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Tre gol all’Albania per non pensare troppo al Qatar

Roberto Mercaldo
L’Italia orfana del mondiale riparte dalla doppietta di Grifo e dell’esordio di Pafundi.
Novembre 17, 2022
Vincenzo Grifo

Malinconica, inevitabilmente, ma ogni ripartenza ha un germoglio, un fremito, uno spicchio di vita intonsa. Così, mentre tutte preparano garretti e scarpini per il mondiale atipico, l’Italia, sola grande del calcio non invitata al gran ballo, si misura con l’Albania di Edoardo Reja, detto Edy, arzillo 77enne che di calcio sa. Roberto Mancini, probabilmente consapevole di quanto la sua riconoscenza verso gli eroi dell’Europeo abbia danneggiato la corsa qualificazioni proprio sotto lo striscione del traguardo, fa l’ennesima rivoluzione. Conferma taluni storici pilastri del gruppo azzurro, come Bonucci, si affida alle scorribande di Zaniolo, giocatore dagli orizzonti sconosciuti, sempreché lo lascino in pace i tormenti e regala l’esordio a Pafundi, adolescente dell’Udinese. Il baby ha sedici anni e mezzo, ed è il più giovane esordiente degli ultimi 100 anni azzurri. Per trovare qualcuno in grado di vestire la maglia della Nazionale a un’età ancor più acerba, dobbiamo tornare agli albori del calcio: Gavinelli e De Vecchi onorarono infatti la maglia azzurra quando avevano qualche mese meno di Pafundi. C’è anche Scalvini in campo e al centro dell’attacco giostra Raspadori, centravanti atipico, supportato da presso da Zaniolo e Grifo, uno che ha il nome mitologico e perciò sente il dovere di regalare una doppietta ai coraggiosi sostenitori presenti a Tirana. Accade infatti che le aquile firmino addirittura un imprevisto vantaggio, con un colpo di testa di Ismajli, tanto per passare dalla mitologia alla Bibbia. L’Italia però, punta sul vivo, pensa che iniziare la missione mondiale del 2026 perdendo in Albania sia una pessima idea e così restituisce immediatamente lo schiaffo con gesto rapace di Di Lorenzo. Raspadori è un delizioso assist man per la prima prodezza di Grifo. Tra pali e traverse dell’una e dell’altra arriva anche il 3/1, come detto a firma di Grifo, ispirato nelle conclusioni e determinato a entrare nella storia azzurra, anche se di anni ne ha decisamente più di Pafundi. Lo scampolo di gara del giovane Udinese è destino condiviso con Chiesa, uno che in tenera età ha già un bel credito con la buona sorte. Chiesa e Zaniolo con le garanzie Donnarumma, Barella e Verratti, saranno i perni dell’Italia che sarà. Al posto di Gigione stavolta ha giocato Meret, con Vicario il certificato di garanzia della buona salute italica tra i pali. Anche Barella si è riposato, in un match che comunque ha visto gli azzurri giostrare con grinta e buona volontà. Saranno gli ingredienti indispensabili per la rinascita, perché privare gli italiani di una terza consecutiva fase finale del mondiale sarebbe delittuoso. Delittuoso e terribilmente triste.

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