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Il trionfo di Novak Djokovic, un campione senza età

Roberto Mercaldo
Ruud conferma la tendenza al secondo posto: il tennis ha il suo Tano Belloni?
Novembre 21, 2022
Novak Djokovic

Le Finals di Torino, che hanno espresso verdetti sorprendenti fin dal primo giorno, si sono chiuse con un risultato pressoché scontato. Ha vinto Nole, come immaginavamo tutti prima che il torneo iniziasse e per ogni giorno da quando è iniziato. Meno prevedibile che Casper Ruud allungasse la lista dei suoi secondi posti di prestigio. Si staglia all’orizzonte l’eventualità che il norvegese possa emulare il Tano Belloni del ciclismo, con una differenza sostanziale: il pedalatore di Pizzighettone dalle sue piazze d’onore ricavava premi in denaro appena percettibili, il tennista che viene dal freddo può invece consolarsi con emolumenti ben distanti dal reddito medio di un uomo qualunque. A ben guardare c’è anche un’altra differenza, perché il compianto Belloni, passato alla storia come il “secondo” per antonomasia, in carriera vinse un Giro d’Italia, due Milano-Sanremo e tre Giri di Lombardia, mentre Ruud, che pure è numero 3 del mondo, non ha ancora un analogo palmarès di successi. E sempre nell’ambito dei conti e della vil moneta, va detto a fini puramente statistici che Novak Djokovic si è aggiudicato la non disprezzabile cifra di quattro milioni e mezzo di euro, avendo vinto il torneo dei maestri senza perdere un solo match. Ma torniamo al tennis e alle gesta del sempiterno serbo, che quando c’è difficilmente esce dal campo sconfitto. Passano le primavere, cambiano gli avversari, gli stili e i governi, ma Nole imperturbabile continua a mandar la pallina dall’altra parte, con l’efficacia di un videogioco del livello più complesso. Qualcuno aveva timidamente ipotizzato che Djokovic non fosse al 100% della condizione, perché in alcuni match del girone aveva allestito un campionario di smorfie, scuotimenti del capo e affini. I tormenti apparenti del serbo sono però poco più di una scaramanzia e ad essi non corrispondono problemi tali da intaccare le granitiche certezze del suo tennis. Con la precisione di un chirurgo, Novak ha sottratto il servizio al norvegese all’undicesimo gioco del primo parziale e lì si è deciso il match. Casper Ruud ha sentito su di sé il vento ineluttabile, la brezza verghiana del ciclo dei vinti. che spira sull’anima e sul cuore ancor prima che sui muscoli tesi nello sforzo inane. Il secondo Djokovic l’ha vinto con la tranquillità di un ragioniere, usando l’ordinaria diligenza di un buon padre di famiglia. Non sono serviti colpi ad effetto o miracoli d’intensità. Torino ha incoronato il suo re, poco sabaudo stavolta, Ruud ha esposto i sorrisi d’ordinanza pensando magari a Tano Belloni, sentendosi un suo involontario epigono. Per i nostri ci sarà la Davis, ma senza Sinner o Berrettini, che equivale a una Davis anni 70 senza Panatta e Barazzutti. Una Davis sacrificata sull’altare della fragilità, anche se Musetti proverà a cambiare il copione. Non giocherà nemmeno Alcaraz, ma lui può consolarsi con il numero uno del ranking a 19 anni. Per i nostri due alfieri appuntamento all’Australian Open.

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