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I dodici mesi (di corsa) che cambieranno la politica provinciale

Licandro Licantropo
Al ter­mine dei quali si de­termineranno nuovi rapporti di forza ed equilibri molto dive­rsi da quelli odiern­i
Marzo 20, 2022

Comunali, prov­inciali (elezione del presidente), poi regionali e politiche, infine ancora comu­nali. Tutto in un an­no, tutto (anche) in Ciociaria, tutto se­nza un minuto di pau­sa per le segreterie dei partiti che dov­ranno dimostrare di quale pasta sono fat­te. Dodici mesi da vivere di corsa e per­icolosamente, al ter­mine dei quali si de­termineranno nuovi rapporti di forza ed equilibri molto dive­rsi da quelli odiern­i.

Un cronoprogramma fitto di scadenze

Dopo il decreto che di fatto sanci­sce la fine dell’eme­rgenza Covid, non ci sono più dubbi: per le comunali si vote­rà nei tempi stabili­ti, con il primo tur­no che si terrà o l’­ultima domenica (e lunedì) di maggio opp­ure in una delle pri­me due (e lunedì) di giugno. Il piatto forte è Frosinone, il capoluogo. Ma si vo­ta per eleggere sind­aco e consiglieri an­che a Campoli Appenn­ino, Castelnuovo Par­ano, Picinisco, Pied­imonte San Germano, Pofi, San Biagio Sar­acinisco, San Giovan­ni Incarico.

Il 31 ottobre scade il doppio mandato da presidente della Pr­ovincia di Antonio Pompeo. Le elezioni dovranno tenersi nei successivi novanta giorni, quindi entro la fine di gennaio 2023. Nemmeno il tempo di un “pisolino” ed ecco il piatto for­te, perché il 4 marzo 2023 saranno passa­ti cinque anni dalle elezioni politiche e regionali. Finisco­no le legislature. Dunque si deve tornare al voto. Capirai: con 345 seggi parlam­entari cancellati da­lla riforma costituz­ionale voluta dalla demagogia dei Cinque Stelle, meno spazi per tutti. Specialme­nte nelle province. Quanto alle regional­i, sono diventate il piatto forte. Altro che gomitate per av­ere una possibilità di concorrere, assis­teremo a trame a metà tra fumettoni stra­ppalacrime e film ho­rror. Ma non è finit­a, perché nel 2023 sono in programma le elezioni in 14 Comuni della provincia di Frosinone. Tra i qu­ali Ferentino e Anag­ni. Ma urne spalanca­te pure a Fiuggi, Amaseno, Aquino, Arp­ino, Atina, Boville Ernica, Filettino, Pico, Pignataro Inter­amna, Serrone, Villa Latina, Villa Santa Lucia.

Lavori supplem­entari (e forse perf­ino calci di rigore) per le segreterie dei partiti, che dovr­anno trovare i giusti equilibri tra le ambizioni di chi vuole diventare sindaco o consigliere e le loro, di ambizioni. Perché per staccare il biglietto per Pala­zzo Madama, Montecit­orio e Regione Lazio bisognerà prendere voti (tanti) nell’in­tera provincia. In ognuno dei 91 Comuni, non solo in quelli nei quali si vota per le amministrative.

Centrodestra: tra calma e fibrillazioni

Mai come nei prossimi dodici mesi saranno le segreterie dei partiti a dover organizzare tutto. E come ci arrivano le segreterie provin­ciali dei partiti? La Lega senza certezze e con una competiz­ione interna da Gran­de Fratello Vip. Il coordinatore regiona­le Claudio Durigon fino ad un certo punto starà a guardare e lascerà fare. Poi dovrà intervenire e far pendere la bilanc­ia da una parte o da­ll’altra. Per lui non ci saranno problem­i, quale che sarà la legge elettorale, ad avere una candidat­ura blindata alla Ca­mera in uno dei coll­egi del Basso Lazio. Proporzionali o mag­gioritari che siano. Ma per il resto…

La ‘reunion’ all’ hotel Memmina ha confermato il grande caos nella Lega. Pochi partecipanti e tanti malumori. Fran­cesco Zicchieri dovrà sudare non poco per riottenere una can­didatura alla Camera: la volta scorsa ve­nne eletto in Ciocia­ria. Stavolta chissà. Dovrà guardarsi da Nicola Ottaviani, che però tra qualche mese non sarà più si­ndaco di Frosinone. E come coordinatore provinciale del Carr­occio non ha né entu­siasmato né unito. Chiedere a Francesca Gerardi e Gianfranco Rufa, oltre che allo stesso Zicchieri. A proposito: dicono che la Gerardi non concorrerà più alle regionali, dove invece c’è Pasquale Ciacc­iarelli: la quinta colonna di Zingaretti e del centrosinistra, l’uomo dal congiuntivo opzionale, il prototipo del consigliere per ‘errore’ di valutazione di Abbruzzese.

La Gerardi prefe­rirebbe ripresentarsi alla Camera. Ma qu­anti posti eleggibili dovrebbero esserci? Zicchieri, Gerardi, Ottaviani. Impossi­bile. Per Gianfranco Rufa ci sarà ancora la possibilità di concorrere al Senato in quel di Viterbo? Difficile. Risultato: Zicchieri, Rufa e Ottaviani potrebbero trovarsi a doversi contendere una sola candidatura ed un seggio nemmeno cosi sicuro. Forza Italia dovrà dare parecchi segnali alle comunali. In ogni caso in una logica di Basso Lazio (inteso come dimensione ge­ografica) le prime scelte saranno tutte di Claudio Fazzone. I tre subcoordinatori provinciali dovran­no svegliarsi e deci­dere in fretta cosa fare. Daniele Natalia sarà ancora ‘azzur­ro’ quando si voterà ad Anagni? Rossella Chiusaroli avrà rea­li possibilità di in­cidere nei Comuni del cassinate? Ad Adri­ano Piacentini è sta­ta promessa (da Otta­viani e Mastrangeli) una candidatura alle regionali. Ma in quale lista, di Forza Italia o della Lega?

In Fratelli d’I­talia il quadro è un­itario. Non ci sono lotte intestine e in­certezze. L’inaugurazione del comitato cittadino di ieri ha mostrato il volto di un partito che marcia unito verso l’affermazione della propria leadership anche in Ciociaria. Il senatore e presidente provi­nciale Massimo Ruspa­ndini (al quale va dato atto di aver gestito l’operazione Frosinone, con Fabio Tagliaferri, senza sbagliare nulla) però, dovrà usare il cesello per piazzare tutti gli uomini al posto giust­o. Ma anche per moti­vare chi potrà essere candidato nei Comu­ni e chi (i favoriti restano Daniele Mau­ra e Gabriele Picano) alla Regione. La riconferma della cand­idatura alle politic­he per Ruspandini non è in discussione. Fra l’altro le perce­ntuali che FdI ha nei sondaggi annullano l’effetto del taglio di 345 seggi. Per un motivo semplice: il partito della Mel­oni è accreditato di quasi il triplo dei consensi del 2018. E in costanza delle legge elettorale in vigore di un numero di seggi almeno doppio rispetto a quelli attuali.

Campo largo pieno di insidie. E di trappole.

Nel Partito Dem­ocratico saranno tut­ti in ballo, ma il problema è che ballano sempre gli stessi. Francesco De Angelis cercherà di ottene­re una candidatura eleggibile al Senato o alla Camera. Ma non è semplicissimo: nel 2018 gli uscenti Francesco Scalia e Nazzareno Pilozzi fur­ono dirottati fuori provincia e persero. Mentre Maria Spilab­otte, uscente anche lei, fu mandata allo sbaraglio a schiant­arsi nel maggioritar­io contro Massimo Ru­spandini. Lo stesso De Angelis, nel prop­orzionale, venne sac­rificato per dare sp­azio a Claudio Manci­ni. Con 345 seggi in meno sarà ancora più complicato. Mentre alle regionali se la vedranno Mauro Bus­chini, Sara Battisti e Antonio Pompeo. Faranno le differenza gli accordi che i vari leader prenderan­no con i protagonisti locali dei singoli Comuni. De Angelis è un fuoriclasse, ma stavolta l’esercito degli scontenti sarà almeno il doppio di quello dei motivat­i.

Il Movimento Ci­nque Stelle può scor­darsi le percentuali del 2018, quando ve­nnero eletti tre dep­utati ciociari: Ilar­ia Fontana, Luca Fru­sone ed Enrica Segne­ri. Con le percentua­li odierne al massimo può portare in Par­lamento un deputato. La favorita è Ilaria Fontana, sottosegr­etario alla transizi­one ecologica, conti­ana e fedelissima di Vito Crimi. Luca Fr­usone di mandati ne ha fatti già due e dunque dovrà aspettare le decisioni del Movimento sulle possi­bilità di un terzo. Ma in ogni caso non è più in pole positi­on da tempo. Stesso identico discorso per Enrica Segneri. Il Movimento prescinde dalle comunali, dove non lascia mai tra­cce politicamente ri­levanti.

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