Brucia ancora. A distanza di qualche giorno il mancato successo degli azzurri in Coppa Davis alimenta recriminazioni e qualche inevitabile polemica sui social. Superare il Canada in semifinale avrebbe consentito al 90% di conquistare la seconda “insalatiera” della storia del tennis azzurro. Il grande match di Sonego contro Shapovalov aveva posto le basi per l’impresa. La sconfitta di Musetti era prevedibile, perché sul veloce Lorenzo il magnifico paga ancora dazio nei confronti dei big server. Prima Fritz nei quarti e poi Aliassime in semi hanno confermato la sensazione. Almeno adesso per “Muso” è proibitivo il confronto con i primi 10 su superfici veloci. Discorsi diversi dovremmo fare se parlassimo di terra battuta, ma la Davis moderna si tiene lontana dal mattone tritato e allora non resta che prenderne atto. L’1/1 offriva comunque una chance enorme all’Italia, perché il doppio canadese Pospisil-Aliassime non era certo un team capace di far tremare i polsi. La scarsa abitudine di Auger a gestire le dinamiche del doppio offriva ai nostri un ghiotto match ball, ma purtroppo l’Italia non ha potuto schierare Bolelli in coppia con Fognini per via di un infortunio patito da Simone proprio a poche ore dal match con i canadesi. Non avendo convocato un doppista di riserva, leggi Vavassori, il capitano non giocatore Volandri aveva tre soluzioni: schierare Musetti, visto che il suo match non era durato così tanto, rischiare l’utilizzo di Sonego dopo la maratona con Shapovalov o mettere in campo un Berrettini a mezzo servizio e praticamente privo di allenamento. Tutte le soluzioni presentavano elevato coefficiente di rischio, ma, risultati alla mano, l’adattabilità di Sonego e Musetti al doppio era più testata e inoltre le loro condizioni fisiche, al netto della stanchezza per i match giocati in giornata, erano eccellenti. Volandri ha scelto di schierare Berrettini, che durante il match, pur esibendo un notevole impegno, ha palesato un ovvio ritardo di condizione oltreché un certo impaccio nei colpi di volo. Dopo un buon primo set, anche Fabio Fognini è un po’ sceso di rendimento e la frittata in salsa canadese ci è stata servita. Avremmo vinto convocando e schierando Vavassori o più semplicemente scegliendo uno tra Sonego e Musetti? Probatio diabolica, ma di getto verrebbe di rispondere sì. Sonego e Musetti hanno mostrato eccellenti attitudini al doppio giocando insieme alla Olimpiadi di Tokio e perdendo solo al terzo dai croati Mektic e Pavic, mostri sacri della specialità. Perché mai allora, rischiare un Matteo Berrettini palesemente distante dalla condizione ottimale? Sia nel primo che nel secondo set la coppia italiana era andata avanti di un break, ma in entrambi i casi i canadesi hanno saputo recuperare e vincere, nel primo set al tiebreak e nel secondo per 7/5. In finale con l’Australia tutto semplice per Shapovalov e Aliassime, che l’hanno chiusa già con i due singolari. Resta grande amarezza per una Coppa che avremmo potuto rivincere, 46 anni dopo, e che comunque ci vedrà tra i grandi protagonisti già a partite dalla prossima edizione. Con un Sinner in più naturalmente.