola Procaccini, europarlamentare ed ex primo cittadino di Terracina; Paolo Trancassini, deputato reatino e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, che viene dato per favorito, e Chiara Colosimo, fedelissima di Giorgia, già consigliera regionale nell’epoca Zingaretti.

Allo stato, non c’è nessun vertice in programma in presenza ma, riferiscono, i contatti tra alleati non si sono mai interrotti. 

REGIONALI LAZIO, LA SPACCATURA SU RAMPELLI

Stando ad alcuni rumors il partito di maggioranza sarebe spaccato su Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, maestro della premier e iniziatore di una generazione. Custode dell’ortodossia. Autorevole. Il quale però non è amatissimo da una parte del partito che si è allontanata dall’ala del gabbiano (come si chiamava la storica corrente ai tempi di Msi e An che ha poi impollinato FdI).
Rampelli è al momento anche l’unico big del partito, insieme a Giovanni Donzelli, a non aver ricevuto incarichi di governo.

Meloni nella riunione della settimana scorsa ha detto una cosa in apparenza scontata: “Fabio è il più conosciuto. A Roma e nel Lazio”. Al che qualcuno dei presenti ha commentato con una punta di veleno: “E’ conosciuto anche per le cattiverie”.
Un ruolo che il vicepresidente della Camera non pensa di avere. Anzi, in cuor suo crede forse ci siano diversi ingrati nel partito che ha contribuito a fondare. Un classico, trasversale. Dunque, non se ne esce.

Anche se la premier è consapevole che dovrà chiudere il prima possibile questa partita. E il suo nome al momento è proprio quello di Rampelli.
Il dossier è sul tavolo di Giorgia Meloni e che il nome del futuro candidato presidente della Regione potrebbe uscire prima della festa organizzata da Fdi per il suo decennale, in programma dal 15 al 17 dicembre in piazza del Popolo.

Sarebbero smentite così le voci che parlavano di un annuncio in occasione della kermesse ’10 anni di amore per l’Italia’ che sarà conclusa sabato da Meloni. Fonti parlamentari assicurano, infatti, che via della Scrofa sarebbe intenzionata a ufficializzare il nome alla manifestazione del ‘decennale’ ma sarà comunicato agli alleati prima.

REBUS PENTASTELLATO

Il Movimento 5 Stelle pensa di candidare la giornalista e conduttrice Bianca Berlinguer alla presidenza della Regione Lazio. Lo scrive oggi l’edizione romana di Repubblica, segnalando che in alternativa Giuseppe Conte potrebbe proporre la candidatura a Luisella Costamagna. Le conduttrici di Cartabianca e Agorà sono nei piani dell’ex Avvocato del Popolo, secondo i grillini della Pisana: “Conte ci sta provando, chissà se ci riuscirà. Un conto è parlare di politica, anche conoscendone ogni segreto, un conto è farla”.

Le candidature avrebbero un senso perché strapperebbero voti al Partito Democratico, è il ragionamento. Anche se attualmente i sondaggi dicono che in testa c’è il centrodestra. Berlinguer è stata difesa dal M5s in occasione del richiamo dell’amministratore delegato Rai Carlo Fuertes. Costamagna invece ha già ricevuto un’offerta di candidatura dai grillini in occasione delle elezioni europee 2019. Ma l’ha rifiutata. Il M5s potrebbe ufficializzare il nome il 17 dicembre.

D’AMATO SENZA ‘SI’

La galassia a sinistra del partito democratico perde pezzi. Sinistra Italiana, la formazione che fa capo a Nicola Fratoianni, ha deliberato la propria posizione in merito alle prossime elezioni regionali del 12 febbraio, annunciando di fatto la fine dell’alleanza con i Verdi di Angelo Bonelli. “Non staremo con il Pd e Calenda. Per un’incompatibilità su elementi portanti e un profilo politico a guida Calenda che sostiene Alessio D’Amato“.

A parlare, è stato il segretario regionale di Sinistra Italiana, Massimo Cervellini al termine dell’assemblea regionale del partito. Cervellini ha spiegato: “Siamo per l’ecosostenibilità, sanità e trasporti pubblici. In questo campo non possiamo esserci”. Quindi una punta polemica nei confronti degli ultimi alleati alle politiche: “Ovviamente cercheremo, in queste ore, di verificare se c’è la possibilità di mantenere l’alleanza con i Verdi ma li vediamo ancora ‘attratti’ da questo campo con il Pd”.

Cosa farà quindi Sinistra Italiana?: “Visto che non c’è un tempo infinito, partiremo presto con le interlocuzioni con il Movimento 5 stelle e con le altre forze di Sinistra”. Bocche cucine dall’alleato (o ex alleato) Angelo Bonelli che, laddove scegliesse di appoggiare il M5S, si ritroverebbe in squadra Pecoraro Scanio, ex ministro e fiero sostenitore di Conte e di Virginia Raggi. Data decisiva potrebbe essere il 17 quando l’ex premier potrebbe annunciare il candidato del movimento. In programma infatti l’assemblea regionale del coordinamento 2050, gli ex dell’area LeU, da De Pretis a Cento a Fassina, dove sarebbe prevista anche la presenza del leader M5s Giuseppe Conte.

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