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Le polemiche sotto l’ombrellone non cambiano nulla. FdI largamente primo partito e Meloni avanti di 20 punti sul centrosinistra. Provincia: solo il ritorno all’elezione diretta farebbe risorgere le alleanze politiche

Licandro Licantropo
Agosto 31, 2023
Da sinistra: Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani

Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. Vale anche per la politica e più precisamente per i sondaggi. Alla vigilia di un autunno per nulla semplice (manovra, tensioni legate alla situazione del reddito di cittadinanza, inizio della campagna elettorale per le europee), sono riprese le rilevazioni che misurano il consenso. In particolare c’è lo studio elaborato da Lab21.01 per Affaritaliani.

Il centrodestra è al 47,2% il centrosinistra al 26,4%. Più di venti punti percentuali di differenza, a dimostrare come l’estate bollente delle polemiche su tutto non ha spostato di una virgola la situazione. Un elemento da valutare seriamente considerando appunto che ormai sono tutti concentrati sulle elezioni europee, nelle quali c’è il proporzionale. Fratelli d’Italia perde lo 0,2% ma è comunque al 29,2%. Ad un passo cioè dalla soglia del 30%. A dimostrazione di come l’azione politica del partito guidato da Giorgia Meloni sia ormai radicata. La Lega guadagna lo 0,1% e arriva al 10,3%, mentre Forza Italia è al 7,1% (-0,2). Noi Moderati di Maurizio Lupi si attesta allo 0,6% (-0,1%). Il centrodestra non soltanto rimane ampiamente maggioritario ma dimostra di essere vicino addirittura al 50%.

Il centrosinistra è adesso al 26,4%, facendo segnare un -0,2%: Pd al 20,1% (-0,1%), Verdi-Sinistra Italiana al 3,6% (+0,2%), +Europa 2,7% (+0,1%).
A seguire ci sono le altre forze che si sono presentate alle elezioni di quasi un anno fa. Il Movimento Cinque Stelle è al 15,9% (+0,1%), Azione al 3,8% e Italia Viva al 2,6%. Se ipoteticamente si sommassero le percentuali di tutti partiti di opposizione, si arriverebbe al 48,7%. Si tratta però di uno scenario impossibile da attuare. Intanto perché in politica non valgono le sommatorie aritmetiche, in secondo luogo perché le posizioni restano non soltanto distanti ma inconciliabili. Pensiamo ad Azione e Italia Viva. Ma soprattutto a Pd e Movimento Cinque Stelle, nonostante gli sforzi di Elly Schlein. Però proprio gli sforzi in direzione pentastellata stanno frenando il Partito Democratico. Con diversi (e autorevoli) big che stanno valutando con attenzione la possibilità di candidarsi alle europee. Dunque di allontanarsi da un contesto italiano che vede il baricentro del partito sempre più spostato a sinistra.

Anche alla Regione Lazio la solidità del centrodestra è fuori discussione. Le dimissioni da responsabile della comunicazione di Marcello De Angelis hanno lasciato “spuntate” le opposizioni di centrosinistra, che già preparavano i fuochi artificiali in previsione della seduta consiliare che era stata fissata per domani proprio sul punto. Fra l’altro anche a livello consiliare la situazione è cambiata, con il passaggio di due consiglieri dal Movimento Cinque Stelle a Forza Italia. Parliamo di Roberta Della Casa e Marco Colarossi. A quasi sette mesi da una sconfitta elettorale fragorosa, sia il Pd che i Cinque Stelle faticano ad organizzare un’opposizione degna di questo nome alla Regione Lazio.

Anche in provincia di Frosinone la situazione dei partiti rimane la stessa e in previsione delle europee e delle comunali è difficile pensare che possano esserci degli stravolgimenti tali da modificare gli assetti. Un discorso a parte merita la proposta di legge per ripristinare l’elezione diretta del presidente e dei consiglieri provinciali. Se dovesse andare in porto in tempi rapidi, allora il 9 giugno si voterebbe anche per questo. Sarebbe la prova del nove per tutti, visto che in Ciociaria, quando a votare sono stati i cittadini, c’è sempre stata una netta distinzione tra la coalizione di centrodestra e quella di centrosinistra. Con le vittorie di Loreto Gentile, Francesco Scalia (due volte) e Antonello Iannarilli. Sarebbe interessante vedere come si presenterebbe il centrodestra. Se unito o se con la Lega che ancora una volta sceglierebbe una posizione autonoma. Ma un conto sono consultazioni di secondo livello ed enti intermedi, un conto un’elezione diretta che vedrebbe sicuramente in campo anche la Regione Lazio.