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Politiche da incubo per il Pd laziale e pontino. Addio campo largo in Regione. Nel centrodestra i big sono al sicuro, ma c’è chi invita alla cautela

Marco Battistini
Agosto 18, 2022
Il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti

Politiche da incubo per il Pd: si guarda alla Regione. Zingaretti si “infila” nel seggio blindato e di fatto lascia la Regione. Ma l’assenza di Enrico Gasbarra dalle liste elettorali del Pd, di fatto lo candida come futuro presidente della Regione Lazio. Almeno questo sarebbe il ‘risarcimento’ per l’ex presidente della Provincia di Roma. la pattuglia del Lazio è dunque composta. Nel Pd laziale è intanto iniziata la resa dei conti dopo le candidature in Parlamento. Alla Camera nel plurinominale c’è spazio per il consigliere regionale Marco Vincenzi, l’intramontabile Patrizia Prestipino, lady Franceschini Michela Di Biase che ha vinto contro ogni polemica e Claudio Mancini alla riconferma dopo la vittoria elettorale di Gualtieri. All’uninominale del Senato guida l’ex presidente della Provincia di Viterbo insieme all’ex portavoce di Renzi, Filippo Sensi e la signora delle polemiche Monica Cirinnà, costretta a giocare nel collegio di Ostia, a poca distanza dal feudo familiare di Fiumicino. Nei plurinominali guida l’uscente Cecilia D’Elia e spunta un posticino per il segretario del Psi, Enzo Maraio, in compagnia di Bruno Astorre, segretario del Lazio del Pd. Per quest’ultimo tanti i problemi da gestire in vista delle regionali.In ambito pontino si guarda proprio all’appuntamento di gennaio. Tommaso Malandruccolo e Rita Visini sono votato al sacrificio, non avendo chance nei collegi di Latina e Terracina. Stefano Vanzini in posizione 3 nel collegio pluronominale ha ugualmente il destino segnato. Al Pd pontino non resta che preparare le regionali con poche certezze. La vittoria che solo fino a pochi mesi fa era data probabile, e’ difficilmente ipotizzabile con la fine del campo largo. Enrico Forte aspirava a palazzo Madama, ma dovrà ora tentare l’impresa contro il favorito Salvatore La Penna, per laconquista di un posto alla Pisana. Sempre che fra i due litiganti non la spunti l’assessora Enrica Onorati.

ADDIO CAMPO LARGO

Ad allontanare l’ipotesi di una vasta alleanza fra centrosinistra e M5S nel Lazio ci sono poi ulteriori prese di posizione, molto nette in ambito pentastellato. “Dovremmo chiedere subito le dimissioni di Zingaretti e uscire dalla Giunta regionale in modo che si vada ad elezioni subito anche nel Lazio. Sarebbe alquanto paradossale per la mia forza politica continuare a sostenere la tesi del M5S solo contro tutti alle elezioni del 25 settembre, con Zingaretti candidato contro il Movimento 5 Stelle, ma con l’alleanza PD-M5S in Regione Lazio ancora ben salda”. Aa dirlo è stato il deputato pentastellato Gabriele Lorenzoni, che ha aggiunto: “La norma sull’inceneritore di Roma, inserita dal PD nel decreto Aiuti e non votata dal Movimento 5 Stelle, è stata una delle cause della crisi che ha portato alla caduta del governo nazionale, ma non quello della Regione Lazio, cioè paradossalmente la regione dove verrà costruito l’inceneritore e dove PD e M5S governano insieme. Ora sappiamo ufficialmente che Zingaretti si candida alle politiche nel collegio di Roma, anche contro il M5S, e in quanto capolista sarà sicuramente eletto, quindi si dovrà dimettere da Governatore della Regione. Questo porterà alla caduta della Regione Lazio, ma con calma, nei tempi tecnici stabiliti dalla legge, quindi è probabile che si vada comunque a votare nel 2023″. Quelle di Lorenzoni appaiono come considerazioni logiche, che peraltro anticipano la linea di Conte sul Lazio. Di netta discontinuità rispetto all’alleanza di governo con il Pd. 

CENTRODESTRA, L’ORA DELLA RIFLESSIONE

Seppure i sondaggi confermino l’enorme divario con il centrosinistra, nel centrodestra si lavora ancora per definiree candidature. Dei pontini 3 saranno gli eletti: Claudio Durigon, candidato nell’uninominale di Viterbo-Rieti, Claudio Fazzone, in campo per il Senato nel collegio Latina-Frosinone, Nicola Calandrini, che alla fine dovrebbe avere il collegio di Latina per la Camera. Giorgia Meloni dovrebbe optare per un collegio romano.Proprio da Latina però arriva un monito sulle candidature calate dall’alto e prive di legami con la coalizio edi centrodestra. Riccardo Pedrizzi, ex senatore di An, latinense, ed ex presidente della Commissione Finanze e Tesoro di Palazzo Madama, è intervenuto in relazione “al balletto di nomi sui possibili ministri o dirigenti che dovrebbero rappresentare i partiti che presumibilmente usciranno vincitori, soprattutto in quota Fratelli d’Italia”. Pedrizzi lancia un messaggio ai naviganti, ma soprattutto ammonisce il centrodestra a non commettere errori.”Nel solco della tradizione comunista, il Partito Democratico continua ad attingere alle proprie riserve culturali, professionali, di esperienza in precedenti ruoli istituzionali ed amministrativi per poter gestire con efficienza e con capacità enti pubblici e società controllate, assessorati e posti di sottogoverno -ha affermato Pedrizzi- a differenza di quanto avviene per il Centrodestra ed in particolare per la Destra, che pare si accinga a non voler utilizzare il proprio patrimonio di pensiero, dottrina e cultura. Ecco perché, in vista di una imminente corsa sul carro del vincitore, e della vincitrice Giorgia Meloni, ritengo doveroso lanciare un appello affinché opportunisti dell’ultima ora e vecchi voltagabbana della politica, spesso anche discutibili sul piano morale, non trovino spazio né nelle liste né nel progetto culturale, sociale e programmatico di governo del Paese, a scapito delle ‘riserve’ di un mondo fatto di militanti, intellettuali e professionisti che da sempre accompagnano e sostengono quella visione del mondo e del futuro”, che si richiama al conservatorismo ed alla dottrina sociale della chiesa e della Destra”. L’ex parlamentare di Latina ha invitato la coalizione guidata dalla Meloni a non commettere errori madornali, proprio adesso che la vittoria è a portata di mano. “Sono new entry ed anche personaggi che hanno militato in altri schieramenti ed oggi hanno “annusato” aria di vittoria -ha proseguito Pedrizzi– in pratica sta succedendo quello a cui assistemmo in occasione delle travolgenti vittorie del Centrodestra nel 2001 e nel 2006 e che invece non accade solitamente per la sinistra. Basta vedere alcune nomine: Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, ha nominato Livia Turco, già ministro per la solidarietà sociale e ministro della salute a Presidente dell’importante IPAB San Michele. Il nuovo sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, lui stesso già ministro dell’Economia e delle Finanze, ha nominato l’ex ministro per la funzione pubblica Angelo Piazza come amministratore di una grande municipalizzata. Il sindaco di Napoli anche lui già ministro dell’Università, Gaetano Manfredi, ha nominato assessore al bilancio Pier Paolo Baretta… E potremmo continuare all’infinito”. Pedrizzi ha quindi invitato la classe dirigente del centrodestra a creare un Comitato Scientifico,” al quale attingere per consigli, consulenze, contributi legislativi, che sicuramente potrebbero essere utili non solo alla Destra conservatrice della Meloni, ma anche al Paese, che ha sempre più necessità di intelligenze, cultura, preparazione dopo la disastrosa esperienza ” dell’uno vale uno” del Movimento 5 Stelle. Una sorta di Senato del Regno formato dalle eccellenze che abbiamo a disposizione per giunta…. gratuitamente”, ha concluso l’ex senatore, sulle cui affermazioni sarebbe auspicabile che si apra un dibattito all’interno della coalizione. 

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