Direzione dem convocata alle 15 di giovedì. Mentre invece il giorno dopo con ogni probabilita’ ci sarà la prima riunione della segreteria. La leadership del Partito democratico prepara in queste ore i due appuntamenti che dovrebbero rappresentare, sulla carta, l’avvio della nuova stagione del partito. Lo fara’, pero’, con un occhio ai lavori parlamentari e al dossier termovalorizzatore di Roma che rischia di rappresentare una ‘grana’ per i vertici dem. Dopo le parole con cui il responsabile Informazione Sandro Ruotolo chiedeva una consultazione referendaria sull’impianto della Capitale, e che hanno portato il Nazareno a prendere le distanze dall’esponente dem, a complicare il cammino di Schlein e’ arrivata una mozione che sara’ in discussione alla Camera su siccita’ ed energia.
Il documento di Alleanza Verdi-Sinistra si chiede l’impegno del governo “ad adottare iniziative volte a rivedere le autorizzazioni per gli impianti di incenerimento di rifiuti a partire dalla gestione commissariale di Roma Capitale, che sono impianti energeticamente a saldo negativo e non coerenti con gli obiettivi dell’economia circolare”. Non solo: sono previsti anche due ordini del giorno collegati al decreto Pnrr sullo stesso tema, uno di Avs e l’altro del M5s. La segretaria non si e’ ancora espressa sul tema. L’unico segnale, fino a questo momento, e’ rappresentato dalla scelta di Annalisa Corrado quale responsabile transizione ecologica del partito. Corrado, infatti, ha espresso in passato posizioni contrarie all’utilizzo dei termovalorizzatori come strumenti per la transizione energetica. Nell’ambiente dem non si vedono rischi nei passaggi parlamentari che riguardano il termovalorizzatore. Chi marcia spedito per realizzare l’opera e’ proprio il sindaco di Roma e commissario speciale Roberto Gualtieri.
“Nei prossimi giorni discuteremo Faremo una discussione molto aperta, responsabile e senza pregiudiziali”, spiega il responsabile iniziative politiche del partito Marco Furfaro. A sondare fonti della sinistra del partito emerge un cauto ottimismo: “Non avremo grandi difficoltà sugli ordini del giorno”, viene spiegato: “E’ tutto molto gestibile”. Semmai, viene aggiunto, “bisogna fare attenzione a non infilarci in una agenda che non è la nostra” e continuare a fare la battaglia “sul reddito di cittadinanza, sulle pensioni, sul lavoro precario”.
VELENI ROMANI
Nel Pd romano si guarda a quanto sta accadendo e si discute sull’eventualità di rivedere in parte l’opera, scegliendo una tecnologia meno impattante dal punto di vista del saldo energetico. Quella prevista al momento, viene spiegato, sarebbe in grado di bruciare fino a 750 mila tonnellate di rifiuti l’anno, compresa la cosiddetta parte umida. Una tecnologia che necessita di un consumo di gas molto alto che solleva dubbi anche in alcuni esponenti del Pd di Roma. Per questo, una proposta che potrebbe arrivare nei prossimi giorni anche sul tavolo di Gualtieri è quella di virare verso una tecnologia che, bruciando solo i combustibile da rifiuti (la parte dei rifiuti priva di umido) ridurrebbe la mole di rifiuti da 750 mila a 250 mila l’anno, con un saldo fra energia consumata ed energia prodotta superiore a quello previsto attualmente. Chi sostiene la posizione del primo cittadino della Capitale è il presidente del Pd: “E’ un’evidenza che dove ci sono i termovalorizzatori il ciclo dei rifiuti funziona meglio, la raccolta differenziata e’ più alta, l’economia circolare avanza” e “si produce anche più energia elettrica”, spiega Bonaccini: “Il Comune ha ereditato una situazione disastrosa. Ciò detto, i termovalorizzatori sono la transizione: il nostro obiettivo deve essere il contenimento della produzione di rifiuti e l’economia circolare, aggiunge. A favore dell’opera, tuttavia, è schierato anche Roberto Morassut, deputato del Pd che ha sostenuto Schlein all’ultimo congresso: “Ci sono idee diverse nel centrosinistra, ma un impianto di valorizzazione energetica e’ necessario a Roma per chiudere il ciclo dei rifiuti”, spiega Morassut. I dem romani attendono una parola chiara dalla segretaria, consapevoli come sono che il dossier è di quelli delicati. D’altra parte, sul termovalorizzatore e’ gia’ caduto un governo, quello di Mario Draghi, e si e’ infranto il progetto di campo largo di Enrico Letta, con la conseguente sconfitta elettorale. Una consapevolezza presente anche al Nazareno che ha dovuto frenare la settimana scorsa la fuga in avanti di Sandro Ruotolo sul referendum.