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Mondiali 2022, gli undici metri gridano Argentina e incoronano Messi re del mondo

Roberto Mercaldo
Albiceleste in controllo fino all’80’, poi esplode la mina Mbappè e comincia un festival di gol ed emozioni
Dicembre 19, 2022
L'Argentina vince i Mondiali 2022

Ci apprestavamo a scrivere di un match a senso unico, di una Francia non pervenuta e di un’Argentina planata sul tris mondiale con volo regale. Con un certo imbarazzo chiedevamo alla musa ispiratrice dell’umana comprensione una formula che non fosse troppo brutale nel raccontare la delusione di Kylian Mbappé.

Il suo vagare senza costrutto, quasi fosse uno qualunque, la sua partecipazione anonima alla festa più importante, un vestito sgualcito al gran galà: frammenti di un’attesa delusa, brandelli di una speranza mal riposta. Raccontare un evento che ha un buono e un cattivo non è mai un raccontare disinvolto. Ci si sforza di capire i perché del cattivo e si ha timore che quel buono non sia poi così vicino al paradigma della virtù.

LA FOLLIA DI OTAMENDI RIACCENDE IL MATCH

Mentre ci si appresta a celebrare il dieci più sfavillante del terzo millennio, accade che un suo luogotenente malaccorto chiami però all’appello l’altro dieci, quello abulico e sgualcito. Fuor di metafora, Otamendi stende Kolo Muani in modo netto e regala ai suoi avversari una chance.

Kylian non si sottrae, va sul dischetto e batte Martinez, pararigori conclamato, che stavolta riesce solo a toccare la sfera, senza impedirle di rotolare in rete. Potrebbe essere il punto salva-onore, un orpello calcistico, una clausola di stile apposta a un trattato vincolante. Kylian, il predestinato, non la pensa così e chiude una triangolazione illuminata con gesto fulmineo. Due minuti per cancellarne 80, il calcio è anche questo e i campioni fan spesso così. E allora, quel che è accaduto, il rigore battuto da un glaciale Messi, il raddoppio di Di Maria dopo un’azione che nemmeno sai più se sia la finale del mondiale o la play station, il dominio incontrastato ai limiti della noia, tutto si trasforma da verdetto a ipotesi. Un’ipotesi confutata dalla furia di Kylian Mbappè, il Messi del futuro.

UN TOURBILLON DI GOL E… QUASI GOL

I tempi regolamentari volgono al termine ma le due squadre provano ad evitare l’extra time, confortate da un recupero robusto. Sforzo vano, la dea del calcio ha già deciso che si andrà avanti, come nelle contese più memorabili. Il primo supplementare mostra un’Argentina tornata graffiante e volenterosa, vogliosa di riprendere quel che in un battito di ciglia le è stato tolto.

Ai primi vagiti del secondo l’operazione è portata a compimento. Da chi, se non dal Messi autentico, da quello che non si arrende e non gradisce immediati passaggi di consegne? La pulga spinge in gol la respinta di Lloris, la Terra torna tonda e schiacciata ai poli. E ruota verso il trionfo argentino, fin quando Mbappè non decide di scagliare un tiro da fuori area che Montiel intercetta con braccio malandrino. Marciniak concede il terzo rigore, Mbappè segna il suo terzo gol. Sulla Terra si abbatte il meteorite Kylian. Non c’è pace per i gauchos. E al minuto 123’, la Francia sta per riprendersi il titolo mondiale: Kolo Muani è tutto solo, calcia forte e preciso, ma Martinez estende il proprio corpo oltre i limiti della fisica e della ragione. Non è più un essere umano, ma la gucciniana locomotiva lanciata contro l’ingiustizia.

Respinge il pallone, Martinez, lo respinge con stile da portiere di calcio a cinque e si procura la chance di mostrare al mondo quanto sia bravo a parare i tiri dagli undici metri. Mbappè va per primo e lo disillude, perché per la terza volta vince il duello. Messi lo imita: i numeri 10 sono infallibili e maestosi come un Dio biblico. Tocca a Coman, e Martinez stavolta può placare la sua sete di conquista. L’Argentina palpita quando Dybala, entrato al morire del confronto, va a sfidare Lloris. Paolino, che all’ultimo minuto del match è andato a fare il difensore, frenando con successo l’ultima incursione di Mbappè, spiazza il portiere francese e mette al centro della porta.

La Francia trema, pensa alla finale del 2006, quella di Fabio Grosso, e il terrore di Tchouameni è un tiro ciabattato fuori. Paredes non ha pietà dei fantasmi che assalgono l’avversario, di un dramma riproposto e dell’improvviso malumore di Macron e calcia forte e preciso. Il primo match ball è annullato da Kolo Muani, ma poi tocca a Montiel, il Fabio Grosso del 2022. Trionfo argentino, una nazione salta e balla celebrando il tris. Pensare che era iniziata con l’1/2 patito al cospetto dell’Arabia Saudita.

Non è la prima volta che una squadra inizia male e finisce tra coriandoli, coppe e gloria. È invece la prima volta mondiale di Messi, il calciatore moderno più bravo nell’abbinare tecnica sopraffina, sapienza tattica, freddezza, fantasia. Il suo regno, durato 15 anni, ha avuto un’incoronazione tardiva. Al riparo da paragoni inopportuni, dal trasformare il calcio in una scienza esatta, celebriamo uno straordinario campione. Giusto così, ci perdoni Kylian…

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