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Europee e Regionali, centrodestra sotto stress. Sulle tensioni di Frosinone pesano le disparità economiche tra Giunta e consiglieri

Massimo Pizzuti
Gennaio 11, 2024
Salvini, Meloni e Tajani

Centrodestra mai così vicino alla rottura. Lo racconta Il Corriere della Sera. Il problema è rappresentato dalle candidature alle regionali: dalla Sardegna alla Basilicata. Per la prima volta, scrive il quotidiano diretto da Luciano Fontana, Giorgia Meloni non esclude che ognuno possa andare per la sua strada. Negli ultimi giorni Matteo Salvini e Antonio Tajani hanno ripetuto fino allo sfinimento che sarebbe opportuno che il presidente del consiglio non si candidasse alle Europee. Peccato che in passato tutti i leader lo hanno fatto, compreso Salvini nel 2019. Forse però la questione va inquadrata proprio con i risultati di cinque anni fa. Fratelli d’Italia era al 6,5%: oggi sfiora il 30%. Significa un aumento esponenziale di europarlamentari eletti. La Lega era al 34,3%: in questo momento qualunque sondaggio la accredita di una percentuale di poco inferiore al 10%. Non soltanto si verificherà un calo drastico di eletti, ma probabilmente Matteo Salvini sarà chiamato a rispondere del risultato. Scenario non semplice, tanto più che un certo Luca Zaia non potrà ricandidarsi alle presidenza del Veneto e potrebbe fare un pensierino alla segreteria del partito. Nel 2019 Forza Italia (con Silvio Berlusconi) era all’8,8%: stavolta alle europee gli “azzurri” arriveranno dopo il congresso nazionale e in ogni caso i sondaggi testano il partito tra il 7% e il 7,8%. Si tratterà ancora una volta di blindare big e fedelissimi. Lega e Forza Italia continuano a far finta di non capire e di non vedere. Sempre nelle coalizioni, specialmente nel centrodestra, il partito di maggioranza ha indicato più sindaci, più Governatori, più parlamentari. Non si capisce perché con Fratelli d’Italia dovrebbe cambiare lo schema.

Nel 2019 il Partito Democratico alle europee ottenne il 22,7%, percentuale lontana oggi per Elly Schlein, che da mesi non riesce a superare il 20%. Così ci sarebbe una forte emorragia di europarlamentari. Inoltre sulle votazioni alla Camera per le armi all’Ucraina il Pd si è astenuto con l’intento di non certificare la spaccatura, ma in ogni caso Lorenzo Guerini, Lia Quartapelle e Marianna Madia hanno votato sì. Come il centrodestra. Alle scorse europee il Movimento Cinque Stelle era al 17,1%. Più o meno come adesso. Tra regionali, europee e comunali ci attendono mesi di campagna elettorale durissima. Il centrodestra finora è sempre riuscito a compattarsi, ma il voto per Bruxelles ha una particolarità: è completamente proporzionale. Non esiste la necessità di fare coalizione. A questo si aggiunga che Giorgia Meloni non ne può più delle bizze di alleati di governo che senza le percentuali di Fratelli d’Italia starebbero all’opposizione.

INTANTO A FROSINONE…

In previsione della prossima seduta di consiglio comunale, nella maggioranza di centrodestra iniziano gli smarcamenti e le polemiche. Stavolta sulla nomina del collegio dei revisori dei conti. Un argomento di carattere tecnico-contabile che dovrebbe essere esaminato esclusivamente sotto il profilo delle competenze dei protagonisti. Invece c’è sempre l’aspetto politico e quindi via con contrapposizioni e rivendicazioni. Nessuno manderà a casa il Sindaco, neppure se la maggioranza dovesse non avere i numeri per essere autonoma. Allora perché questo caos sistematico? Forse per la sproporzione politica ed economica dei ruoli. Sindaco e assessori decidono e incidono. Dal primo gennaio secondo le disposizioni nazionali, le indennità lorde per un capoluogo di provincia come Frosinone sono: 9.660 euro al mese per il sindaco, 5.313 per il vicesindaco, 4.347 per gli assessori. Mentre per i consiglieri il gettone di presenza è di 32,53 euro per ogni seduta di consiglio o di commissione. Chi si meraviglia del fatto che tutti vorrebbero fare gli assessori? Senza nascondersi dietro ragionamenti ipocriti anche questo rappresenta un ostacolo nel rapporto tra Sindaco, giunta e consiglieri.

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