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Internazionali di Francia: Rune batte Cerundolo alla faccia del fair play, Zverev torna su livelli eccelsi

Roberto Mercaldo
Etcheverry si propone quale grande sorpresa, Ruud doma i 200 centimetri del cileno Jarry
Giugno 6, 2023
Holger Rune

Sono terminati ieri gli ottavi di finale del Roland Garros 2023, con i favoriti che hanno rispettato il pronostico, sia pure in alcuni casi attraverso percorsi alquanto tortuosi.
Chi ha rischiato seriamente di lasciare il prestigioso circolo parigino in anticipo rispetto ad ambizioni e possibilità è il bimbo terribile del circuito, il danese Rune. Opposto alla mina vagante Cerundolo, il baby nordeuropeo si è aggiudicato il primo set allo sprint, per poi subire il ritorno dell’argentino nella partita successiva.

Durante il terzo parziale è accaduto un episodio che non regalerà simpatie (di per sé già non esagerate) a Rune, il quale ha beneficiato di una colossale svista di Kader Nouni, rimettendo in gioco una palla dopo un doppio rimbalzo. Poiché Cerundolo ha fermato il gioco, prima di eseguire uno smash vincente, l’arbitro ha assegnato il punto al danese, che si è ben guardato dal confessare il peccatuccio originale ed ha poi operato il break grazie a questa madornale svista.
Nel quarto set però a Rune, d’improvviso, son venute meno le forze, e per Cerundolo è stato semplicissimo chiudere sul 6/1 contro un avversario costretto a giocarsi l’uno due come unica carta possibile.
Nel quinto però, giacché Rune sarà pure privo di fair play, ma esubera quanto a virtù tennistiche e a voglia di vincere, il giovane Holger ha ripreso a muoversi in modo pressoché normale e il match in equilibrio indovinate chi l’ha vinto?
Cerundolo si è visto sfuggire l’ennesima grande occasione per un deciso salto di qualità, ma Holger ha perso un’opportunità per ridisegnare quel suo personaggio un po’ naif e poco ortodosso quanto a correttezza. Troverà Ruud, che per suo conto ha domato la furia devastatrice dei 2 metri di Jarry.
Il cileno è riuscito in ciò che gli sarebbe meno congeniale, strappare il servizio al norvegese grazie a punti vinti in manovra, ma ha fallito in ciò che dovrebbe essere il suo terreno di caccia, i game al servizio.
Controbrekkato più volte, si è arreso al suo destino ed ha lasciato a Casper il piacere del derby scandinavo.

ZVEREV VICINO AL SUO LIVELLO MIGLIORE

Sta tornando prepotentemente ai vertici del circuito Alexander Zverev, tedesco con nemmeno cosi vaghe origini russe.
Cancelliere o zar poco importa, quel che rileva è il suo ritrovato livello, al netto di qualche seconda tremebonda e di un dritto che ogni tanto si rifugia nei dettami di un’anarchia demolitrice di ogni certezza.
Contro Tiafoe le prove generali, contro Dimitrov la recita da applausi. L’altro rapito dall’estasi di un’estetica fine a se stessa, lui, Alexander Alexandrovic, per tutti Sacha, divorato dalla voglia di spaccare quelle palline un po’ cosi che il mondiale su terra ha sorprendentemente proposto ai suoi eroi.
Tre set e fine della storia, match che c’è stato solo per le statistiche. Ha vinto quello presente, il bulgaro ha ascoltato Bach o forse bevuto assenzio nelle sue fughe dalla realtà.
Terraiolo per definizione, Etcheverry si è guadagnato il diritto di sfidare Zverev brutalizzando Nishioka, un videogioco con qualche difetto di funzionamento. Piccolo e scattante, ci ha provato in tutti i modi a destabilizzare le certezze dell’argentino demolitore. Non ce l’ha fatta, il giapponese tascabile, imploso nel suo volo di Icaro e in campo fino all’ultimo punto perché lui ha l’animo da samurai.
Tra le donne, disco verde per Swiatek, Jabeur e Gauff, vincitrici senza troppa enfasi e in virtù di acclarata superiorità.
Unico match combattuto quello tra Sorribes Tormo, che fa pochi punti ma di regola ben pochi ne regala e Haddad Maia, che spesso si avvolge in tele complesse, perdendo di vista la praticità. Ha vinto la brasiliana al terzo, con merito.
Ora i quarti, con i migliori del mondo, meno qualcuno, smarritosi sui sentieri del rimpianto.

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