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Quando gli animali sono intelligenti come gli uomini. Anzi di più!

Alberto Fraja
La prova provata di tale assunto viene da un libro davvero particolare, “Vite di animali illustri” di Roberto Kaz. Nel suo volume l’autore allinea alcune incredibili e anche divertenti storie di animali vissuti distinguendosi per qualche impresa ritenuta, fino a ieri, sola prerogativa di noialtri bipedi. 
Aprile 28, 2022

C’è chi sostiene che gli animali, anche volendo, non potrebbero mai comportarsi come gli umani. Non è vero. E’ una balla colossale. Quando gli gira, i nostri migliori amici sanno emularci eccome. Monsieur Descartes, in arte Cartesio, sosteneva che i quadrupedi variamente intesi non pensano e non provano emozioni. Sbagliava delle grosse. Da tempo gli etologi hanno dimostrato che in molti casi gli atteggiamenti animali sono legati a stati d’animo precisi e sono reazioni a fatti che avvengono.

E in molti occasioni, essi ci stupiscono con gesti, azioni, condotte assai simili ai nostri. La prova provata di tale assunto viene da un libro davvero particolare, “Vite di animali illustri” (Quodlibet, 332 pagine, 18 euro) di Roberto Kaz. Nel suo volume l’autore allinea alcune incredibili e anche divertenti storie di animali vissuti distinguendosi per qualche impresa ritenuta, fino a ieri, sola prerogativa di noialtri bipedi. 

La copertina del libro di Roberto Raz

Prendiamo Tião, uno scimpanzé nato il 16 gennaio del 1963 nel giardino zoologico di Rio de Janeiro. Venne adottato da Pacífico Soares, il guardiano capo dello zoo con cui il piccolo scimpanzé andava a passeggio mano nella mano sfilando davanti alle altre gabbie. Di giorno lo si trovava negli uffici amministrativi, dove fingeva di rispondere al telefono e di battere a macchina. Un giorno Tião si stufò di questa vita da piccolo borghese, si ricordò che i suoi antenati usavano gli alberi come dimora e su di una pianta decise di salire. Il suo guardiano s’incavolò e sulle prime provò a farlo scendere con le buone. Dato che il primate di atterrare non ci pensava punto, Pacifico passò alle brutte, lo tirò giù con una fune e lo infilò in una gabbia.

Quella cattività mandò il cervello di Tião in cimbali. Cominciò a fare il diavolo a quattro. Di lì in avanti la sua scheda somiglia a quella di un galeotto irrequieto. “Nel gennaio 1978 Tião «fugge per poi ritornare da solo». Nel novembre 1980 «scardina la rete della gabbia». Nel dicembre 1986 «prova a fuggire riuscendo a forzare la rete della porta, che va riparata con urgenza». Nell’ottobre 1995, ormai anziano, «fugge ma viene ripreso». Le schede sono comprensive di anamnesi. Per tenere a freno quell’irrequieto king kong, incazzato nero oltretutto perché, essendo diabetico, gli erano state ridotte le scorte di banane, ai medici del zoo non restò che somministrargli ettolitri di Valium e a curarne con la vitamina C una fastidiosissima tosse.
Restiamo in Brasile per conoscere la storia di Fajardo, il Rocco Siffredi dei tori. Fajardo, uno zebù di razza nellore, la più popolosa nel paese di Pelè, disponeva di un’anca, una muscolatura e un diametro della borsa scrotale (prerequisiti necessari in un toro di qualità) da lasciare a bocca aperta anche il più esperto e smaliziato dei veterinari. Helder, un allevatore, lo aveva acquistato per pochi dollari per ingravidare le mucche della sua fazenda. Compito che Fajardo assolse con ritmi da catena di montaggio fordista. Nove mesi dopo l’acquisto e il primo accoppiamento, nascevano i suoi primi figli: primi dei duecentosettantacinquemila avuti dal toro nel corso della sua frenetica vita sessuale. Non c’è da meravigliarsi se il suo seme sia stato venduto in tutto il Brasile. Non usa così forse anche con gli umani?
E siamo a Kyoto, una poiana di Harris di quattro anni di età.

Nato in un allevamento di volatili a São Gonçalo, nello stato di Rio de Janeiro, Kyoto amava trascorrere le sue giornate assassinando piccioni o trucidando pavoncelle. Per raffreddarne gli istinti assassini, il suo padrone decise di infilarla in una gabbia e di ammaestrarla. La educò così bene che oggi Kyoto si limita, al massimo, a catturare gli uccelli indesiderati e ad aspettare la ricompensa (sotto forma di quaglia o cavie) come una foca ammaestrata. Anche per gli uccelli rapaci vale il criterio del carcere come luogo di rieducazione.
E che dire del sorcio astronauta? Sono le 7,11 di domenica 19 maggio 2013, il satellite Bion-m1 atterra sul prato di una fattoria russa. Ne scende Major Tom, un topo. Dopo un mese passato nello spazio, durante il quale aveva orbitato quattrocentosettan- tasette volte intorno al pianeta azzurro, era finalmente giunto il momento che il ratto si sottoponesse nuovamente alla forza di gravità. Nel microchip che gli era stato impiantato sotto la pelle, aveva accumulato una serie incredibili di dati. Major Tom era stato selezionato perché, rispetto ad altri roditori, dimostrava più curiosità esplorativa. E finiamo con Nora, una gattina lituana che suona il pianoforte con le due zampe anteriori seduta su uno sgabello. Ha avuto quattro milioni e ottocentomila visualizzazioni su YouTube. Più di Bollani e Allevi messi insieme. Visionare per credere.

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