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Quelli che non ce l’hanno fatta, storie di aspiranti campioni che non hanno onorato le attese

Roberto Mercaldo
Da Boccarini, velocista da 10”08, al tennista Quinzi, le stelle che hanno brillato una sola notte
Giugno 7, 2023
Alfio Vandi

Gli sportivi di successo sono considerati, non certo a torto, dei privilegiati. Soldi, fama, riflettori accesi e l’ammirazione sconfinata di un numero variabile di fans sono la dimora dorata di chi eccelle nelle discipline sportive, meglio ancora se discipline particolarmente popolari.
Chi siano i divi dello sport di oggi lo sanno tutti e nell’era dell’informazione digitale basta un click per ricordare titoli, record, imprese e trofei.
Lo sport però sa essere anche spietato per molti. Non parliamo della stragrande maggioranza dei praticanti, di quell’esercito di carneadi che mai escono dalla loro dimensione. Parliamo invece di coloro che la gloria l’hanno assaggiata, accarezzata, sentita sulla pelle come un destino, prima di perderla in un battito di ciglia.
Sono le grandi promesse non realizzate, i predestinati che poi tali non si sono rivelati. La delusione per alcuni è stata bruciante ed ha cancellato ogni velleità agonistica, per altri si è tradotta in risultati molto distanti dalle aspettative iniziali, ma comunque di un certo rilievo se rapportati al praticante medio.
Vediamo in rapida carrellata alcuni esempi di atleti che hanno fatto sognare, ma poi mai concretamente sbocciati.

BOCCARINI, IL VELOCISTA DI UNA SOLA ESTATE

Nell’atletica leggera la meteora per eccellenza si chiama Carlo Boccarini. Nel dopo Mennea arrivarono buoni interpreti della velocità, su tutti Tilli, atleta di livello continentale, eccellente tanto nei 100 che nei 200. Col suo ritiro però ci fu un momento in cui la nostra velocità segnò un po’ il passo, ma d’improvviso, nell’estate del ‘98, sembrava avessimo trovato un degno erede.
Il romano Carlo Boccarini uscì infatti dall’anonimato firmando un 10”08 che era (e rimane) tempo di grande valore internazionale. L’allora 22enne laziale finì su tutti i giornali e le riviste specializzate andarono avidamente a scoprirne abitudini, gusti e vezzi, certe di fornire ai lettori l’inizio di una lunga storia.
Lo sprinter però tornò presto nell’anonimato, perché mai riuscì a migliorare, ma soprattutto mai avvicinò in modo sensibile, quel tempo così importante. Sconfitto agli Assoluti, in ombra nei meeting successivi, lasciò l’atletica giovanissimo, bruciato da quelle promesse che mai riuscì a mantenere.

QUINZI, DA WIMBLEDON JUNIOR AL LIMBO

Nel tennis l’esempio è molto recente e la ferita brucia ancora, perché gli appassionati, che ora finalmente hanno ritrovato con Sinner, Berrettini e Musetti tennisti capaci di frequentare la top 20 ATP (nel caso dei primi due anche la top ten), erano qualche anno fa alla disperata ricerca di punti di riferimento.
Sembrava che tale ricerca fosse giunta a felice compimento nel 2013 quando Gianluigi Quinzi vinse il torneo di Wimbledon giovanile e contribuì al successo dell’Italia nella Davis Under 20, portandosi al primo posto del ranking ITF junior.
Il giovane nativo di Cittadella di colpo avvertì sulle spalle il peso di pressioni per lui insopportabili. A ogni torneo tutti si attendevano l’exploit, che potesse proiettarlo nel gotha del tennis mondiale. Gli anni passarono invano e la posizione di Gianluigi Quinzi nel ranking ATP non fu mai migliore di un anonimo 140^ posto.
Tra i grandi, Gianluigi non riuscì a trovare quei meccanismi e quelle dinamiche di gioco che gli avevano consentito di battere tutti i coetanei in età giovanile. E il primo luglio 2021 Quinzi annunciò a tutti che il suo sogno di diventar campione si era chiuso per sempre.
Oggi collabora con Riccardo Piatti e trasferisce la propria esperienza ai giovani, attento ad evitare quelle pressioni che per lui si rivelarono insopportabili.

ALFIO VANDI, IL CICLISTA ELEGANTE

Nel ciclismo sono tanti gli atleti che da giovani sembravano in grado di poter aspirare a ruoli mai davvero interpretati tra i pro. Scegliamo tra tutti Alfio Vandi, attuale dirigente di questo sport. Da giovane Alfio seppe infiammare gli appassionati per i brillanti risultati e anche per l’eleganza nella pedalata. Il giovanotto di Sant’Arcangelo di Romagna sembrava un predestinato e quando al Giro del 76 vinse la maglia bianca, destinata al miglior corridore giovane della classifica generale, si pensò potesse essere il primo passo verso la gloria. Alfio invece faticò alquanto a confermarsi, e pur continuando la carriera tra i professionisti con qualche successo di un certo rilievo (Giro del Veneto del 76 e Milano-Torino del 79) non riuscì mai a produrre quel cambio di passo che tutti auspicavano, tanto che per lui il noto telecronista Adriano De Zan coniò l’espressione “promessa di un domani che non diventa mai oggi”.

GRABBI, IL BOMBER INESPLOSO

Anche per il calcio gli esempi potrebbero essere davvero infiniti. Scegliamo Corrado Grabbi, centravanti, dotato di grandi mezzi fisici e già nella rosa della Juventus a metà degli anni 90.
Suo il gol del momentaneo 4/1 all’Olimpico contro la Lazio, nella gara che segnalò a tutti il talento cristallino di Alessandro Del Piero. Due gol per Alex e uno per Corrado in quel match, ma poi le due carriere ebbero dei percorsi ben distinti. Ale diventò il 10 più amato della storia bianconera, stabilendo tutti i record di presenze e di gol. Corrado Grabbi finì in B e solo con la maglia della Ternana confortò le buone sensazioni iniziali. Il palcoscenico della massima serie non lo frequentò più e rimase un buon attaccante, ma sempre in contesti diversi da quel massimo campionato in cui aveva esordito in modo così eclatante.

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