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L’Italia vince ma non convince: per Mancini la strada è in salita

Roberto Mercaldo
Retegui sblocca il match contro i modesti maltesi, poi Pessina mette in ghiaccio i tre punti
Marzo 27, 2023
Roberto Mancini

I tre punti e poco altro. Le resurrezioni non appartengono al calcio e per questo nessuno ipotizzava un’Italia champagne, tre giorni dopo la scialba recita napoletana.
Era però lecito attendersi qualcosa di più, se non altro per proseguire idealmente nel solco dell’orgoglio e della buona volontà esibiti nel secondo tempo contro gli inglesi.
Invece l’Italia scesa in campo al Ta’Qali per misurarsi contro i volenterosi padroni di casa di Malta ha fatto solo il minimo sindacale: due gol nella parte iniziale del confronto, dopo la grande paura per un quasi gol di Satariano, e poi una ricerca leziosa e poco produttiva di ulteriori soddisfazioni in zona gol.
A fine gara il tecnico azzurro ha palesato le proprie perplessità per le tante imprecisioni e per la relativa combattività dei suoi. Limitarsi al compitino non è la strada per risalire, nel contesto di un girone sicuramente accessibile, ma con realtà tecniche senz’altro superiori a quella, molto modesta, di Malta.

UNA RIVOLUZIONE IMPRODUTTIVA

Mancio per la seconda gara eliminatoria ha ridisegnato la squadra in modo profondo; addirittura otto i cambi rispetto alla squadra che aveva perso all’esordio di queste qualificazioni europee.
Di fatto le sole conferme hanno riguardato Donnarumma tra i pali, Di Lorenzo sulla corsia di destra e Retegui al centro dell’attacco.
Le altre otto maglie assegnate a giocatori che al momento rappresentano le alternative più credibili ai titolari, almeno secondo le gerarchie del tecnico azzurro.
La scarsa abitudine a giocare insieme si è però rivelata una rivale imbattibile ed ha prodotto un calcio masticato e confusionario. Iniziative individuali, sovente velleitarie, poche verticalizzazioni proficue e anche poco coraggio nel cercare la conclusione da fuori area.
Così persino una nazione con ranking ampiamente oltre il 150^ posto ha avuto buon gioco nel far barriera, correndo in verità pochi rischi.
La buona volontà di Gnonto è durata i venti minuti della sua presenza in campo. La vena realizzativa di Retegui, per alcuni il nuovo profeta del gol, per altri l’oriundo indesiderato, ha impresso la svolta. Al di là della posizione sull’opportunità di utilizzare un ragazzo che ignora la lingua italiana e il nostro inno nazionale, i fatti dicono che il centravanti ha fatto il suo dovere in entrambe le circostanze. Almeno lui.
Per il resto, tanta approssimazione ed errori tecnici inammissibili per chi indossa una casacca gloriosa come quella azzurra.

La sensazione è che la strada da imboccare passi per la convocazione di ragazzi ignorati dal nostro citì in questo primo appuntamento europeo. Bisogna avere il coraggio di rifondare, col sacrificio di qualche pretoriano, appagato o comunque in fase calante, ed il lancio di giocatori che invece hanno fame di gloria e di azzurro.
Impossibile pensare che un calcio capace di portare sei squadre nei quarti di finale delle Coppe possa essere rappresentato da una Nazionale così dimessa.
Vero che nelle squadre più importanti in attacco giocano quasi tutti stranieri, ma la problematica è analoga per tutti i campionati top, perciò trasformarla in un alibi non si deve e non si può.
Il prossimo appuntamento sarà a settembre, sul campo di quella Macedonia che ci procurò la bruciante ferita della seconda esclusione mondiale di fila.
La rivincita è d’obbligo.

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