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Il dietrofront di Fazzone che alza la voce per tenere a bada i suoi. E’ Latina il vero obiettivo

Marco Battistini
Il leader regionale di Forza Italia ritiene che i giochi si debbano ancora fare. Nell’intervista sulle pagine de Il Messaggero, il senatore Fazzone ha mandato un segnale chiaro e forte al premier in pectore.
Ottobre 19, 2022
Claudio Fazzone

Il Lazio a Fratelli d’Italia? Per Fazzone non è affatto scontato. Il leader regionale di Forza Italia ritiene che i giochi si debbano ancora fare. Nell’intervista concessa a Francesco Bechis sulle pagine de Il Messaggero, il senatore ha mandato un segnale chiaro e forte al premier in pectore: “Se fossi in Meloni lascerei che il Lazio vada a Forza Italia. E’ una soluzione per non egemonizzare e dunque migliorare i rapporti tra gli alleati”. Fazzone ovviamente non si è autocandidato, glissando sul nome del possibile candidato, pur tratteggiando il profilo di un politico e non di un tecnico. La sortita del parlamentare di Fondi rappresenta un invito alla Meloni di non avere troppa fretta nella scelta del candidato governatore. E soprattutto Fazzone vorrebbe che la nomination non fosse assegnata ad un esponente dell’inner circle di via della Scrofa. 

LA RETROMARCIA TARDIVA

Un tentativo piuttosto tardivo per non dire goffo quello del senatore, che solo pochi giorni fa insieme a quasi tutto il gruppo azzurro non ha sostenuto la candidatura di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato. Salvo poi pentirsene a giochi fatti. “Quando si raggiunge un accordo su un candidato, va rispettato -ha affermato Fazzone– un incarico istituzionale come la presidenza del Senato a La Russa non era da mettere in discussione. E forse sarebbe stato il caso di chiedere un incontro con Meloni per capire bene le dinamiche in campo”. 

La retromarcia di Fazzone è la diretta conseguenza di uno scollamento sempre più evidente dentro Forza Italia. Lo stesso senatore pontino ha inviato un messaggio al vertice di Forza Italia: “Sappiamo che in FI si è sempre fatto sentire un partito nordico o siciliano -ha aggiunto Fazzone– il partito del centro Italia dovrebbe avere il coraggio di dire che anche noi abbiamo la classe dirigente per bilanciare le richieste di Nord e Sud”.

Quanto alla presunta transumanza verso Renzi, per ora Fazzone ha negato l’esistenza di movimenti in corso. “Adesso tutti vogliamo solo far partire il governo e lasciare che Meloni svolga il suo ruolo di presidente del Consiglio”.

IL ‘CONTENTINO’ POSSIBILE

Appare evidente che le esternazioni del coordinatore regionale di FI abbiano come fine un riavvicinamento alla Meloni e a Fratelli d’Italia. Smarcandosi dalle scelte del vertice parlamentare azzurro, Fazzone tenta di rilanciare il dialogo in vista del tavolo per le regionali. Un tentativo che appare vano, non tanto per i tempi (meno stringenti del previsto dal momento che in Regione, le dimissioni di Zingaretti arriveranno non prima di due-tre settimane), quanto per una considerazione politica e numerica evidente: Fratelli d’Italia nel Lazio viaggia ben oltre il 30% e gli alleati messi insieme superano di poco il 13%. Con la Meloni a palazzo Chigi la luna di miele con l’elettorato è destinata a durare almeno qualche altro mese. E FdI non può lasciarsi sfuggire un’occasione storica. Di qui la necessità di Fazzone di dare un segnale anche ai suoi. Fuori dalle stanze del potere di Forza Italia, escluso di fatto dal governo Meloni, senza chance per la presidenza della Regione, Fazzone per tenere a bada i suoi ha bisogno di alzare comunque la voce, dare la sensazione di essere in partita. Il massimo che potrà spuntare è un candidato sindaco di una città strategica. In quest’ottica resta in piedi la pista che porta a Latina. Il Comune capoluogo potrebbe essere alla fine l’unico obiettivo realisticamente alla portata del senatore. Un tassello che farebbe comodo non solo per ‘collocare’ un big locale del partito rimasto per ora ai box, ma per consolidare il sistema di potere degli ultimi trent’anni. Una volta conquistata Latina, Fazzone avrebbe in ogni caso una filiera di governo locale molto forte. Che andrebbe dalla Provincia ad Acqualatina, fino appunto al capoluogo.

REGIONE IN ALTO MARE

Il messaggio inviato alla Meloni arriva peraltro in una fase convulsa che potrebbe cambiare i piani nel centrodestra. I tempi dell’approvazione del collegato si sono allungati e con ogni probabilità bisognerà attendere la prima se non addirittura la seconda settimana di novembre per l’approvazione finale del documento in aula. Questo slittamento potrebbe portare alle dimissioni di Zingaretti attorno all’8 novembre e a quel punto scatterebbero i 90 giorni per la data del voto. Si potrebbe andare alle urne il 5 febbraio. Il centrodestra attenderà le scelte dell’attuale maggioranza. Le trattative per il Lazio inizieranno dopo la nascita del governo. E si faranno a livello nazionale, tenendo anche fuori i leader laziali di Pd (Bruno Astorre) e M5S (Roberta Lombardi). Intanto dal Pd spiegano che va avanti il dialogo anche sfruttando i buoni rapporti tra Francesco Boccia e Conte, con l’ex ministro agli Affari regionali che è uno degli esponenti del partito che guarda più ai Cinquestelle. E si fa notare che è cambiato il clima rispetto alle scorse settimane, quando dopo il 25 settembre. L’asse Pd-M5S è più vicino, mentre il terzo polo con ogni probabilità andrà da solo. Si lavora per una candidatura civica che vada bene a Conte. Le autocandidature di D’Amato e Leodori non entusiasmano né il Pd né la base ‘grillina’ e la loro forza sembra scemare ogni giorno che passa. 

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