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Bundesliga, il “muro giallo” rimane muto: il Dortmund non vince e a festeggiare è ancora il Bayern

Roberto Mercaldo
Breve carrellata delle più inattese e brucianti sconfitte nella storia del calcio
Maggio 29, 2023

È accaduto di nuovo: a preparare la festa è un popolo, perché i tifosi di un club rappresentano una comunità, un modo di pensare e di essere, una condivisone del cosmo attraverso una casacca, ma poi però la festa non c’è.
È accaduto a Dortmund, città della Renania, caratterizzata dal verde e da due fiumi: l’Emsher, che l’attraversa, e il Rurh, che scorre a sud del suo territorio.
A Dortmund la gran parte dei 570mila abitanti è innamorata della sua squadra di calcio, che fa il possibile per meritarsi tanto affetto: 8 vittorie in Bundesliga, 5 Coppe di Germania, una Champions League e una Coppa Intercontinentale nella bacheca del club.
Quest’anno il Borussia Dortmund l’ha fatta grossa, tanto da arrivare all’ultima giornata in testa, davanti al Bayern, che da undici anni vince il campionato tedesco. Manca solo un dettaglio per decretare il trionfo: bisogna battere il Mainz, che al campionato non ha nulla da chiedere e gioca per l’onore.
Il Dortmund è giallonero, ha per simbolo l’ape, e ci sono 81mila tifosi a ronzare al Signal Iduna Park.
Il muro giallo è pronto a celebrare lo scacco al re, a quel Bayern un po’ altezzoso che stavolta sembra destinato ad applaudire un avversario capace di batterlo.
Accade però l’imponderabile nella fase iniziale del match: vantaggio degli ospiti, un rigore fallito da Haller e poi addirittura il raddoppio.

Sugli spalti i sostenitori del Dortmund sprofondano in un incubo, ma nessuno vuol credere che le api in maglietta e pantaloncini non possano rimontare anche da 0/2. Il gol della speranza arriva a metà ripresa, ma a far esplodere di gioia lo stadio è il momentaneo pari del Colonia contro il Bayern, che consentirebbe di conservare un punto di vantaggio anche in caso di sconfitta.
All’89’ però Musiala riporta avanti i bavaresi, mentre il Borussia Dortmund continua ad attaccare invano. Solo al 95’ arriva il gol del pari, che serve a ingigantire la beffa: arrivo a pari punti e Bayern campione per differenza reti.
Scene di sportiva disperazione, pianti, facce affrante. Il copione di una mancata festa è triste “come un limone già adoperato”.
E tornano in mente, inevitabilmente, situazioni analoghe.

LE ALTRE “FESTE MANCATE” DEL CALCIO

L’elenco sarebbe lunghissimo, ma ci limitiamo a ricordare le più atroci delusioni della storia di questo sport.
La beffa più cocente, mai eguagliata per intensità emotiva, risale al 1950 ed ebbe quale scenario il Maracana di Rio de Janeiro. Nell’ultimo atto di quel campionato del mondo, la cui fase finale si disputò attraverso un mini girone all’italiana, al formidabile Brasile bastava un pareggio con l’Uruguay per fare esplodere la festa. Non solo i 100mila presenti allo stadio, ma un’intera nazione, si apprestava a celebrare il trionfo di Ademir, Zizinho e degli altri assi di quella nazionale verdeoro.
A vincere, incredibilmente, fu però l’Uruguay, che si fece beffa dei cartelloni già esposti nelle adiacenze del Maracana, recanti la scritta “Homenagen ao campeoes do mundo”.
Il gol di Friaca a inizio ripresa poneva il Brasile in una condizione di grande vantaggio, ma Schiaffino e Ghiggia firmarono il sorpasso più clamoroso della storia del calcio, regalando alla “celeste” il secondo titolo mondiale.
Non fu altrettanto sorprendente, ma stupì alquanto nelle proporzioni il tonfo casalingo dei brasiliani contro la Germania nel 2014: i tedeschi s’imposero infatti con un roboante 7/1 e guadagnarono la finale, poi vinta 1/0 sull’Argentina. E così, dopo il Maracanazo, alla letteratura del calcio fu consegnato anche il “Mineirazo”.
Passiamo ai club, e ricordiamo un clamoroso Roma-Lecce 2/3 del 20 aprile 1986: i giallorossi avevano coronato una lunga rincorsa alla Juventus e sembravano sul punto di aggiudicarsi il campionato, quando scivolarono sulla buccia di banana salentina: fini 2/3, perché dopo il gol in apertura di Graziani arrivarono il pareggio di Di Chiara e il 2/1 di Barbas su rigore. Fu sempre lui, lo scatenato Beto Barbas, forse deluso per la mancata convocazione da parte di Bilardo agli imminenti mondiali, a far gol per il 3/1, e il punto di Pruzzo, a 8’ dal termine, cambiò solo l’espressione numerica della sconfitta contro la già retrocessa formazione pugliese.
Parlando della Roma, non si può non ricordare la finale di Coppa dei Campioni persa all’Olimpico contro il Liverpool, ai calci di rigore. In quel caso gli inglesi non erano però inferiori al team giallorosso, ma il fattore campo sembrava potesse rivelarsi decisivo per le sorti del confronto. Non fu così, e quella notte di “sogni e di Coppe dei campioni”, per dirla con Venditti, non regalò la magia della vittoria.

Sempre in tema di Coppa dei Campioni, la genitrice dell’attuale Champions, da ricordare la bruciante ed inattesa sconfitta della Juve, che ad Atene il 25 maggio del 1983 perse da favoritissima contro la rivelazione Amburgo.
Quella Juventus, che aveva in campo 8 campioni del mondo dell’82 più Boniek e Platini, fu beffata da Magath e da una serata in cui niente girò per il verso giusto. Non c’erano ancora le quote, ma il successo bianconero non sarebbe stato bancato oltre l’1,20.
Come premesso, ci sono state tantissime altre feste annunciate e poi non celebrate, ma in questa carrellata necessariamente non esaustiva abbiamo ricordato solo le più eclatanti “sorelle” della delusione del muro giallo.

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