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Mondiali 2022, Messi e Alvarez si abbattono sulla Croazia: Argentina in finale

Roberto Mercaldo
L’albiceleste sblocca dal dischetto e poi dilaga, con il numero 10 grande protagonista
Dicembre 14, 2022
Messi
Leo Messi

Lionel Messi è di nuovo in una finale mondiale, come accadde nel 2014. Stavolta non troverà la Germania, bensì la vincente di Francia-Marocco. Se fosse stata la gara inaugurale del torneo, avrebbe avuto un pronostico unidirezionato: la Francia era la seconda ipotetica vincitrice, il Marocco la ventottesima di 32. A mondiale quasi consumato, quella sproporzione teorica non c’è più. La Francia resta la Francia, ma il Marocco ha acquisito una dimensione ed una considerazione sorprendenti. I ragazzi di Regragui prima si son presi il lusso di vincere un girone comprendente Croazia e Belgio, poi hanno tolto di scena la Spagna, un’altra delle favorite. A completare il tris delle meraviglie hanno sconfitto il Portogallo, negando in via definitiva a Cristiano Ronaldo il tetto del mondo. Stasera ci proveranno contro la Francia, in un confronto che richiama alla mente contrasti extracalcistici, di estrazione politica e sociale. In attesa di scoprire se Bounou, un illustre sconosciuto prima del Qatar, un eroe nazionale oggi, riuscirà ad ipnotizzare anche Mbappè, Giroud e Griezmann, celebriamo l’Argentina e il suo profeta.

MESSI, APPUNTAMENTO CON LA STORIA

Lionel Andrés Messi Cuccittini non ha tra le sue priorità quella di convincere i denigratori (eh già, il calcio è una galassia così grande da comprendere persino i negazionisti della grandezza di Messi) che lui sia bravo quanto Maradona. I confronti tra campioni di epoche diverse sono poco credibili nelle discipline individuali, ancor meno in quelle di squadra. Però il mondiale “la pulga” lo vuole, perché un giocatore che ha vinto sette volte il “Pallone d’oro”, che ha conquistato con il Barcellona successi in quantità industriale, che ha fatto gol a grappoli ed ha regalato magie gli ultimi 15 anni, deve mettere nella sua bacheca il trofeo più importante. E allora nella semifinale di ieri ha preso per mano la squadra, disegnata da Scaloni alla solita maniera: lui e altri dieci, votati al sacrificio, alla corsa e all’interdizione feroce.

Tra gli altri dieci si è in verità distinto Alvarez, candidatosi così a rilevare il ruolo di stella albiceleste quando Messi saluterà la compagnia. Due gol, entrambi su assist di Messi, e un rigore procurato per l’attaccante del City. E quel rigore ha indirizzato il confronto in maniera inesorabile. Nel finale un po’ di spazio, finalmente, anche per Paulo Dybala. Il romanista ha offerto qualche sprazzo del suo repertorio e un assist per Martinez degno di miglior sorte. Ora potrà dire “io c’ero”, comunque vada.

UNA CROAZIA IMPALPABILE

Che non fosse la Croazia di quattro anni fa lo si era capito dalle gare precedenti. Però l’eccelsa qualità di un centrocampo con Modric, Brozovic, Perisic e Kovacic sembrava una carta importante da giocare sul piatto di una semifinale contro un’Argentina che per suo conto non aveva destato la sensazione d’irresistibilità. Non è andata invece come Zlatko Dalić aveva immaginato, perché dopo il rigore trasformato da Messi, le capacità di reazione dei suoi sono state solo un singhiozzo, un barlume.

Tanta Argentina, invece, con la crescente consapevolezza di poter fare e disfare. E il genio col numero 10 è diventato colui che Ferretti avrebbe definito “un uomo solo al comando della corsa”. Ora per gli argentini c’è da conoscere il nome dell’avversaria. Poi, la magia della finale.

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