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All’Asl di Frosinone arriva l’atto aziendale “elettorale”

Licandro Licantropo
A soli 5 mesi dal precedente e nello strano silenzio del sindaco di Frosinone (a capo dell’assemblea dei sindaci) e di tutto il centrodestra la Asl rimette mano al documento programmatico organizzativo sul quale si fonda la gestione della più importante azienda della nostra provincia. Decisioni che coinvolgono migliaia di dipendenti e che mirano a riverberare i loro effetti sul consenso.
Novembre 6, 2022
Angelo Aliquò, direttore generale ASL Frosinone

È di questi giorni la notizia che la Asl di Frosinone sta lavorando al nuovo atto aziendale. Con quello “vecchio” pubblicato a maggio. Solo 5 mesi fa. Con l’odore dell’inchiostro del Burl (il Bollettino Ufficiale della Regione Lazio) ancora forte e ben percepibile.

Delle due l’una: o la Regione (e dunque Zingaretti e dunque D’Amato) intende sconfessare platealmente il lavoro da Pierpaola D’Alessandro, l’ex dg della Asl, oppure si sta ricorrendo in maniera disinvolta ad una becera manovra utile a tenere sulla corda (tradotto: in campagna elettorale) decine di medici, operatori sanitari e impiegati amministrativi interessati dalle determinazioni del nuovo atto e pronti a impegnarsi per la rielezione degli attuali “padroni del vapore”.

Stupisce che difronte a questa palese e fastidiosa forzatura del “bon-ton” istituzionale (che valenza avrà un atto aziendale di questo tipo concepito solo per esigenze politiche a poco meno di 2 mesi dal rinnovo del Consiglio regionale?) il centrodestra resti immobile a godersi lo spettacolo del “rimescolamento” organizzativo della più importante azienda del territorio senza far sentire con veemenza la propria voce.

Ma ancor di più stupisce l’indifferenza del primo cittadino di Frosinone, Riccardo Mastrangeli che continua a confondere il proprio ruolo istituzionale con i doveri (non negoziabili) del proprio mandato. 

Mandato che ha certamente un profilo amministrativo ma ne ha anche uno molto ben definito di tipo politico.

Mastrangeli infatti è un sindaco di centrodestra (della Lega per la precisione) che è anche a capo dell’assemblea dei sindaci e che dunque dovrebbe chiedere conto al direttore generale Angelo Aliquò, a Zingaretti del perchè di un nuovo atto aziendale a 5 mesi dall’ultimo pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione e andare a capire bene tutto quello che si intende “muovere” e che tipo di “riflesso” potrebbe determinare dal punto di vista degli equilibri politici.

Chi ha eletto Riccardo Mastrangeli al Comune di Frosinone non lo ha fatto per trasformarlo in una specie di notaio “super-partes” delle questioni politiche. Lo ha fatto ritenendolo il miglior garante della sintesi delle istanze delle formazioni politiche del centrodestra che, è bene ricordarlo, soprattutto in materia di sanità regionale, hanno visioni diametralmente opposte a quelle del duo Zingaretti-D’Amato.

Più banalmente il sindaco di Frosinone dovrebbe ancora per qualche tempo evitare pericolosi abbracci mortali con chi si prepara dalle parti del Pd alla corsa per la Pisana e denunciare questo brutto tentativo di accaparrarsi consensi e benevolenze da parte dei vari Buschini, Battisti, Pompeo (e dei sindaci accondiscendenti) mettendo ancora una volta in primo piano le esigenze della politica rispetto a quelle dell’utenza, dei cittadini e soprattutto dei malati.

Il Mastrangeli-istituzionale (e con lui, per la verità, i rappresentanti del centrodestra a tutti i livelli), piuttosto che voltarsi dall’altra parte dovrebbe cominciare a visitare più spesso i “pronto soccorso” degli ospedali della nostra provincia. Capirebbe bene perchè è finita l’ora del buonismo e degli sconti nei confronti di una gestione della sanità regionale, a parte qualche eccezione, fallimentare da ogni punto di vista. 

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