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Voti a… perdere. I quindici anni di opposizione che cancellano le prospettive e spengono le ambizioni

Licandro Licantropo
Nonostante le 787 preferenze ottenute, Angelo Pizzutelli (Pd) siederà ancora una volta tra i banchi dell’opposizione.
Giugno 30, 2022
Angelo Pizzutelli

I voti li hanno presi e pure tanti. Non per accomodarsi nei banchi dell’opposizione però. Anche perché esiste un limite perfino all’abitudine alla sconfitta.
Per la terza volta consecutiva il centrosinistra perde le comunali a Frosinone, ma non c’è alcun accenno ad un’autocritica da parte della coalizione e soprattutto del Partito Democratico, che preferisce soffermarsi sui voti di lista piuttosto che sull’ennesimo fallimento politico e amministrativo.

QUELLI CHE RIFLETTONO

I consiglieri comunali, invece, stanno ragionando su come affrontare un altro mandato all’opposizione: cinque anni sono lunghi. La domanda è la stessa per tutti: ne è valsa la pena? Angelo Pizzutelli ha preso 787 voti: il secondo degli eletti, dopo essere stato il primo nel 2012 e nel 2017. Questo però non gli ha impedito di trascorrere quindici anni nelle file della minoranza. Poteva e forse doveva essere lui il candidato sindaco. Lo avrebbe meritato. Anche nel 2017. E’ con questa prospettiva che lasciò il Psi per approdare al Pd seguendo Francesco De Angelis. Come Norberto Venturi, confermato con 314 preferenze: i Democrat dovevano puntare su di lui cinque anni fa. Invece niente. E niente anche stavolta. Fabrizio Cristofari è il presidente dell’ordine dei medici, cinque anni fa è stato “immolato” sull’altare della candidatura a sindaco e poi lasciato solo. Avrebbe potuto dire no alla richiesta di rimettersi in gioco. Invece ha risposto “obbedisco” e ha portato in dote 385 voti. Risultato? Seconda consiliatura all’opposizione. Troppo poco per uno come lui.
Carlo Gagliardi è stato eletto nella Lista Marzi con 469 voti, dopo aver sbattuto la porta nel centrodestra: immaginava di poter essere decisivo per far perdere Riccardo Mastrangeli e Nicola Ottaviani. E’ andata diversamente: varrebbe la pena almeno interrogarsi se la strategia è stata giusta oppure no. Rientra in
consiglio l’ex assessore regionale e comunale Alessandra Mandarelli, con 424 voti. Un’altra che poteva avere spazi nel centrodestra, ma alla fine ha sentito il richiamo della foresta della Lista Marzi. Una come Alessandra Mandarelli concorre per poi dare un contributo in giunta. Ma così cambia tutto.
Lo stesso Domenico Marzi non si trova a suo agio nelle file della minoranza. E’ già successo nella consiliatura 2012-2017, quando restò fuori dal ballottaggio. Ad un certo punto si dimise da consigliere.

QUELLI CHE NON HANNO FATTO LA DIFFERENZA

Michele Marini è stato evocato per mesi come l’unico che avrebbe potuto spostare gli equilibri e battere il centrodestra. A parte il fatto che non ha mai chiarito perché non ha provato a candidarsi a sindaco, dalla sua lista civica ci si aspettava decisamente di più che l’elezione di un solo esponente, Andrea Turriziani. La verità è che la maggioranza dei suoi fedelissimi non ha capito e men che meno approvato il sostegno a Domenico Marzi. Non dopo le polemiche al veleno del 2012. Il momento decisivo è stato quando Anselmo Pizzutelli si è candidato con Mastrangeli. E’ stato chiaro che il “granaio” di Marini sarebbe venuto meno. Il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli avrebbe dovuto spostare gli equilibri e rappresentare il valore aggiunto determinante per portare a sinistra voti di centrodestra. Il risultato è stato dignitoso: 6,31%. Ampiamente minore però di quello di cinque anni fa. Claudio Caparrelli, con 374 voti, si ritrova all’opposizione dopo essere stato dieci anni in maggioranza. Non esattamente una mossa indovinata.
Debora Patrizi, con 233 voti, è addirittura fuori dal consiglio comunale. L’exploit del 2017 è lontano e lei è la coordinatrice cittadina del Polo Civico. Ne è valsa la pena?
Assolutamente deludenti i risultati della Piattaforma Civica di Luigi Vacana e Biagio Cacciola e di Frosinone in Comune di Stefano Pizzutelli: entrambe le liste non avranno consiglieri comunali. Per non parlare dell’1,32% del Movimento Cinque Stelle. Il fallimento del Campo largo sta in tutte le situazioni che abbiamo descritto, oltre che nei numeri delle elezioni.

Il centrosinistra ha consiglieri “veterani”: Domenico Marzi, Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari, Norberto Venturi, Carlo Gagliardi, Alessandra Mandarelli, Claudio Caparrelli, Andrea Turriziani. Le uniche novità sono rappresentate da Armando Papetti (Lista Marzi) e Francesca Campagiorni (Polo Civico). Il ricambio continua ad essere un illustre sconosciuto. La sconfitta al ballottaggio lascia fuori dall’aula tanti che si erano impegnati ottenendo risultati. Qualche nome? Maria Rosaria Boschieri (289 voti), Imane Jalmous (210), Maria Minotti (202), Germana Grande (198). Quattro donne, tutte del Pd. Ma anche il giovane Diego Ferrante (219) della Lista Marzi. Sono esempi che dimostrano quanto può essere pesante una sconfitta politica del genere. Sicuramente nel 2027 non potranno essere Marzi, Marini e Cristofari le ipotesi per la candidatura a sindaco. Il problema sarà come tenere insieme un gruppo di persone che si è distinto in campagna elettorale ma che si ritrova senza un seggio. Una salita molto ripida per il centrosinistra, specialmente per il Pd. Per un motivo in particolare: alla fine della fiera in consiglio comunale vengono eletti (perché prendono più voti) sempre gli stessi. Per cambiare questo stato di cose bisognerebbe vincere e quindi consentire anche ad altri di ricoprire i ruoli di consigliere o di assessore. Nel centrosinistra a Frosinone non avviene da troppi anni. Un tempo sufficiente per chiedere un passo indietro della classe dirigente. Non succede nemmeno quello.
Nessuno si illuda: chi esercita il potere non se ne andrà spontaneamente. Il senso di responsabilità serve a guadagnare i titoli dei giornali, ma all’atto pratico è fuffa.

L’ERA DI MASTRANGELI

Ieri il passaggio della campanella tra Nicola Ottaviani e Riccardo Mastrangeli. La continuità è nei fatti, ma in consiglio comunale il nuovo primo cittadino si ritrova una squadra piena di entusiasmo e di diverse novità.
Un’occasione da non perdere perché quando si parla di “rinnovamento nella continuità” è il rinnovamento il traino. Il centrodestra in dieci anni ha dimostrato di saper amministrare bene Frosinone. Ora però serve lo scatto della politica, per aggiungere alle opere pubbliche e alle manifestazioni l’orizzonte di un’identità condivisa. La sfida che Riccardo Mastrangeli dovrà vincere è questa.

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