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Un Tour dominato dai giovani, ma l’azzurro è sparito dai radar

Roberto Mercaldo
Vingegaard e Pogacar hanno dato spettacolo in una Grande Boucle con gli italiani comprimari
Luglio 26, 2022
Filippo Ganna

Sabato 23 luglio: penultima tappa del Tour 2002, cronometro individuale di oltre 40 chilometri. È un percorso misto, pieno di curve e con un paio di significative asperità. Pippo Ganna da Verbania, 193 centimetri muscolati in modo armonioso, campione del mondo nelle prove tic-tac, preferisce stradoni che consentano di sviluppare la sua potenza debordante. Però ci prova lo stesso, e fa un gran tempo, volando a oltre 50 km orari. Taglia il traguardo e poi sfoglia la margherita, in attesa che arrivi il solo ciclista in grado di batterlo in queste prove, Van Aert. Il passistone della Jumbo è in forma strepitosa, mangia la strada e taglia le curve come pochi riescono a fare. È davanti fin dal primo intermedio e quando taglia il traguardo, a Filippo non resta che cedergli la sedia riservata al vincitore, sulla quale sedeva da oltre due ore. Sembrerebbe un normale confronto tra due giganti della specialità e in verità lo è. Il problema però è che l’Italia delle due ruote affidava a Filippo le ultime speranze di lasciar traccia in questo Tour, chiuso malinconicamente senza alcun successo di tappa. Nemmeno una soddisfazione di giornata per gli azzurri, in un’edizione che ci ha visto totalmente esclusi dalla lotta per la classifica generale. Nei primi trenta nessun italiano, un record negativo imbarazzante ma non figlio del caso. Si sperava che Andrea Bagioli potesse figurare se non nella top ten, a immediato ridosso. Il lombardo della Quick Step però non è ancora in grado di esprimersi con continuità nelle corse di tre settimane e questo Tour lo ha ribadito. Ha deluso anche Damiano Caruso, che in carriera è arrivato secondo al Giro, ma che in questa competizione non ha mai trovato la brillantezza e la continuità. Ci si consenta un pizzico, o forse qualcosa in più, di nostalgia, al ricordo delle imprese di Marco Pantani, l’indimenticabile Pirata, e dell’ancora in attività Vincenzo Nibali, “lo squalo dello Stretto”. Sono legati a loro gli ultimi trionfi italiani al Tour, ma anche Bugno e Chiappucci, pur non avendo mai vinto il Tour, su queste strade hanno dato spettacolo, arrendendosi solo a Miguel Indurain. Ora guardiamo gli altri, che sono bravi e ci emozionano comunque, al di là della bandiera. Però ci piacerebbe tanto che a battagliare con i nuovi mostri delle corse a tappe fossero anche dei ragazzi italiani. Alla luce di quanto visto al Tour 2022 questo è un sogno dai colori sbiaditi. Contentiamoci delle corse di un giorno, nelle quali riusciamo ancora ad essere performanti anche sulle più prestigiose platee.

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