La caduta di alcuni massi dal Monte Cucca nel Comune di Terracina nel lontano 2012 ha provocato la chiusura della linea ferroviaria Terracina-Roma. Dopo oltre dieci anni nessun intervento concreto si è materializzato per la rimozione dei massi per i lavori di messa in sicurezza dell’area interessata nonostante un finanziamento regionale di 4 milioni di euro.
Esiste un progetto approvato che prevede la realizzazione di un’opera a protezione della caduta massi dal Monte Cucca, costituito da una piramide di pietrame lunga quasi mille metri con una larghezza di circa metri 12 e alta 8, del peso complessivo di circa 100.000 tonnellate. Di questo progetto si sarebbero perse le tracce. Dal 2012 nonostante un finanziamento regionale di quattro milioni di euro, non si è mai concretizzato nessun intervento nell’area interessata. Il parlamentare di Azione Valentina Grippo ha rivolto un’interrogazione al ministro Matteo Salvini per sapere se, a quanto risulta al titolare delle Infrastrutture, Ferrovie dello Stato S.p.A. abbia in merito al progetto presentato dall’amministrazione comunale espresso parere negativo, ovvero positivo con relative prescrizioni.
Ma soprattutto se, stante la rilevanza per molti Comuni della provincia di Latina della riattivazione della tratta ferroviaria Terracina-Roma e dopo oltre dieci anni dalla sua chiusura, Salvini intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché si giunga alla sua riattivazione.
UNA MATASSA DIFFICILE DA SBROGLIARE
Vale la pena di ricordare che il progetto completo di messa in sicurezza dell’intero fronte franoso comprende non solo il Monte Cucca ma anche Monte Leano. Si tratta di un progetto ovviamente preliminare a qualsiasi ipotesi di ripristino e riapertura della ferrovia. Infatti in sede di audizione relativamente al ripristino della tratta Terracina-Priverno Fossanova, RFI dichiarò la disponibilità sulla carta a riattivare la linea, ma affermò e senza ambiguità che la riattivazione della stessa era condizionata alla messa in sicurezza completa di tutta la linea dal rischio frana, il cui progetto e i cui lavori, affermava RFI, restano di competenza della Regione Lazio.
Una situazione, insostenibile che incide sulla vita di lavoratori, studenti e pendolari del territorio. Quella di non poter utilizzare la stazione di Terracina, piuttosto spostarsi con altri mezzi alla fermata ferroviaria di Monte San Biagio, è una penalità non indifferente per l’intero territorio. A rimetterci non è solo chi vive a Terracina, ma anche per chi vuole investire nel turismo della bellissima città di mare pontina.