Ci sono due parole nel vocabolario di Antonio Terracciano che descrivono più di tante altre il senso della sua “mission” alla guida del Latina Calcio: tenacia e resilienza.
Il patron dei nerazzurri che lo scorso anno ha provocato danni ingenti al fegato di tanti dirigenti e presidenti con il portafoglio gonfio della Lega Pro per la capacità che ha avuto di conciliare budget e risultato finale portando a un passo dai play-off una squadra costruita per la Serie D e rimessa a posto a pochissime ore dall’esordio nel terzo campionato calcistico nazionale, è pronto a stupire ancora. Ma, come al solito, senza effetti speciali, senza inutili promesse ma con la stessa ricetta con la quale è abituato ad affrontare la vita: lavoro, pazienza, umiltà, sacrificio.
I valori ai quali si ispira da sempre il suo Latina è plasmato sulla necessità di aggregare al progetto atleti, preparatori e dirigenti con gli occhi della tigre.
E anche questa volta Terracciano più che i nomi cerca gli uomini, più che il passato prestigioso cerca la voglia di “spaccare”. Non partecipa alla rincorsa al pezzo pregiato ma attende fiducioso “l’uomo” da coinvolgere a tutto tondo nel progetto. Non si stupisce per le prime affermazioni. Non si esalta, come tra l’altro non lo ha mai fatto lo scorso anno dopo l’incredibile serie positiva di metà campionato, per i primi gol delle amichevoli estive.
Lavora. Aggiunge, un tassello alla volta, i pezzi di una macchina che vuole innanzitutto solida. Impermeabile alle difficoltà e ai successi.
Da qualche mese ha affidato la direzione generale del club ad un manager navigato e lungimirante. Quel Biagio Corrente capace di fare molto bene a Frosinone, a Pescara e a Viterbo.
I due si sono ritrovati nel minimo comune denominatore della “tigna”. Quella senza la quale nella vita non si costruisce nulla. Quell’elemento che al calciomercato non è in vendita. E che non ha prezzo.
E i due, alle prese con la costruzione di un progetto di lungo termine che intanto continui a mettere radici profonde, questo lo sanno fare bene.
Ecco perchè ci si aspetta molto dalla campagna abbonamenti. Per il calcio che verrà meglio condividere le sorti di un progetto sobrio, bello, coraggioso e pulito come quello del Latina del coriaceo Terracciano che vivere nell’attesa di un qualunque presidente spendaccione come i tanti che girano per l’Italia.
Anche perché, forse, per il calcio a Latina è l’unica vera possibilità di ripartenza. E di futuro.