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Termovalorizzatore e futuro di Ama, rebus in Campidoglio 

Marco Battistini
L’azienda capitolina, senza strutture di proprietà che generano profitto, oggi non riesce a soddisfare le richieste della città.
Novembre 22, 2022
Termovalorizzatore

Sul problema dei rifiuti di Roma si vanno concentrando interventi che caratterizzeranno l’imminente campagna elettorale per le regionali. Il semplice no agli impianti, con la possibile conseguente privatizzazione di una parte del servizio di Ama, c’è. L’azienda capitolina, senza strutture di proprietà che generano profitto, oggi non riesce a soddisfare le richieste della città. E in attesa che decollino le percentuali di raccolta differenziata, una collocazione, agli scarti romani, bisogna darla. Quale? Gualtieri ha immaginato che possano occuparsene, a un costo calmierato, le imprese che si proporranno per la costruzione del termovalorizzatore. E ha pensato che Ama possa trarre profitto e restare pubblica vendendo il biogas che sarà prodotto con i digestori.
I tre principali impianti programmati da Gualtieri hanno spaccato l’opinione pubblica: due biodigestori per l’umido da 120 mila tonnellate annue e un termovalorizzatore per l’indifferenziato da 600 mila tonnellate annue. Contro i primi due si sono schierati, fin dall’inizio, Fratelli d’Italia e Lega nei rispettivi territori (Casal Selce e Cesano). Si sono detti contrari alla localizzazione individuata, però, anche i minisindaci Pd dei Municipi di riferimento, il XIII e il XV. Tuttavia se finora sui biodigestori, nonostante le polemiche, nessuno ha avuto il coraggio di aprire un fronte chiaro di protesta, nel territorio del termovalorizzatore l’assessore all’Ambiente del Municipio IX, Alessandro Lepidini del Pd, si è dimesso.

I DUBBI DENTRO FRATELLI D’ITALIA

Il termovalorizzatore, un investimento da 700 milioni di euro, e per cui Ama ha sborsato 7,5 milioni per acquisire un’area industriale a Santa Palomba, qualche perplessità lo ha suscitato anche in Fratelli d’Italia, all’opposizione in Campidoglio, in Regione Lazio e fino a poco fa anche in Parlamento, ma oggi al governo del Paese. Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli di FdI, il cui nome circola anche come possibile candidato alla presidenza del Lazio per il centrodestra, nel corso di un consiglio straordinario al Municipio Roma IX ha espresso la sua contrarietà: “Sul termovalorizzatore la penso come i colleghi che mi hanno preceduto, l’ultimo Filippo Zaratti (Europa verde). I 600 o 700 milioni che servono non vanno utilizzati per creare grossi forni che bruciano ma per rendere efficace ed efficiente la raccolta differenziata”. Rampelli poi ha precisato che le perplessità espresse attengono principalmente alla localizzazione dell’impianto e che la sua posizione era “tutt’altro che distante da quella della Lega”. Poco prima, infatti, il ministro leghista Matteo Salvini aveva dichiarato: “Il termovalorizzatore a Roma è assolutamente fondamentale”.
I temi sul tavolo sono molti: un elettorato, scontento degli impianti, e che si riconosce in FdI e Lega, a Roma c’è. E il centrodestra non può ignorarlo in vista delle urne regionali. A livello nazionale, però, la coalizione, con Fratelli d’Italia in testa, non può neanche correre il rischio di passare come il partito dei no, soprattutto dopo anni di contestazioni al Movimento 5 stelle e all’ex sindaca Virginia Raggi, accusati da destra e da sinistra di immobilismo. 

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