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Elezioni ‘avvelenate’ a Latina: Coletta sale in cattedra per dare lezioni di moralità, ma le sentenze sul voto parlano chiaro. Legalità e trasparenza, tutti i nodi irrisolti in Comune

Marco Battistini
A conti fatti la stagione del civismo a Latina si è rivelata un’occasione mancata. Anche sul piano della legalità e della trasparenza amministrativa.
Agosto 2, 2022
Coletta e Zaccheo

E’ salito in cattedra per dare lezioni di legalità al rivale e riprendere il filone perduto di 6 anni fa. L’avvio di campagna elettorale di Damiano Coletta appare la riedizione di un vecchio film già visto. Di successo, almeno alla prima uscita. E dopo un bis meno efficace, adesso il rischio è quello di stancare il pubblico.L’unico spunto brillante è il riferimento al tecnico di calcio del momento, Josè Mourinho, chiamato in causa nell’ultima esternazione dell’ex sindaco. “Un grande allenatore, José Mourinho, dice di essere contento quando sente il rumore dei nemici -ha affermato Coletta– perché non è un rumore di forza, ma un rumore dovuto alla disperazione. Sono alla loro ultima speranza.
Il mio avversario si sta dando molto da fare perché si è reso conto che il 4 settembre non solo rischia di incassare un’altra sconfitta personale nel testa a testa contro di me, ma potrebbe addirittura far perdere al centrodestra un bel po’ di seggi in Consiglio comunale. Lo ringrazio in particolare, poi, perché in questi giorni ha provato anche a parlare male di me affrontando il tema della legalità. 
La cultura della legalità non la si compra al supermercato, né la si trova casualmente. La si costruisce giorno dopo giorno attraverso i comportamenti, nella professione che si svolge, nelle scelte politiche che si fanno. Un piano anticorruzione, un protocollo per la legalità sottoscritto con la Prefettura, l’implementazione di regolamenti che rappresentano una garanzia per ogni singolo cittadino. Ora il palazzo comunale è un palazzo trasparente, non ci sono più frequentazioni equivoche. Il ‘sistema Latina’ non può tornare”.

LE SENTENZE PARLANO CHIARO

Ovviamente Coletta prova a fare l’elenco dei presunti successi della sua azione, ma omette di toccare i punti chiave delle recenti sentenze della giustizia amministrativa. Su questo aspetto Zaccheo ha buon gioco. “In queste ore stiamo assistendo a mistificazioni da parte dell’ex sindaco Damiano Coletta in merito alla sentenza espressa dal Consiglio di Stato. Non fatevi ingannare -ha affermato Zaccheo– la sentenza è stata chiara: si torna alle urne in 22 sezioni perché il voto è stato inquinato. Lo ha decretato prima la Prefettura con il riconteggio delle schede, poi il Tar de Lazio e ora anche il Consiglio di Stato. Per i giudici ci sono state violazioni delle regole di voto e di scrutinio talmente gravi, manifeste e sistematiche, da far emergere un quadro generale di inquinamento del voto. La sentenza parla di illegittimità compiute talmente gravi da superare addirittura la questione della scheda ballerina. E cosa fa Coletta? Va in giro a raccontare una storia che non corrisponde alla realtà, adducendo ogni responsabilità all’inesperienza dei componenti dei seggi. È preoccupante che un ex sindaco voglia sminuire un fatto così grave e proporsi per tornare a governare”. 

LEGALITA’ E TRASPARENZA, L’OCCASIONE MANCATA

Quanto ai presunti successi della gestione Coletta in termini di legalità e trasparenza, le perplessità non mancano. Occorrerebbe soprattutto provare a fare un’analisi approfondita del territorio di Latina. Sul fronte del rispetto delle regole e della legalità, di strada da fare ce ne sarebbe ancora molta. Latina resta ancora un centro caratterizzato da vorticose attività di compravendita di esercizi commerciali e di immobili, nonché di costose ristrutturazioni che celano iniziative di riciclaggio di denaro sporco. Per non parlare del riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico, denaro che viene “ripulito” attraverso l’acquisizione di esercizi quali bar, ristoranti, hotel i cui locali spesso sono oggetto di ristrutturazioni e di ripetuti passaggi di proprietà.
Un problema che si è diffuso da tempo da tempo su tutto il litorale pontino, ma ancora ben presente nella città capoluogo. Un nuovo micro-abusivismo di massa si è andato formando grazie alla penetrazione di infiltrazioni malavitose. Una forma di economia sviluppatasi anche grazie al comportamento omissivo della magistratura che ha iniziato ad adoperare con colpevole ritardo l’arma della sanzione.
Senza dimenticare altre forme di illegalità diffusa. Dai venditori abusivi alle bancarelle abusive e agli innumerevoli altri piccoli fenomeni di degrado se non appunto di “micro-abusivismo di massa”. Un capitolo a parte merita infine anche il fenomeno molto latinense dell’evasione delle tasse locali e delle tariffe dei servizi pubblici.
Su tutto questo il sindaco Coletta avrebbe dovuto tenere alta l’attenzione, evitando di usare toni trionfalistici sulla legalità ritrovata. C’è ancora molto da fare nel capoluogo pontino.
Magari si potrebbero apportare correttivi innovativi al programma amministrativo. Tutti improntati al rafforzamento dei principi di trasparenza. Basti pensare all’utilità di un’anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati, all’anagrafe dei rifiuti, alla semplificazione delle procedure. Sarebbe da prendere in considerazione la proposta di mettere in piedi una banca dati che registrasse tutti i cambi di gestione nel commercio, i passaggi di proprietà, le autorizzazioni richieste per ristrutturazioni. Insomma un lavoro che era già urgente sei anni fa, all’indomani dell’insediamento della prima giunta Coletta. Tutti atti e provvedimenti che ad oggi non sono stati fatti o portati a termine.
A conti fatti la stagione del civismo a Latina si è rivelata un’occasione mancata. Anche sul piano della legalità e della trasparenza amministrativa.

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