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Dura lezione di tedesco per l’Italia di Mancini

Roberto Mercaldo
Cinque gol subiti e due passi indietro per gli azzurri nella quarta gara di Nations League
Giugno 15, 2022
Willy Gnonto

Un po’ tutti pensavano che prima o poi una sconfitta sarebbe arrivata anche in questa Nations League, che vedeva gli azzurri al primo posto del girone. Quel che colpisce in negativo sono però le proporzioni, insolite davvero per una squadra che ha nell’arcigna difesa il suo marchio di fabbrica storico ed indelebile.

L’Italia sperimentale del Mancio, protesa alla ricerca di un’identità vincente dopo la fragorosa caduta che l’ha estromessa dal mondiale in Qatar, è crollata di schianto al cospetto della Germania, nazionale fortissima ma tradizionalmente poco fortunata quando incontra il team azzurro. Stavolta i bianchi di Germania non ci hanno solo battuto, ma addirittura umiliato. E al gol del 5/0 si è persino temuto di dover aggiornare la statistica, quasi 100 anni dopo, del peggior risultato di sempre che, grazie a Gnonto, Bastoni e all’appagamento dei tedeschi, resta l’1/7 contro l’Ungheria datato 1924. Il punteggio più severo patito dagli azzurri in tempi più recenti resta lo 0/4 della finale degli Europei 2012, contro la Spagna.

Al di là delle cifre e di altri rilievi statistici, quella di ieri sera è stata una prestazione sconcertante, anche e soprattutto alla luce delle buone cose fatte nelle prime tre gare di Nations League. Paradossalmente, l’Italia aveva anche iniziato bene, vedendosi negare da Neuer il gol del vantaggio, dopo un’azione ben congegnata, conclusa da Raspadori. Il fatale inserimento a centro area di Kimmich ha però cambiato le carte in tavola e lo sciagurato rigore provocato da Bastoni nel recupero del primo tempo ha in pratica chiuso il discorso relativo ai tre punti.

Purtroppo per gli azzurri c’era però un secondo tempo ancora da giocare, ma qualcuno dei nostri sembra averlo poco opportunamente rimosso. Si è così assistito a dieci minuti da incubo e un po’ tutti abbiamo sperato nel salvifico striscione di “scherzi a parte”.

Davvero difficile credere che quella squadra svogliata ai limiti dell’indisponente fosse la stessa che aveva pareggiato con la Germania e l’Inghilterra e battuto l’Ungheria, che nel frattempo travolgendo a domicilio gli inglesi stava diventando la nuova capolista del girone. I gol azzurri, che hanno ridotto da 5 a 3 le reti di scarto, hanno solo una valenza statistica, ma non cambiano di una virgola la sostanza di una gara che i tedeschi hanno trasformato in una solenne lezione. Se è vero che dagli errori e dalle cadute si traggono gli insegnamenti più importanti, l’Italia ha molto materiale da trasformare in adrenalina da riscatto. La squadra che Mancini si sta sforzando di assemblare ha un’anima operaia, non avendo autentici fuoriclasse. I tanti buoni giocatori non possono e non devono dimenticare che senza un impegno feroce corrono il rischio di non battere squadre inferiori e di buscarle sonoramente dalle migliori. Al Borussia Park l’impegno feroce non c’è stato, o quantomeno è risultato intermittente, con conseguenze letali. Ora si va in vacanza, con tante amarezze da superare e da rimuovere e con la frustrazione di un altro mondiale da spettatori. Siamo abituati ad altro, ma nello sport la pazienza è tra le virtù più importanti. Ci rialzeremo, come sempre, perché il calcio mondiale senza l’Italia è come un cielo senza stelle.

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