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Angelozzi racconta la campagna acquisti del Frosinone

Roberto Mercaldo
Con grande schiettezza, il direttore giallazzurro analizza le risultanze della lunga tornata di calciomercato
Settembre 2, 2022

Carismatico, autorevole e persino ieratico nel proporsi con eloquio diretto. In un calcio di dichiarazioni da interpretare, di perifrasi, di mezze verità, lui è certamente un’eccezione. Guido Angelozzi risponde al fuoco di fila di domande dei giornalisti intervenuti senza risparmiare particolari. La verità nuda e cruda sul perché non sia arrivato Calafiori, non sia andato via Matarese e sia invece in giallazzurro Frabotta. La verità sulla strada imboccata, sugli obiettivi e su come vadano disciplinati i sogni di un presidente innamorato e le necessità di sostenibilità. Per tutto c’è una ricetta, la sua. Con la capacità di assumersene i rischi. Guido Angelozzi esordisce spiegando che il 90% del percorso verso la sostenibilità, derivante da una squadra giovane con ingaggi onesti ma mai oltre certe dimensioni, sia stato compiuto. Il processo di acquisizione, talvolta anche parecchio onerosa, di giocatori utili al progetto, è andato di pari passo con quello di snellimento. I giocatori non rientranti nel progetto tecnico, ivi compresi i due storici Gori e Ciano, sono partiti tutti per altre destinazioni. Tutti tranne uno, in verità, e il dirigente siciliano non nasconde tutta la propria amarezza per la presa di posizione di Matarese. “Gli abbiamo proposto una risoluzione, non gratuita, che avrebbe consentito al ragazzo di accasarsi presso un altro club e di giocare. Evidentemente mal consigliato, Matarese ha deciso di rifiutare la nostra proposta”. Rammarico. Il solo? Certamente no, spiega Angelozzi, perché per quanto si faccia bene in una sessione di calciomercato la sensazione larvale che si potesse far meglio resta. Ed è uno sprone ad impegnarsi di più. “Il mercato a volte sorprende noi per primi. Abbiamo delle liste di desiderata, con priorità e possibilità alternative, ma poi può capitarti qualcuno che non ti aspettavi di poter prendere. Volete sapere com’è andata con Calafiori? Nessun mistero, il ragazzo era vicinissimo, c’era l’accordo con la Roma e si era ai dettagli. Quando è arrivata l’offerta del Basilea, abbiamo rimodulato la nostra ed avevamo anche il gradimento del giocatore, che avrebbe preferito restare in Italia. Il nodo è stata la percentuale, che il club capitolino voleva portare fino al 40%. Noi dal 20 non ci siamo mossi e Calafiori ora gioca in Svizzera. Per Frabotta ritenevo fosse un tentativo velleitario, perché che potesse scendere in B mi pareva ipotesi ardita. Poi però l’ho sentito e mi ha dato una disponibilità immediata ed entusiastica. Vengo anche adesso, mi ha detto, mentre era a Genova per la gara di campionato. A quel punto, grazie anche alla disponibilità di Corvino che mi è venuto incontro per limare qualche piccola differenza, l’affare si è concretizzato. Ne siamo felici”. Le strade un po’ tortuose della campagna acquisti il direttore giallazzurro le conosce e le percorre con abilità estrema. “Troppi prestiti, qualcuno obietta. Io rispondo che il calcio è cambiato, ha nuove esigenze e nuove opportunità. Visto l’input iniziale, prendere in prestito giocatori da grandi società è una necessità per un club come il nostro. Abbiamo anche preso in via definitiva un giocatore come Caso, che aveva mercato perfino in club di A. Abbiamo fatto plusvalenze con Novakovich e Canotto, ma non ci siamo risparmiati nel migliorare la squadra, grazie all’ok del presidente che ci ha consentito degli strappi alla regola. Siamo contenti, e devo ringraziare il prezioso Doronzo e Frara per aver svolto al mio fianco questo lavoro intenso e proficuo”. L’esordio di Gatti in A l’ha seguito allo Stadium: “Mi hanno chiamato degli amici della Juve, dicendomi che avrebbe giocato titolare. Io e Doronzo siamo partiti per Torino e abbiamo visto Federico scendere dal pullman così concentrato che neanche si è accorto di noi. Ha giocato come sa e per noi è motivo di orgoglio. Ho avuto tanti giocatori che dalla B sono finiti in A, ma la Juventus è la Juventus e la storia di Federico è davvero speciale”. C’è invece un’altra storia che attende il lieto fine, però a scriverlo non potrà essere il Frosinone e nemmeno il diretto interessato, Kujabi. L’iter per la cittadinanza italiana attende solo una firma. Le credenziali ci sono, non c’è ombra di dubbio che arrivi ma spaventa il quando. Potrebbe accadere tra una settimana, tra un mese o tra un anno. “Guardare gli occhi di questo ragazzo e non potergli dar certezze mi fa male, ma non abbiamo alcuna possibilità di accelerare l’iter”. Una squadra con 5 innesti ancora da assemblare: Mazzitelli, Sampirisi, Ravanelli, Insigne e Frabotta. “Diamo tempo al tecnico, che finora è stato bravissimo, anche perché in un paio di casi ci sono condizioni fisiche non ancora ottimali. Quando si cambia così tanto, per l’allenatore diventa oggettivamente complesso, ma Grosso è bravissimo, sa lavorare con i giovani ed ha un organico che ritiene adeguato” Innalzare un po’ l’asticella degli obiettivi, anche alla luce di una buona partenza, sembrerebbe naturale, ma Angelozzi frena: “Non dimenticate che è una A2. Ci sono proprietà straniere con possibilità economiche esagerate, sono arrivati giocatori come Fabregas, Strotman, Cutrone, Baselli. Il nostro obiettivo resta la salvezza, raggiunta la quale potremo eventualmente parlar d’altro” E se l’altro dovesse rivelarsi molto importante? Quanta idiosincrasia c’è tra un progetto virtuoso e un approdo in massima serie? “Tutto può diventar possibile se si riesce a imitare un modello a noi potenzialmente vicino come quello dell’Empoli. Non parlo di Atalanta o Sassuolo, che hanno altro tipo di sostegno economico e di indotto, ma di una cittadina come Empoli, che è simile a Frosinone. Certamente poi si devono accettare il saliscendi, il sacrificio di qualche buon elemento eccetera. Diciamo che guardiamo all’Empoli come modello da imitare, e abbiamo le carte in regola per riuscirvi. Per me la squadra quest’anno è più forte di quella della passata stagione, ma sono valutazioni. È solo il campo che poi dà risposte. È questo è il bello di questo sport”. Sicuramente non ci si annoia alle conferenze di Guido Angelozzi, esperto nocchiero della barca giallazzurra. Non c’è onda che lo spaventi, fino al 2025 sarà a fianco di Maurizio Stirpe, a disegnare rotte che confinano col sogno.

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