Si celebrano i 60 anni dalla scomparsa di Enrico Mattei, il fondatore e presidente di Eni, tra le figure più significative della rinascita economica del nostro Paese. Mattei verrà ricordato a Latina in un evento organizzato dalla Cisl, che si terrà mercoledì 26 ottobre, ore 16, presso «Il Ritrovo» (Strada Gialla, 58, Borgo Carso).
All’evento partecipano il Prefetto Maurizio Falco, il segretario generale della Cisl di Latina Roberto Cecere, il Prof. Gianfranco Caruso, Roberta Malossi storica della centrale nucleare di Sabotino, il segretario generale Usr Lazio Enrico Coppotelli, il segretario nazionale Cisl Giorgio Graziani, le scuole superiori di Latina, G.B. Grassi, Artistico, Vento-Salvemini, il giornalista di Rai Due Emilio Orlando. Conduce Egidio Fia Direttore di Lazio TV.
CISL IN PRIMA FILA
“La visione e il coraggio di Enrico Mattei –dichiara il Segretario Generale della Cisl Latina, Roberto Cecere– è oggi quanto mai attuale, in un momento così difficile per l’Italia e i paesi dell’Europa che si trovano a fronteggiare una crisi energetica che sta impattando in maniera significativa sulla vita di noi tutti. Mattei rappresentò efficacemente – prosegue Cecere -, anche agli occhi del mondo, quello che in Italia oggi manca, l’entusiasmo e il senso del futuro, riuscendo a garantire l’indipendenza energetica ad un paese senza energia. Ricordare il fondatore dell’Eni a Latina – ha spiegato Cecere – ha un significato ancora più particolare; a Latina l’Eni di Mattei realizzò, tra il 1958 e il 1962, in soli quattro anni, la prima centrale dell’Europa continentale, facendo dell’Italia un hub energetico europeo”.
LA CENTRALE NUCLEARE
Tra il 1958 e il 1962, in soli quattro anni, l’Italia realizzò l’impianto nucleotermoelettrico di Latina, prima centrale nucleare dell’Europa continentale. Un documento dell’Istituto Luce ne ha svelato il funzionamento, filmando tutte le fasi costruttive, dalla posa della prima pietra nel novembre del 1958, rievocata dalle parole di Enrico Mattei, all’”Extra Omnes“, il “fuori tutti” intimato per invitare tutto il personale a lasciare la zona nucleare a criticità raggiunta, nella tarda estate del 1962. Un anno fa le vestigia di questa cattedrale dell’ingegneria sono state definitivamente divelte, con l’avanzare inesorabile del processo di decommissioning.
Restano intatte, anzi per alcuni aspetti, come gli obiettivi di decarbonizzazione, risultano rafforzate, le necessità di politica energetica che portarono ad intraprendere il programma nucleare italiano, così come la conoscenza e le competenze professionali che, seppur sopite, potrebbero di nuovo in futuro, qualora vi fosse la stessa determinazione e volontà politica, ripetere una simile impresa.